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 2015  luglio 12 Domenica calendario

CAIRO, ATTACCO ALL’ITALIA DISTRUTTO IL CONSOLATO L’IS: “SIAMO STATI NOI”

IL CAIRO.
Se avessero voluto una vera strage avrebbero scelto un altro giorno, un’altra ora. Ma ieri mattina alle 6,20 intorno al consolato italiano del Cairo c’era poca gente: pochi egiziani, nessun italiano. Il palazzo dello storico consolato è parte di un intero isolato italiano, un bell’edificio di fine Ottocento ormai logoro, stropicciato dagli anni e dal caldo insopprimibile. Nel palazzo ci sono il console, il liceo, le scuole medie italiane, la Società Dante Alighieri. Il ricordo forte di un’era diversa, quella gloriosa e spensierata in cui gli italiani in Egitto erano una comunità numerosa, amica e attiva.
Il palazzo si intravvede sulla destra dall’alto, arrivando in centro dal ponte 6 Ottobre. «E’ chiaro, è stato un avvertimento», dice l’ambasciatore Maurizio Massari. «L’Italia viene percepita come un Paese solidale con l’Egitto. Il consolato ha una sorveglianza esterna della polizia egiziana che però è nella parte frontale, non in questa stradina laterale, dove riesce a passare solo a stento una vettura. E lì sono entrati loro».
C’è purtroppo un morto, un passante; poi un ragazzino di 13 anni in coma, molti feriti più o meno gravi. Chi è stato, e perché? Sicuramente una formazione jihadista, ma sulla esatta paternità c’è da ragionare: il governo egiziano punta il dito contro i Fratelli musulmani mentre su Twitter, da un’utenza che spesso parla a nome dell’Is c’è stata una rivendicazione a nome del movimento del califfo Al Baghdadi: «Grazie alla benedizione di Allah, i soldati dell’Is sono stati in grado di detonare un’autobomba parcheggiata con 450 chili di esplosivo al consolato italiano nel centro del Cairo». Segue un’avvertenza ai simpatizzanti: «Raccomandiamo che i musulmani si tengano alla larga da questi covi che sono obiettivi legittimi per gli attacchi dei mujaheddin». Allora, Fratelli Musulmani egiziani o Is/internazionale jihadista? Così come è difficile provare che siano stati i Fratelli Musulmani, come fa comodo al governo di Al Sisi, è ugualmente difficile credere che l’Is abbia compiuto direttamente un attentato contro l’Italia al Cairo. Più facile servirsi invece di colleghi jihadisti locali, magari di gente di Ansar Bayit al Maqdis, il gruppo ex affiliato di Al Qaeda, potentissimo nella sterminata penisola del Sinai in cui l’esercito egiziano di fatto vive rintanato nelle sue basi.
Ieri per qualche ora è stata valutata anche la possibilità che il vero obiettivo dell’attentato fosse un giudice egiziano. Come il procuratore generale Hisham Barakat, assassinato un mese fa anche lui con un’autobomba. Ieri mattina il giudice Ahmed Fudali aveva lasciato la strada pochi minuti prima dell’esplosione. Lo ha detto lui stesso ai giornalisti: «Volevano assassinarmi».
Ragiona Massari: «La Fratellanza Musulmana ha prevalentemente evitato il ricorso alla violenza ma di recente la gioventù della Fratellanza ha sostenuto una linea più militante contro il governo egiziano. Molti analisti parlano di un collegamento tra giovani dissidenti dei Fratelli Musulmani ed elementi egiziani che sono già collegati all’Is, che d’altronde è presente in forze nel Sinai. L’Italia è il primo partner commerciale europeo dell’Egitto, il presidente Renzi sostiene l’azione del presidente Al Sisi contro il terrorismo, non tutte le nostre analisi coincidono, ma il sostegno dell’Italia all’Egitto è forte. Per cui il nostro Paese per il terrorismo jihadista può essere considerato un nemico dal colpire».
Quel che è certo è che i danni al palazzo sono pesanti: un’intera sezione nella strada laterale è venuta giù, lasciando in vista stanze, porte e corridoi dell’ufficio. Anche la scuola italiana è stata ferita pesantemente: «Il portone d’ingresso della scuola e numerose finestre sono saltate, vetri frantumati, alcuni controsoffitti crollati, ora non è agibile », dice all’ Ansa la preside Emira Pizzuto.
Il premier egiziano Ibrahim Mehleb e il ministro dell’Interno Magdi Abdel Ghaffar hanno visitato la scena dell’esplosione. Si sono sentiti al telefono con i colleghi italiani, Renzi ha parlato con Al Sisi e ha ribadito l’impegno dell’Italia a fianco del governo egiziano: «L’Italia — ha detto — sa che quella contro il terrorismo è una sfida enorme che segna in profondità la storia del nostro tempo». Gentiloni domani farà una tappa al Cairo anticipando un viaggio verso il Libano. Non c’era bisogno di un attentato così potente per farci capire che l’Is guardi anche all’Italia come un avversario. Per fortuna non è stata un’ecatombe, ma adesso anche l’Italia ha avuto il suo segnale.
Vincenzo Nigro, la Repubblica 12/7/2015