Aldo Grasso, La Lettura - Corriere della Sera 12/7/2015, 12 luglio 2015
L’AUDITEL SUL CANALE DEL TRAMONTO –
Dici Auditel e subito ti si apre un mondo, come se il discorso sulla quantificazione del pubblico eccedesse di gran lunga l’ambito degli addetti ai lavori e finisse per punteggiare, con differente intensità, il discorso sulla tv. Infatti, se c’è uno strumento che ha contribuito a formare l’immaginario sulla tv negli ultimi 25 anni, questo è sicuramente l’Auditel.
Intendiamoci subito sul termine «strumento»: non tanto l’Auditel come «società a responsabilità limitata» fondata a Milano nel luglio 1984, e tuttora garante della misurazione degli ascolti televisivi in Italia; quanto piuttosto l’Auditel come entità discorsiva, come termine di riferimento e, per lo più, bersaglio polemico nelle comuni conversazioni sulla tv contemporanea. Se alle 10.30 del mattino l’Auditel ha dato un responso positivo, il programma è salvo e può essere santificato; altrimenti bisogna fare altri conti, specie con la demonizzazione.
Da anni c’è chi combatte una battaglia contro la «dittatura dell’Auditel»: è una di quelle battaglie che danno soddisfazione perché alla fine uno si sente più democratico, più intelligente, più popperiano. In una parola: migliore . Ma Auditel in sé è un termometro, uno strumento demografico: vale come valgono tutti i sondaggi. Se la Rai fa una cattiva tv è solo colpa di Auditel? Non si rischia in questo modo di trasformare Auditel nel più grosso alibi per coprire le mancanze di creatività o di coraggio?
La cattiva reputazione di cui gode Auditel presso gli ambienti più fondamentalisti deriva da due pesanti distorsioni: la cattiva lettura dei dati (la media astratta con cui si sancisce la classifica dei programmi significa molto poco) e il conseguente uso palinsestuale che viene fatto di questa cattiva lettura. In altre parole, se si fa una tv elevando a canone estetico l’Auditel è inevitabile che s’instauri la cosiddetta «dittatura di Auditel», che trionfi cioè il regno della quantità (siamo pur sempre nel regno dei mass madia).
L’Auditel, che è un’astrazione necessaria perché il sistema funzioni (necessaria e scientificamente fondata), non verrà certo messa in crisi dai suoi detrattori quanto piuttosto dal nuovo scenario mediatico che si va formando, un contesto molto differente dalla tradizionale tv generalista: più canali, più frammentazione, più tv on demand . Non solo c’è una maggiore difficoltà a rilevare gli ascolti, ma ormai i social funzionano come nuovo termometro.