Mirko Graziano, La Gazzetta dello Sport 14/7/2015, 14 luglio 2015
INFINITO GIGI. BUFFON COMPIE 20 ANNI DA PROFESSIONISTA
Lider maximo , ora più che mai. Che Gigi Buffon fosse il Capo dello spogliatoio Juve non ci sono mai stati dubbi. Ma in questa stagione, almeno inizialmente, peseranno non poco le assenze dei colonnelli Andrea Pirlo e Carlos Tevez, gente che per personalità e carisma poteva tranquillamente supportare quasi alla pari il Capitano. Già scelti gli eredi, dna rigorosamente bianconero: corso accelerato e «promozioni» in vista per Giorgio Chiellini e Claudio Marchisio; il vertice del battaglione bianconero va mantenuto granitico.
IL GRANDE VECCHIO... Si apre la settimana che rilancia i campioni d’Italia. Il raduno ufficiale scatta giovedì, oggi parla Paulo Dybala, nei prossimi giorni toccherà a tutti gli altri nuovi acquisti. Si apre soprattutto l’ennesimo capitolo della leggenda Buffon, juventino doc, ma campione di tutti. Volto e portiere che il mondo ci invidia ormai da venti anni. Sì, proprio venti sono gli anni di calcio professionistico: Gigi li festeggerà in pieno autunno. Un esordio da predestinato, 19 novembre 1995: dentro a 17 anni a difendere la porta del Parma contro il grande Milan di Fabio Capello; finisce 0-0, miracoli a raffica, la sensazione immediata di essere di fronte a un marziano. Da allora è stato un crescendo irresistibile, pieno di gloria e con rarissime sbavature: esaltante l’imprudente teenager parmigiano, inimitabile il Superman campione del mondo nel 2006, ancora ai vertici internazionali l’attempato portiere (37 anni compiuti a gennaio) che nessuno riesce a insidiare sia nel club sia in Nazionale.
L’INVESTITURA Ciò che più impressiona di Buffon è la continua voglia di migliorarsi, l’inesauribile miniera di motivazioni dalla quale attinge ogni anno, senza mai guardarsi indietro, senza mai porre limiti per il futuro. Ha appena perso una finale di Champions League, per molti l’ultima occasione di portare a casa un trofeo stregato, non per lui, che neanche due ore dopo già rilanciava, eccitato da una stagione che porterà fra l’altro all’Europeo in Francia. Iker Casillas era solo nel giorno dell’addio al Real Madrid, società assente in conferenza stampa. Buffon aveva invece accanto Andrea Agnelli quando lo scorso novembre fu annunciato il rinnovo fino al 2017. C’era pure Chiellini, il vice capitano, e il presidente della Juve scolpì il futuro di entrambi i giocatori: «Sono rimasti con noi all’inferno e ci hanno riportato in paradiso, sono esempi di leadership in campo e fuori. Gigi è sempre stato un punto fermo nello spogliatoio, in particolare nei primi sei mesi della stagione 2012-13 con l’allenatore (Conte, ndr) squalificato. Sì, il nostro capitano merita il Pallone d’Oro». E solo Gigi deciderà «quando scrivere l’ultimo capitolo del suo percorso tecnico - ha più volte spiegato l’a.d. Marotta - Se vuole rinnovare, rinnoverà». E se invece smetterà, per lui è già pronto un percorso da dirigente. Agnelli ha scelto di fatto proprio Buffon come simbolo della sua era presidenziale, ed è convinzione di molti che Gigi possa un giorno essere per Andrea ciò che Giampiero Boniperti è stato per l’Avvocato.
OBIETTIVI E RECORD... Sì, ma per ora la scrivania non interessa a chi ancora ha fame di successi, record e riconoscimenti. La quindicesima stagione in bianconero gli regalerà un sorpasso di prestigio per quanto riguarda le presenze in bianconero: Buffon è terzo a quota 535, Gaetano Scirea ha solo diciassette gare in più. Lontanissimo Del Piero (705), alle spalle da tempo invece i vari Furino (528), Bettega (482), Zoff (476) e appunto Boniperti (459). Un traguardo di passaggio, comunque, in un’annata in cui Gigi andrà a caccia del quinto scudetto consecutivo con la stessa squadra, impresa mai riuscita a un altro portiere, nemmeno a Combi e Bacigalupo, leggendari numeri uno rispettivamente della Juve Anni 30 (Combi vinse i primi quattro titoli del «quinquennio d’oro») e del Grande Torino (Bacigalupo firmò i titoli dal 1946 al 1949), mentre Julio Cesar con l’Inter vinse 5 titoli ma il primo era a tavolino. E poi ci sono l’ennesimo assalto alla Champions League (due finali perse, contro Milan e Barcellona) e il quarto tentativo europeo in azzurro (argento a Euro 2012 in Polonia e Ucraina), di fatto gli unici trofei che mancano in una bacheca impressionante fra Nazionale, Parma e Juventus: sei scudetti (più due cancellati da Calciopoli), due Coppe Italia, cinque Supercoppe italiane, una Coppa Uefa, il Mondiale 2006 e l’Europeo Under 21 nel 1996. Orgoglio del popolo bianconero, soprattutto patrimonio nazionale. Il «grande vecchio» riparte da protagonista, «e così sarà finché mi vedrete in campo - ripete spesso Buffon- perché non ci sarà bisogno di invitarmi a smettere. Sarò io il primo a capire quando è arrivato il momento di farmi da parte, quando non sarò più in grado di tenere il passo dei ragazzi».