Paolo Siepi, ItaliaOggi 14/7/2015, 14 luglio 2015
PERISCOPIO
«In Grecia il popolo ha votato no e il Parlamento sì. Ma il Parlamento non rappresenta il popolo?». «Sì e no». Vignetta di Origone. Libertà.
L’eroe nazionale cinese è il ragazzo che ha imparato a memoria il dizionario di inglese ed è riuscito a farsi ammettere ad Harvard. Giulia Pompili, Il Foglio.
Il razzismo non è mai finito. Ora che abbiamo un presidente afroamericano il partito repubblicano ha buttato giù la maschera e si è rivelato per quello che è, spudoratamente razzista. Dee Dee Bridgwater, cantante (Giuseppe Videtti). la Repubblica.
Intendiamoci: noi ragazze non capiamo nulla di politica. Però non capisco neppure gli omosessuali che chiedono un riconoscimento ufficiale. Mi pare un atteggiamento conservatore. I Gay Pride mi mettono una tristezza infinita, come il Carnevale di Viareggio. Paolo Poli, attore. Il Foglio.
Il primo errore è stato quello di voler convertire subito alla democrazia popoli che ad essa non erano pronti. Mentre quei dittatori erano gli unici in grado di mantenere l’ordine, e penso alla Libia. Anche se disprezzavo Gheddafi. Riccardo Illy, ex presidente della Regione Friuli (Alessandro Ferrucci). Il Fatto.
Ai giovani bisogna dare una guerra o una rivoluzione. La generazione alla quale appartiene chi scrive ha fatto cinque guerre e due rivoluzioni e quindi, adesso che siamo vecchi, non ci sentiamo di dare addosso ai giovani, che malati di noia, vogliono, perlomeno, giocare alla rivoluzione. Certamente ciò che li attrae non è tanto la meta, quanto la strada per arrivarci. Niente vie democratiche, niente negoziati e compromessi coi governi, o con le forze parlamentari, nessun adattamento con i regimi vigenti. Panfilo Gentile, Democrazie mafiose. Ponte alle Grazie. 1997.
Dal 1861 l’Italia è un’unione politica e monetaria. La lira sostituì una pletora di valute e conii diffusi tra gli stati pre-unitari. Fin da quell’anno e sempre nel corso della sua storia fino a oggi, l’Italia non è mai stata una «area monetaria ottimale», perché le sue regioni sono sempre state molto diverse tra loro, per reddito, sviluppo, produttività, competitività e finanche cultura. Ancora oggi, a guardare i fondamentali economici, c’è tra Germania e Grecia un differenziale appena superiore a quello che c’è tra centro-nord e sud Italia. Senza il costante e massiccio trasferimento di risorse fiscali da nord a sud, oltre ovviamente all’inesistenza di meccanismi di «Mezzogiornexit», con molte probabilità il sud della nostra penisola non avrebbe retto né la lira, né l’euro. Piercamillo Falasca. Il Foglio.
Nel 1945 il continente europeo non conta che degli sconfitti. Esso non deve la sua liberazione che all’incoscienza dei militari giapponesi che, lanciando delle bombe su Pearl Harbor, hanno dato a Roosevelt il pretesto di cui lui aveva assolutamente bisogno per impegnare gli Stati Uniti in questo conflitto. E nella follia di Hitler che, attaccando l’Unione Sovietica, ha costretto quest’ultima a fare una guerra di cui non aveva né voglia, né bisogno. Jean Boissonat, Europe annèe zèro. Bayard. 2001.
Se vuoi la rivoluzione permanente, cioè «il trotzkismo in un paese solo», devi stampare la tua moneta, organizzarti un tuo mercato internazionale, usare la leva fiscale come ti pare, regolare il mercato del lavoro in corrispondenza ai bisogni e non ai meriti, produrre in altro modo e fuori dall’Europa rigorista la ricchezza necessaria a pagare pensioni baby, pubbliche amministrazioni monstre, industrie di stato e servizi pubblici fuori dalla concorrenza, questo devi cercare di fare, mobilitare sindacati piazze pope e vecchi merletti, generare l’inflazione che ti serve per estinguere eventuali debiti rimasti dopo il fallimento del modello eurocentrato e il connesso furto con destrezza all’Europa dei popoli paganti, e i mercati cattivi ti fanno tanti auguri. Giuliano Ferrara. Il Foglio.
Anche Matteo, che pure è diventato Renzi con proposte concrete e innovative, s’è ormai convinto che non conta ciò che si dice, ma come. E vince chi dice benissimo il nulla che ha da dire. Infatti, scaricati rapidamente i pochi collaborator validi (gli facevano ombra), si circonda di mezze nullità che vengono bene in foto, anzi in selfie, e bucano il video. O almeno così crede lui. La lista dei pidini «performanti» promossi per diffondere il verbo renziano fa cadere le braccia, e anche altre parti del corpo che non stiamo a dettagliare. Fra gli altri, il barbudo Carbone che ha sempre l’aria di un posteggiatore abusivo, specialista dell’insulto libero; la Picierno, protagonista di gaffe memorabili (tipo lo scontrino sventolato a Ballarò per dimostrare che lei con 80 euro fa la spesa per due settimane, senza precisare che è per il suo canarino); Taddei, il consulente economico che, dislessia a parte, s’imbarca in elucubrazioni accademiche e poi si offende a ogni minimo rilievo come se gli avessero toccato la mamma; Rosato, il neocapogruppo che ha la verve di un lavabo e il sense of humour di un paracarro; e Scalfarotto, quello che sta digiunando contro chi non riconosce le coppie di fatto: cioè il partito di cui era vicepresidente e il governo di cui è sottosegretario (e per le riforme). Marco Travaglio. Il Fatto.
Rapporti con la propria moglie sformata e il suo sguardo disattivato, il suo seno sgonfio, quel rossetto ridicolo che si raggruma agli angoli della bocca, la Gazzetta-dello-Sport, l’odore della pasta scotta, e il puzzo di olio bruciato degli indiani del piano di sopra che usano il curry al posto del borotalco, rapporti col figlio deragliato, giocano scarafaggio colla rete, gli sbarchi dei clandestini, altri corpi inutili, sulle coste della Sicilia, la manovra finanziaria, la nuova Lancia eco-chic. Francesco Maino, Cartongesso. Einaudi.
Guardando la divetta Graziella Granata assieme a Angelo Rizzoli, a Ischia, Colette osserva con caritatevolezza: «Ha la faccia cattiva delle ragazze che vanno a letto coi vecchi, e per tenerli su, devono scendere molto in giù...». Indro Montanelli, I conti con me stesso. Diari 1957-1978. Rizzoli.
Referendum per mandar via le donne anziane da Milano. Quorum: basta che voti il 2% degli aventi diritto. Comitato per il Sì: «Parliamoci chiaro, le donne anziane a Milano (tranne le miliardarie comuniste) si lamentano sempre con il Comune. A questo punto, o votate sinistra o, dispiace dirlo, vi deportiamo in zone di rieducazione civica con corsi di teatro comunista». Maurizio Milani, scrittore satirico. Il Foglio.
I matrimoni più felici sono quelli d’interesse. Meglio se composti. Roberto Gervaso. il Messaggero.
Paolo Siepi, ItaliaOggi 14/7/2015