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 2015  luglio 12 Domenica calendario

“ECCESSIVA E SELVAGGIA ORA HO TROVATO PACE E PER ANDARE A RIO DEVO FERMARE LA VEZZALI”

[Intervista a Elisa Di Francisca] –
HA vinto ballando, e anche cadendo: sulla pedana e nella vita. «Ma se non hai passione, muori lentamente. Me lo sono anche tatuato sul braccio». L’intensa del fioretto Elisa Di Francisca si è marchiata molte cose addosso: l’oro olimpico a Londra 2012, quello mondiale di Parigi 2010, 4 titoli europei tra cui l’ultimo poche settimane fa a Montreux. Da sola, perché con il Dream Team di titoli ne conta una valanga: 14. Figlia della gloriosa scuola di Jesi di Ezio Triccoli, di sua Signora Valentina Vezzali e di Giovanna Trillini, ora sua allenatrice. Ex amori penosi, la fatica di emergere, poi la gloria e la popolarità, un Ballando con le stelle vinto due anni fa che ha svelato l’altra Elisa: «Una donna sotto la maschera». Ai mondiali di Mosca la prova individuale è in programma giovedì 16, Di Francisca è al momento 2ª nel ranking internazionale a 10 punti da Arianna Errigo. A Rio de Janeiro andranno soltanto due fiorettiste, la gara a squadre non ci sarà. Vezzali è sesta, Martina Batini ottava.
Che la battaglia cominci.
«E’ un mondiale che vale doppio, l’occasione più importante di tutto l’anno preolimpico. Le qualificazioni si chiudono a marzo prossimo, ma il bottino più grosso si mette in tasca qui. Se ho paura? Certo che ce l’ho».
Vezzali, a 41 anni, preme alle spalle.
«L’anno scorso lei è andata a medaglia a Kazan, io no. Vale la conosciamo tutti, è una che se si mette in testa una cosa fa di tutto per ottenerla. Ci crede, è determinata, è forte, è una campionessa. Un esempio per tutte, anche se caratterialmente siamo diverse. Per superarla, bisogna fermarla. Con lei nessuna di noi è tranquilla».
Tensioni in squadra?
«Per niente, merito anche del ct Andrea Cipressa, che nei collegiali a Norcia ha azzeccato giorni di lavoro e riposo. Abbiamo giocato a volley, ci siamo svagati. Clima di condivisione, persino di allegria. I maschi alla fine erano molto più esauriti di noi donne, come se fossero loro a doversi sottoporre a una scelta dura come la nostra. Anch’io mi aspettavo nervosismi, competizione, invece sono rimasta sorpresa. E contenta. Mi sono abituata all’idea che ai Giochi di Rio andranno soltanto due di noi, per quanto crudele sia. Però è così, e la selezione è sana e giusta: ognuna spingerà finché ne ha per migliorarsi».
Le rivali straniere?
«Le russe, persino in crescita da quando sono allenate dal nostro ex ct Stefano Cerioni e Bortolaso, ex maestro di Errigo».
Come si sta preparando?
«Dopo l’infortunio alla caviglia, ho recuperato la forma. E la fiducia con i successi in coppa e agli Europei. Certo, in palestra a Jesi ripulita dopo l’incendio manca l’aria condizionata come il riscaldamento d’inverno. Metteranno uno specchio per guardarsi nelle figure di attacco. Comunque ai mondiali scorsi ero in condizioni fisiche strepitose, sono uscita ai quarti con Batini. Non c’ero mentalmente, dal primo assalto. Non ho paura delle avversarie, ma di quello che può succedere nella mia testa. Dopo Londra ho pensato se smettere. La tv mi piace, la scherma di più. Non serve sfinirsi, ma trovare un equilibrio».
Lo ha trovato?
«E’ stato lo sforzo maggiore. Sono eccessiva, impaziente, selvaggia. Però ho capito che la misura non è una rinuncia. Il privato, e l’amore, aiuta».
E’ innamorata?
«Da sette mesi. Si chiama Ivan, si occupa di comunicazione nella tv. Mi fa stare serena: proprio l’altro ieri mi ha fatto una sorpresa ed è venuto da Roma a trovarmi a Jesi. Sa quando ho bisogno di vederci».
E il rapporto con Trillini?
«Mi capisce con uno sguardo. Da come mi allaccio le scarpe, se tossisco, sa che assalto farò. Sa leggere la gara. E la dimostrazione sono le sue mèches: se le è fatte per far vedere al mondo quanto è cresciuta anche lei, e quanto è donna».
Alessandra Retico, la Repubblica 12/7/2015