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 2015  luglio 12 Domenica calendario

PIANO TUTTO TASSE? PAGANO I PIÙ DEBOLI

Il piano di Tsipras sarà considerato sufficiente dalla Ue, per meglio dire, da Germania e Paesi del Nord Europa (per gli altri, qualsiasi pezzo di carta sarebbe andato bene)? Probabilmente sì. Non perché sia un piano che garantisca ripresa economica e solvibilità. Ma perché, politicamente, con Obama che tira da una parte e Putin che tira dall’altra, il default e l’uscita dall’euro non sono scelte possibili.
Riforma fiscale. L’imposta sul reddito passerà dall’11% al 15% per i redditi al di sotto dei 12.000 euro, e dal 33% al 35% per quelli superiori. Aliquote ridicole, ma non è questo il punto. Il punto è che nessuno pagherà: i Greci non pagavano le imposte prima e non c’è ragione che comincino a farlo adesso. Gli unici che non possono fare a meno di pagarle sono i lavoratori dipendenti e i pensionati, proprio come in Italia. E siccome il loro reddito non supererà certamente i 12.000 euro l’anno, si tratterà di un misero aumento del 3 % su una base imponibile altrettanto misera. Lo stesso discorso vale per l’aumento dell’Iva, che arriverà al 13 % per prodotti alimentari, alberghi, energia e acqua e al 23% per tutto il resto. Quanto allo sconto del 30% di cui godevano le isole, dovrebbe essere eliminato “per le più ricche”. Resta il fatto che il “nero” cancellerà ogni possibile maggiore incasso: proprio come fino ad ora, tutti continueranno a chiedere e ottenere pagamenti in contanti. Aumenta la tassa sul lusso (dal 10% al 13%). Una semplice operazione di facciata, proprio come è avvenuto in Italia con il superbollo sulle auto di lusso e la tassa di stazionamento per le barche. Il gettito sarà minimo. Soprattutto in Grecia dove la classe media è ancora più ridotta di quanto non sia in Italia. Nel nostro Paese, il popolo dell’Iva ha semplicemente smesso di comprare vetture di grossa cilindrata e barche. Temeva l’accertamento e, tra privarsi di questi giocattoli e pagare una buona volta le imposte, ha scelto la prima soluzione. In Grecia i ricchi continueranno a comprare Ferrari et similia: per loro un aumento del 3% è risibile. Gli altri non compravano prodotti di lusso prima e non li compreranno certamente da ora in avanti.
L’unica manovra che sortirà effetti concreti è quella sulle pensioni. Sembra che, entro il 2022 l’età pensionabile salirà a 67 anni. Nessun aumento sarà concesso fino al 2021 e gli aiuti statali alle pensioni più basse saranno gradualmente soppressi entro il 2019. Queste misure hanno le caratteristiche che ben conosciamo anche in Italia: gravano sulla parte più povera della popolazione. Però permettono risparmi cospicui. D’altra parte, che un europeo obbligato ad andare in pensione a 70 anni circa debba pagare la pensione a un greco di 50 non pare proprio ragionevole.
Infine sono previsti risibili tagli alla difesa: 100 milioni di euro per il 2015 e 200 milioni entro il 2016. Qui sì che la UE (e anche Obama che ci tiene tanto alla Grecia) potrebbero intervenire: riducete massicciamente le spese militari; se mai ce ne sarà bisogno, interverremo noi. Ma è fantapolitica.
C’era una sola cosa da fare; ma non è stata fatta: una patrimoniale. Per ogni casa, officina, capannone, stabilimento, nave, automobile, insomma per beni registrati e che dunque si sa dove sono e chi li possiede, andava prevista un’imposta. Questo perché la patrimoniale non si può evadere: o paghi o lo Stato sequestra e si soddisfa sul ricavato. Non aver previsto questo tipo di intervento credo dimostri che il piano di Tsipras sia un guscio vuoto. In conclusione è probabile che la Grecia riceva altri soldi in cambio di niente. Tra un anno scriveremo ancora le stesse cose ma le avremo regalato un altro centinaio di miliardi.
Bruno Tinti, il Fatto Quotidiano 12/7/2015