Franco Bechis, Libero 12/7/2015, 12 luglio 2015
DA BERLUSCONI 9’ MILIONI PER BLINDARE FORZA ITALIA
Se a qualcuno il Raffaele Fitto di turno venisse in mente di mettere in minoranza Silvio Berlusconi e provare a sfilare al fondatore la sua Forza Italia, il blitz durerebbe massimo qualche ora. Il tempo di vedersi arrivare un ingiunzione di pagamento da 9’ milioni di euro e in caso di morosità una istanza di fallimento per quel partito. Dai primi mesi del 2’15 infatti il leader azzurro da fondatore e finanziatore numero uno del partito ne è diventato il maggiore creditore formale per 9’,4 milioni di euro. Una scelta che non è stata volontaria. Da anni Berlusconi aveva garantito con proprie fidejussioni i debiti contratti da Forza Italia con le banche. Che cosa ora sia accaduto negli ultimi mesi lo ha raccontato il nuovo amministratore del partito, Maria Rosaria Rossi, nei documenti che accompagnano il bilancio 2’14, messo on line questo fine settimana. «In data 27 gennaio 2’15, 1’ febbraio 2’15 e 19 marzo 2’15», racconta nella sua relazione, «a causa della escussione di fidejussioni personali rilasciate in precedenti anni a diversi istituti bancari a garanzia di affidamenti da questi concessi al nostro Movimento, il Presidente Berlusconi ha provveduto a saldare in qualità di fideiussore i debiti esistenti nei confronti delle banche interessate. Il Presidente è divenuto il nuovo creditore nei confronti del nostro Movimento per l’importo pari ai pagamenti da lui effettuati per un ammontare globale di euro 9’.433.6’’, somma comprensiva dei versamenti già effettuati al 31/12/2’14».
Le sue parole raccontano un’altra realtà rispetto alle indiscrezioni circolate alla fine dell’anno scorso. Non è stato un atto di generosità di Berlusconi nei confronti del partito. Anzi. È stato un atto di guerra sorprendente delle banche. Tre di loro (Unicredit, Banco Popolare e Monte dei Paschi di Siena) si sono stufate di attendere la restituzione del dovuto, e hanno escusso le fidejussioni di Berlusconi in una sorta di mitragliata a Forza Italia iniziata nel mese di novembre 2’14 e terminata nel marzo 2’15. Berlusconi ha subito l’offensiva degli istituti di credito, e una volta che il danno era fatto, ha scelto di non condonare il debito al suo partito. Avrebbe potuto farlo, donare l’ultima volta della sua vita la cancellazione di un debito da 9’ milioni di euro. La nuova legge impedisce di farlo per somme superiori a 1’’ mila euro annui, ma salva le operazioni già esistenti (questo caso). Il debito poteva essere condonato, e non lo è stato. Ora non potrà più essere rimesso, e peserà sul futuro di Forza Italia.
E i conti del partito sono in stato pre-fallimentare nonostante il grande sforzo compiuto dalla Rossi (con qualche risultato) da metà 2’14. Ecco la cruda fotografia: «Il rendiconto in esame presenta, con valori espressi in unità di Euro senza decimali, un disavanzo di euro 11.881.327; per effetto di tale risultato il disavanzo complessivo aumenta passando da euro 83.548.735 del precedente esercizio ad euro 95.43’.’62». La Rossi aggiunge: «le grandi difficoltà finanziarie di Forza Italia emergono in particolar modo in riferimento ai debiti commerciali esistenti ed alle spese di funzionamento necessarie all’esistenza ed alla continuità del nostro Movimento». Non c’è prospettiva di entrate: «è necessario rimarcare che la destinazione volontaria del 2 per mille dell’Irpef ha avuto riflessi impalpabili per l’anno 2’14, poiché l’importo globale pervenuto al nostro Movimento è stato di euro 24.712». In questa situazione è difficile fare campagne elettorali. Anzi, secondo la Rossi nel 2’14 Forza Italia le avrebbe perse tutte proprio per insufficienza di fondi: «non ha potuto effettuare investimenti appropriati a causa della scarse risorse a disposizione; tale circostanza ha influenzato molto negativamente l’esito delle votazioni, in conseguenza delle pochissime iniziative di comunicazione che per forza di cose si sono potute intraprendere».
Non basta il taglio dei costi, che pure c’è stato mettendo in cassa integrazione gli 86 dipendenti del partito (non pochi, anche se 5 sono in aspettativa)parte a rotazione con orario ridotto della metà (44) e parte a zero ore (37). Ma allarga le braccia la Rossi «da un punto di vista economico la prevedibile evoluzione della gestione nell’anno 2’15, tenuto conto che non perverrà alcun contributo dello Stato a fronte delle importanti votazioni che si svolgeranno nella prossima primavera, sarà di complicata amministrazione». Poi davanti all’ufficio di presidenza del partito l’11 giugno scorso ha corretto in peggio: «sarà di complicatissima amministrazione».