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 2015  luglio 12 Domenica calendario

EGITTO, ATTACCO ALL’ITALIA DISTRUTTO IL CONSOLATO L’ISIS: “SIAMO STATI NOI”

Due facciate demolite, detriti per centinaia di metri, i liquidi delle fognature che riempiono la voragine creata nel terreno. È quanto resta dell’entrata del Consolato d’Italia su Galaa Street investito alle 6,25 del mattino dall’onda d’urto di un’autobomba imbottita con almeno 450 kg di esplosivo. Si tratta di un edificio simbolo della presenza italiana al Cairo, prende un intero isolato al centro della città e somma alcune delle istituzioni più conosciute.
Anche un edificio militare
È qui che gli egiziani vengono a chiedere e ritirare i visti per inseguire il sogno del benessere in Europa, è qui che si trovano la scuola «Leonardo da Vinci», il club frequentato dai nostri dipendenti ed anche l’ufficio militare. Bandiere tricolori, insegne della Repubblica e targhe ne fanno una sorta di isola europea.
I terroristi hanno scelto l’obiettivo con cura, per dimostrare l’incapacità dell’esercito di Abdel Fattah Al Sisi di difendere il cuore della capitale ed anche per offendere il Paese europeo considerato dagli egiziani più vicino al presidente. Al momento dell’esplosione il Consolato è vuoto, a morire per l’impatto sono un sorvegliante ed un venditore ambulante. Nove i feriti, inclusi tre bambini, che si trovavano in quel momento sulla Galaa Street, sotto la sopraelevata «6 ottobre». Fra i feriti c’è Hamza, neanche quarant’anni, e descrive così quanto ha visto: «È stato un boato enorme, sembrava venisse giù il cielo». Quando i soccorritori arrivano trovano le macerie della facciate macchiate dal sangue delle vittime. Si raduna una folla che cresce con il passare dei minuti.
È il passaparola del Cairo sul nuovo «attacco terroristico», poco lontano da dove era esploso un ordigno vicino all’ex consolato saudita e con modalità simili all’eliminazione dell’ex procuratore generale. Anche allora, due settimane fa, a saltare in aria era stata un’auto modello «Speranza». Quando il ministro degli Interni, Magdy Abd El Ghaffer, arriva la gente gli grida, con rabbia: «Sono stati i Fratelli Musulmani, eseguite le condanne a morte uccideteli». Gli agenti della sicurezza circondano l’edificio, temono il crollo dell’intera struttura, mentre dentro alcuni funzionari italiani effettuano la prima valutazione dei danni subiti: molte le strutture polverizzate, archivi e materiale polverizzato.
Sulla strada è una donna di 30 anni, parente dei bambini feriti, che grida la sua rabbia davanti alle telecamere: «Siamo gente semplice, non c’entriamo nulla con la politica, perché i terroristi ce l’hanno con noi?». La sicurezza egiziana esita ad attribuire la paternità dell’attacco ma la valutazione degli investigatori si concentra sulle similitudini con l’attentato al procuratore. Nel primo pomeriggio però arriva la rivendicazione dello Stato Islamico (Isis) del Califfo Abu Bakr al-Baghdadi: «Per grazia di Allah, i nostri soldati sono riusciti a fare esplodere un’auto con 450 kg contro il Consolato d’Italia al centro del Cairo - affermano via Twitter - suggeriamo a tutti i musulmani di stare lontano da questi obiettivi militari perché sono obiettivi dei jihadisti».
Il fronte del Sinai
Isis combatte nel Sinai contro le truppe regolari ed ha tutto l’interesse a dimostrare di poter colpire la capitale. Al Sisi, dopo aver parlano con il premier Matteo Renzi, non fa troppi distinguo: «In questi momenti difficili ciò che conta è il sostegno dell’intero Egitto alla lotta contro i terroristi». Come dire, Fratelli Musulmani, Isis e jihadisti libici costituiscono un’unica sfida da cui difendersi con ogni mezzo. A cominciare dalla nuova legge anti-terrorismo che il Parlamento è chiamato ad approvare in tempi stretti.
Maurizio Molinari, La Stampa 12/7/2015