Mariano Maugeri, Il Sole 24 Ore 12/7/2015, 12 luglio 2015
BRUGNARO: BATTERÒ IL PARTITO DEL «NO»
[Intervista] –
La stanza del sindaco di Venezia è un inno all’opulenza artistica della città forse più amata al mondo. Tele rinascimentali e una successione di sculture adornano l’intera parete alle spalle dell’imprenditore Luigi Brugnaro, da tre settimane nuovo inquilino di Ca’ Farsetti.
La stanza che fu di Massimo Cacciari è una torsione estetica al quadrato. Ora pure Catone Uticense raffigurato dal Molinari sembra quasi turbato di fronte all’eloquio torrentizio di Brugnaro, un imprenditore di prima generazione che morde la vita ( e la politica) con parole inusuali per queste stanze. «Dedico cinque anni a Venezia e rinuncio alla mia indennità di sindaco».
Sindaco, non si ricandida?
No, a fine mandato questa mia esperienza sarà conclusa. Mi sento prestato a un’avventura per certi versi più grande di me. Il mandato degli elettori non può essere frainteso: sconfiggere una volta per tutte il partito del no. Credo che cinque anni siano un arco di tempo ragionevole per aiutare la città a voltare pagina.
Da cosa intende cominciare?
Venezia deve diventare lo show room dell’Italia intera, la capitale internazionale del commercio. Una vetrina in cui si dispieghi il meglio che il nostro Paese è in grado di produrre. L’Italia può ripartire da Venezia. I turisti sono prima di tutto delle persone. E dobbiamo accompagnarli lungo un percorso esperienziale in cui gli ingredienti fondamentali siano la cultura, la bellezza, il cibo e la nostra propensione al fare. Tutti aspetti in cui eccelliamo.
Un esempio?
I giapponesi non sanno che a 40 minuti da Venezia ci sono le Dolomiti e si può sciare. E che superati i confini comunali esiste un distretto termale, quello di Abano-Montegrotto, tra i più belli al mondo.
D’accordo, ma i veneziani?
Dobbiamo sincronizzarci sulla vita dei cittadini. Per questo voglio riportare nella Pubblica amministrazione talento e meritocrazia. Una delle mie prime decisioni è stata quella di abolire il cartellino segnatempo per i dipendenti comunali. Dobbiamo fidarci delle persone. È un rischio? Sono pronto a correrlo.
Più fiducia in cambio di più produttività e attaccamento al ruolo?
Esatto. Il mondo va veloce e noi non l’abbiamo capito. Dopo l’89, con il Muro, sono venute giù montagne di false certezze. Io credo nella democrazia partecipata, voglio coinvolgere i veneziani nelle decisioni che riguardano il futuro della città. Per questo ho creato dieci tavoli tematici aperti alla cittadinanza, uno per ogni assessorato, a carattere itinerante nelle sei municipalità. Voglio un contatto costante con i cittadini.
È la sua parte grillina?
Io sono sempre stato filogovernativo. Le cose si fanno collaborando con le istituzioni, una propensione che ogni imprenditore ha nel suo Dna. Lo stesso vale per un sindaco. Non sono superman, ma Venezia va salvata a tutti i costi.
Prima dell’avvento del prefetto Zappalorto il bilancio rischiava il default. Che situazione ha trovato?
Adesso il bilancio è in equilibrio. L’assurdo è che la città si è indebitata a causa delle spesa corrente, non per investimenti in conto capitale. Il risanamento però pesa sulle spalle dei cittadini. E, data la gravità del momento, ho deciso di devolvere la mia indennità a un fondo vincolato di solidarietà.
Come s’inverte la rotta?
Attraendo investimenti e investitori. Proprio stamani sono stato a colloquio con un alto dirigente del governo cinese. Pechino vuole investire a Venezia. Gli ho proposto l’ospedale al mare del Lido, che i miei predecessori con una scelta sciagurata hanno venduto alla Cassa depositi e prestiti. Si deve riuscire a ricomprarlo per poi girarne il preliminare ai nuovi acquirenti. Il Lido potrebbe essere il luogo ideale per la medicina riabilitativa, attirando in questo modo pazienti da tutto il mondo. Attenzione, però. Chi investe a Venezia deve avere due caratteristiche sulle quali non tratto: possedere tanti quattrini e creare posti di lavoro.
Basta?
Assolutamente, no. La seconda mossa strategica sarà la creazione di un’Agenzia di sviluppo. A Marghera abbiamo 2.200 ettari a disposizione per attrarre nuove imprese. Per prima cosa voglio che non sia più un Sin (Sito d’interesse nazionale, Ndr), una classificazione che ci ha portato solo problemi. È uno scandalo che negli ultimi vent’anni le fabbriche si siano chiuse e non sia mai stata avviata alcuna nuova attività in grado di creare nuova occupazione. Ecco perché i giovani scappano via dall’Italia.
E il casinò?
Una volta girava al Comune 100 milioni l’anno. L’azienda va conservata e allo stesso tempo rilanciata. Proporrò la rotazione dei dirigenti e valorizzerò le risorse interne. Penso a un ruolo proattivo anche per i croupier. Potrebbero per esempio segnalare al Comune i clienti più facoltosi a cui offrire l’opportunità di eventuali investimenti a Venezia.
Via Piave, all’uscita della stazione ferroviaria di Mestre, è in mano alle mafie balcaniche. Come interverrà?
Cominceremo dalla stazione. È scandaloso che i lavori di rifacimento delle banchine proseguano da tre anni. Mestre è la stazione più brutta d’Italia, annegata per di più in una superficie immensa. Neppure i carabinieri riescono ad accedere a certi anfratti in mano a sbandati di ogni genere che lì vivono e dormono. Trenitalia non può prendersi la ciccia con l’alta velocità e buttare via l’osso dei pendolari. Ci vuole più rigore e puntualità anche per i regionali.
Capitolo grandi navi.
La marittima non si tocca. Ci sono di mezzo 5mila posti di lavoro e una logistica imponente. In pochi sanno che la maggioranza delle navi da crociera partono e arrivano a Venezia. Si chiama “home port” in gergo tecnico. Il Tronchetto è il terminale di centinaia di Tir che scaricano le derrate alimentari. Un pezzo importante della nostra economia e delle nostre eccellenze.
E l’attraversamento della laguna?
Siamo tutti d’accordo di non passare più per il bacino di San Marco e la Giudecca. Per accedere alla Marittima le navi potranno entrare per la bocca di porto di Malamocco, percorrere il canale dei Petroli e risalire il canale Vittorio Emanuele che corre parallelo al ponte della libertà.
Sindaco, ci dica le tre parole che contrassegneranno la sua azione di governo.
Lavoro, lavoro, lavoro. L’ho detto e ripetuto migliaia di volte in campagna elettorale. E non intendo sottrarmi a questo impegno per nessuna ragione al mondo.
Mariano Maugeri, Il Sole 24 Ore 12/7/2015