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 2015  luglio 13 Lunedì calendario

CINA, TUTTI I RISCHI DELLA BOLLA

Il mercato azionario cinese è crollato la settimana scorsa perdendo il 30%. Sta leggermente riprendendosi ma le previsioni non sono rosee. Prevedere l’andamento dei mercati finanziari è operazione vana. Vale la pena invece di provare interpretare gli avvenimenti il più accuratamente possibile e lasciare che ognuno tiri le proprie somme. Le principali borse in Cina hanno visto lo scorso anno un boom senza precedenti. L’indice di Shanghai è cresciuto del 60% da inizio anno fino a giugno. E quello di Shenzhen del 120. La capitalizzazione delle due maggiori Borse cinesi, Shanghai e Shenzhen, per l’appunto, era al suo apice il doppio di quella di Tokyo (10 e 5 mila miliardi di dollari rispettivamente).
Il boom è stato generato da immense quantità di liquidità immesse nel sistema dal governo dopo il rallentamento dell’economia nel 2008 che hanno sostenuto la crescita del Paese provvedendo finanziamenti a buon mercato alle imprese. Si tratta di vedere quanto rischio sistemico sia associato al mercato azionario e quanto il crollo avrà effetti sulla crescita. In seconda battuta è importante chiedersi quanto questo crollo sia l’esplosione di una bolla speculativa o piuttosto un semplice rallentamento strutturale in un processo di crescita dei valori sostenuto da buone prospettive di redditività future. Riguardo al rischio sistemico, la situazione è meno drammatica di quanto si possa immaginare. Il boom dei valori dei titoli azionari in Cina è stato guidato soprattutto dall’eccezionale attivismo di investitori individuali, mentre il rischio sistemico è maggiormente associato all’attività di banche e altri operatori finanziari, in quanto tra loro molto interconnessi. I dati sono chiari al proposito: l’80% delle operazioni speculative presso le maggiori società di intermediazione riferiscono a investitori individuali, che generano un volume delle transazioni in questi giorni superiore a quello delle transazioni nei mercati azionari del resto del mondo. La questione della bolla è più complessa. Si parla di bolla speculativa quando i valori dei titoli sono chiaramente superiori al valore scontato della redditività presente e prevista futura dei titoli stessi (i fondamentali). Gli investitori sono coscienti del rischio che la bolla scoppi ma ciononostante sostengono sempre crescenti valori di mercato nell’aspettativa di essere in grado di cavalcare la bolla (cioè, di vendere prima del suo scoppio). Si capisce che i fondamentali e quindi le bolle sono molto difficili da identificare anche per gli specialisti e anche con mezzi statistici e dati molto sofisticati. Si usano spesso indicatori un po’ semplicistici per farlo, come ad esempio il rapporto tra prezzi e utili (noto come P/E) che, quando elevato, indica valori superiori ai fondamentali e quindi una classica bolla. Con tutti i caveat del caso la situazione in Cina appare una bolla. Il P/E nei mercati azionari è alto. Anche l’elevato ritmo delle transazioni di cui dicevamo depone a favore di una esasperata attività speculativa e quindi di una bolla. Ciò è peggiorato dal fatto che gli investitori individuali in Cina tendono a essere inesperti: si racconta ad esempio di piccole borse secondarie molto attive sparse nei villaggi di contadini. Di conseguenza, l’attività di questi investitori pare motivata non dalla intrinseca redditività delle imprese quanto invece dalla fiducia nella capacità del governo di controllare l’intera economia mista piano-mercato che predomina in Cina. Una fiducia che non è difficile giudicare sostanzialmente mal riposta, specie se si considerano gli elevatissimi livelli di indebitamento dell’economia cinese, il 300% del Pil. Se il crollo di questi giorni è la manifestazione dello scoppio di una bolla, le prospettive per un recupero dei mercati non sono buone. Il fatto che un recupero si sia verificato in questi ultimi giorni è probabilmente dovuto agli interventi delle autorità monetarie, che hanno ridotto tassi di interesse e costi di transazione, hanno indotto fondi di investimento e fondi pensione ad intervenire in acquisto sul mercato azionario, e hanno ancora una volta iniettato liquidità a go-go. Ma gli interventi avranno potenzialmente effetti negativi nel medio periodo, inducendo un aumento dei flussi di capitali verso l’estero e potenzialmente altre bolle in altri mercati. A costo di una eccessiva semplificazione vale la pena ricordare che queste politiche monetarie sono sostanzialmente quelle seguite dalla Fed di Greenspan: abbiamo visto dove hanno portato i mercati.
Alberto Bisin, Affari&Finanza 13/7/2015