Isabella Bufacchi, Il Sole 24 Ore 14/7/2015, 14 luglio 2015
PRESTITO-PONTE, UN’EMERGENZA DI DIFFICILE SOLUZIONE
Un prestito ponte alla Grecia? Macché, tutto fermo. Nelle parole del presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem, pronunciate ieri sera meccanicamente, quasi si trattasse della cosa più normale di questo mondo, il bridge financing si è impaludato perché «molto complesso» e perché sono sorte «questioni tecniche, legali, politiche e finanziarie». Incredibile: il problema del prestito ponte alla Grecia, che i partner dell’Eurozona hanno discusso avendo ben chiaro il picco delle scadenze su prestiti e bond in arrivo tra luglio e agosto, da ieri è divenuto platealmente un’emergenza, addirittura di difficile soluzione. Tutto questo era prevedibile, anche nei risvolti legali, politici, tecnici e finanziari, e si sarebbe potuto e dovuto evitare. Questo intoppo sul prestito ponte è l’ennesima occasione mancata per l’Eurozona, che ancora una volta dimostra di non conoscere i mercati, e di non saper rispettare le loro poche, semplici regole: molto meno intricate dell’incrocio di fiscal compact, six pack e two pack. Il prestito ponte in alto mare crea una tensione ulteriore che l’Unione monetaria avrebbe potuto risparmiare agli investitori e alla comunità finanziaria internazionale ai quali si rivolgerà ben presto per risollevare le fortune della Grecia chiedendo afflussi di nuovi investimenti e la riapertura dell’accesso ai mercati per il collocamento dei titoli di Stato greci.
Qui infatti non si tratta di un prestito ponte qualsiasi. La Grecia deve a tutti i costi rimborsare puntualmente e integralmente i titoli di Stato detenuti presso la Bce (acquistati tramite il Securities markets programme nel 2011) in scadenza il 20 luglio per circa 3,5 miliardi. A questi, quello stesso giorno, va aggiunto il pagamento di coupon per 0,695 miliardi. Corre voce che la Bce abbia la possibilità di utilizzare un periodo di grazia di 7 giorni. Nel caso di mancato pagamento, la Grecia andrà in default e - a differenza di quanto accaduto con il Fondo monetario - questa volta il cross default su altri bond pubblici greci non sarà evitabile. I titoli di Stato greci utilizzati come garanzia collaterale dalle banche greche per ottenere la liquidità dalla Bce e la linea d’emergenza Ela dalla Banca centrale greca, attualmente superscontati con haircut, diventerebbero carta straccia: la Bce sarebbe costretta a chiudere i rubinetti, le banche avrebbero prima un problema di liquidità e poi di insolvenza. Un effetto-domino devastante che va evitato a tutti i costi. Con un prestito ponte, che nei 7 miliardi menzionati dal comunicato del Consiglio europeo dovrebbe tener conto anche dei prestiti di Atene da rimborsare al Fondo monetario, da ieri con un importo di almeno 2 miliardi. Il prestito ponte è sicuramente fermo per un intoppo di natura legale che riguarda l’Esm: questo meccanismo di stabilità, per statuto, non può concedere ed erogare prestiti senza condizionalità. Questo significa che non può anticipare un pagamento. Un’ipotesi circolata in questi giorni è quella della vendita dei titoli di Stato detenuti dalla Bce all’Esm: non un prestito, quindi. Ma anche in questo caso, non si capisce a quale titolo l’Esm si muoverebbe: non è escluso che il Securities Markets Programme della Bce sia partito come misura monetaria “outright” quindi considerata con acquisti in via definitiva. Resta da vedere a quale prezzo la Bce sarebbe in grado di rivendere questi titoli: se a prezzo di mercato, potrebbe anche incorrere in una perdita, sia pur lieve.
Uno strumento alternativo all’Esm è l’estensione di prestiti già in corso e su cui non è scattata la mora o “in arrears” perchè coperti da un periodo di grazia di 10 anni dal 2012 al 2022: il prestito bilaterale in pool concesso con firma il 9 maggio 2010 da 15 partner dell’Eurozona ed erogato fino a 53 miliardi, di cui 10,2 miliardi dall’Italia. Questa via è– stata ieri sicuramente esplorata ma viene da pensare che siano insorti problemi politici: la Germania e altri partner non si fidano della controparte greca, pretendono garanzie preventive prima ancora di siglare il terzo pacchetto di aiuti, e probabilmente non ne vogliono sapere di anticipare questi 7-10 miliardi.
Un’istituzione più neutra potrebbe essere l’Efsm (European financial stabilisation mechanism) creato nel maggio 2010 e già intervenuto per sborsare 22,5 miliardi nel contesto del programma di aiuti all’Irlanda e 22 miliardi per il Portogallo. Fondato con una disponibilità di 60 miliardi, garantiti dal budget della Ue, avrebbe in teoria la disponibilità al momento per erogare il prestito ponte alla Grecia: ma forse non ha la disponibilità politica di tuttli gli Stati membri Ue. Oggi la task force dei tecnici dovrebbe proporre una soluzione: il nodo va sciolto in fretta, per blindare il pagamento il 20 luglio e idealmente anche quello di quasi pari importo con la Bce il 20 agosto. E alleviare i mercati rimuovendo almeno questo di “tail risk”.