Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport 14/7/2015, 14 luglio 2015
SUPER DJOKOVIC BALLA SUL MONDO
SuperNovak. Una stella che brilla altissima, una luce che abbaglia il tennis di oggi. Per Djokovic parlano i numeri: nel 2015, 48 vittorie e 3 sconfitte, successi agli Australian Open e a Wimbledon e in tutti e quattro i Masters 1000 stagionali. Se non ci fosse stato il clamoroso inciampo contro Wawrinka a Parigi, ora staremmo parlando di caccia al Grande Slam. Per allontanare quel pensiero e festeggiare il terzo trionfo a Church Road, nella cena di gala londinese si è scatenato nel ballo con Serena Williams.
Novak, il primo Wimbledon nel 2011 era stato la realizzazione di un sogno. E il terzo?
«Tutte le volte che entro sul Centrale, ricordo quando da bambino, con la racchetta in mano, sognavo di vincere proprio questo torneo. E’ il più importante di tutti, il più emozionante. Se mi chiedete come mi immaginavo a 28 anni quando ne avevo 14, penso che non avrei potuto avere una fotografia più bella di ciò che sto vivendo. Questo è ciò che volevo e l’ho raggiunto».
Come spiega i suoi miglioramenti sull’erba?
«Con il passare degli anni ho cercato di capire come potevo giocare meglio su una superficie che all’inizio non mi portava grandi risultati, che richiede varietà di gioco, tagli diversi, un atteggiamento più aggressivo a rete. Per fortuna negli ultimi cinque anni sono migliorato costantemente».
Merito anche di un «erbivoro» come Becker, che lei ha appena raggiunto nel numero di trionfi a Wimbledon...
«Ovviamente la sua presenza è stata importantissima, ad esempio grazie a lui il mio servizio è diventato più incisivo. ma il suo ruolo va ben oltre i consigli tecnici: lui c’è sempre, nei momenti belli e in quelli negativi, mi incoraggia, non fa mai mancare il suo supporto. Siamo un team e Boris ormai fa parte della famiglia».
A proposito di famiglia, dopo la nascita di Stefan ad ottobre lei è diventato quasi imbattibile...
«La paternità ti cambia le prospettive. E poi c’è mia moglie Jelena, senza di lei non potrei affrontare con questa serenità e con questo spirito la mia vita da tennista. Quando torno a casa, non sono più un giocatore, ma un padre e un marito e questo mi consente di staccare, di dare la giusta misura a tutte le cose. Quanto ai risultati, potrei dare un suggerimento ai miei colleghi: sposatevi, fate figli e apprezzate la vita familiare».
Più facile vincere Wimbledon o fare un ballo con Serena Williams alla cena di gala?
«E’ stato molto divertente, secondo me la tradizione del ballo dei vincitori andava mantenuta, anche perché Boris mi aveva raccontato dei suoi... Io avrei scelto un valzer, qualcosa di raffinato, considerata la serata e l’eleganza della location. Ma Serena voleva qualcosa di più movimentato, così abbiamo ballato Saturday’s Night Fever»
Durante il ballo avete parlato di Grande Slam?
«Spero lo realizzi, se lo merita perché è una straordinaria agonista e sta facendo qualcosa di incredibile».
Se non avesse perso a Parigi, ora sarebbe argomento anche per Djokovic...
«Ovviamente quella sconfitta mi ha spezzato il cuore, è stata una grande delusione, più di un altro paio di Slam che avrei potuto vincere. Ma nella vita ho imparato che bisogna sempre guardare avanti e non pensare a quanto ti è accaduto prima. Soprattutto, che l’esperienza ti viene dalle sconfitte e dai momenti negativi, più che dalle vittorie».
Ma il numero uno del mondo e vincitore di 9 Slam può ancora migliorare?
«Si può sempre migliorare, è sempre una questione di motivazioni. Penso ad esempio che potrei sfruttare di più le discese a rete, per finalizzare meglio il gioco che riesco a sviluppare da fondocampo».
A 28 anni, Djokovic è un uomo felice?
«Mi rendono felice la passione e l’amore che nutro per il mio sport. Sono all’apice della carriera, ma non sono affatto appagato».