Franco Giubilei, La Stampa 12/7/2015, 12 luglio 2015
BOLOGNA DICE ADDIO AL CARDINAL BIFFI ESULTÒ PER GUAZZALOCA, CRITICÒ PRODI
Fine teologo dai giudizi taglienti - una delle sue definizioni più celebri è quel «sazia e disperata» affibbiata a Bologna nell’88, anche se lui ha sempre sostenuto di essersi riferito all’intera Emilia Romagna -, il cardinal Giacomo Biffi ha governato l’arcidiocesi della città rossa per eccellenza per quasi vent’anni, dall’85 al 2004. E’ morto l’altra notte a 87 anni alla clinica Villa Toniolo, dov’era ricoverato. L’arcivescovo è stato un conservatore di ferro sicuramente sotto il profilo dottrinale, perché invece in politica se ne è rimasto in posizione più defilata, salvo quando nel ’99 salutò l’elezione di Giorgio Guazzaloca, primo sindaco non comunista della storia di Bologna, come «un miracolo» (testuale). Ironico e dalla battuta pronta, incrociando la moglie di Romano Prodi in un’occasione pubblica ai primi tempi dell’Ulivo, le disse di riferire al marito che ormai non sapeva più come impostare l’omelia di Pasqua, ora che sia l’asinello che l’ulivo – il primo divenuto un partito e il secondo un progetto di rinnovamento - erano stati usurpati dalla politica. Per il resto, riferiscono i collaboratori del professore, che ieri ha definito Biffi «premuroso e attento pastore della diocesi di Bologna», fra i due c’erano rapporti scherzosi, Prodi partecipava alle processioni e Biffi non ha mai interferito con la politica in senso stretto.
Di sé, Biffi diceva di essere del «partito della Chiesa». Papa Francesco ieri lo ha ricordato come un uomo «che ha servito con gioia e sapienza il Vangelo e ha amato tenacemente la Chiesa», di cui «particolarmente efficace risultava il linguaggio diretto e attuale, posto al servizio della parola di Dio». «Linguaggio diretto» in realtà suona come un eufemismo per il prelato che Giovanni Paolo II volle alla guida della curia bolognese. Da allora le sue dichiarazioni puntute sono piovute su svariati bersagli, compreso Berlusconi, alla sua discesa in campo nel ’94: «I milanesi non ci sanno fare con la politica, brutto segno se smettono di fare gli imprenditori». Sulle donne una volta si espresse in termini di «squallide e raffinate», mentre in tema di immigrazione in Italia dei musulmani sancì un definitivo «non esiste il diritto di invasione». Per inciso, ieri al cordoglio di Salvini che citava su Facebook le prese di posizione di Biffi sull’Islam, si è aggiunto anche quello della comunità islamica di Bologna. Il cardinale ne ebbe anche per don Giuseppe Dossetti, definito «teologicamente autodidatta», anche se poi, officiandone i funerali lo ricordò come «autentico uomo di Dio». Nella vasta aneddotica che lo riguarda, spicca un retroscena riferito al conclave che elesse Ratzinger al Soglio di Pietro: «A ogni votazione ricevo sempre un solo voto. Se scopro chi è quel cretino che si ostina a votarmi, giuro che lo prendo a schiaffi», avrebbe detto Biffi alla terza fumata nera, per poi venire a sapere che quel voto proveniva proprio da Ratzinger, segno della stima che il futuro Papa nutriva per il cardinale milanese.
Franco Giubilei, La Stampa 12/7/2015