Stefano Arcobelli, La Gazzetta dello Sport 14/7/2015, 14 luglio 2015
INFINITO MONTANO: «CERCO NUOVE EMOZIONI»
Montano dynasty: un’altra puntata. La storia si può fare anche oggi, e vale, curiosamente anche per il 2016. Nel nome del padre, ispirazione formidabile: Mario conquistò l’argento olimpico a squadre nel 1980 dentro lo stadio del Cska. Aldo, a 36 anni, cercherà di consolidare la qualificazione per Rio, dentro l’Olimpiskiy Arena. I Mondiali più attesi assegnano le prime medaglie: vibrino le sciabole. «Mi fa quasi paura, e non la nascondo: non dirò mai “vado a vincere l’oro”. Mai stato spavaldo». Aldo e la guerra fredda raccontata dal padre, mentre ora c’è solo un po’ di freddo a rendere tersa l’atmosfera: «Non è certo come a Catania». Dove Aldo, nel 2011 con quel tendine malandato, si regalò le ultime gioie iridate: il titolo individuale e il bronzo a squadre: «Per dire della scherma, com’è strana».
Anche la tensione pare strana?
«È la prima volta che dovremo sudarci solo individualmente la qualificazione olimpica: si va solo in due, e siamo in 4-5».
Con che spirito è arrivato?
«Quello giusto, serve voglia di mettersi in discussione, se no perché fatico 7 ore al giorno?».
Sono i suoi ultimi Mondiali?
«Non posso pensare che sia l’ultima volta, se no parto già sconfitto: no. Cerco nuove sensazioni per nuove emozioni».
Come pensa di avanzare?
«La preparazione è stata più meticolosa che in passato. Ma non si vince solo con l’esperienza, la bravura e la maturità, servono altri espedienti».
È come cercare la prima Olimpiade anche se nel 2005 l’ha già vinta?
«Già, senza la prova a squadre non è il massimo a quest’età: dopo aver fatto tre qualifiche nel 2004, 2008 e 2012 tutte rocambolesche, dentro o fuori fino all’ultimo secondo. I posti sono due, ma l’importante è esserci».
Aldo è sempre lo stesso?
«Non mi sto imborghesendo, sarò sempre un livornese di scoglio e non di sabbia: se no avrei smesso già. Non farò scherma fino a 60 anni. Lo faccio per la voglia di esserci, non perché sia un business: sapessi quanti guadagni, adesso».
Il c.t. dice che Aldo è una belva.
«Finché risultati e voglia mi sorreggono, perché non provarci? Quando smetterò non mi capiteranno più giorni così, voglio godermeli, voglio misurarmi in pedana con tutti, contro gli stranieri sarò ancora più belva».
Il palmares lo farà pesare?
«Piuttosto la leggerezza e la voglia di divertirmi: la prudenza è la chiave, finché non metterò la maschera non devo sentirmi troppo sicuro, capirò dalle prime stoccate se ci sarò. Ho fatto troppi Mondiali in cui mi presentavo da leone e poi finiva male, e viceversa».
Da Mosca 1980 a Mosca 2015: come ha salutato papà?
«Come al solito. Siamo completamente diversi, lui attaccava aggressivo e mangiava l’avversario, io sono come certe squadre di calcio all’italiana: ma funziona, difendersi e poi colpire a freddo».
Kazan 2014 è dimenticata?
«Peccato perché stavo bene un anno fa, ma nei quarti ho trovato trovato Kovalev che poi ha vinto l’oro. Temo ancora i russi, l’ungheresi Szilagyi, quei due coreani che menano... sarà battaglia aperta. Vorrei evitare derby, e poi a squadre puntare a un titolo sempre sfuggito: siamo due giovani e due esperti, Curatoli è il giusto ricambio, il mix può funzionare».