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 2015  luglio 11 Sabato calendario

«CON LA GIUNTA ALEMANNO LA MAFIA INTIMIDIVA, CON QUELLA MARINO CORROMPEVA»

LA RELAZIONE
ROMA Uno dopo l’altro: lasciano, si dimettono, abbandonano gli incarichi politici. Due giorni fa Liborio Iudicello, segretario comunale e direttore generale. Ieri Mattia Stella, capo segreteria del sindaco Ignazio Marino. L’inchiesta giudiziaria li ha coinvolti marginalmente, quella politica li ha travolti. E così la giunta in carica continua a perdere pezzi. La relazione del prefetto Franco Gabrielli è sul tavolo del ministro Angelino Alfano che sembra orientato a portare il suo parere in Consiglio dei ministri in tempi brevi, entro la fine di questo mese. Quasi certamente non ci sarà commissariamento per la Capitale, sebbene all’orizzonte dell’attuale gestione si veda ugualmente una Roma “commissariata” in lotti con Municipi sciolti per mafia, a partire da Ostia, e traghettati verso le elezioni da vice-prefetti. Dipartimenti, con infiltrazioni mafiose, “decapitati” dei dirigenti e d’ora in poi sorvegliati speciali. Se è pur vero, infatti, che la relazione, «senza entrare nel merito sul ruolo rivestito da Alemanno», ne critica i metodi, la Commissione d’accesso sottolinea quanto anche la giunta Marino «restituisca il quadro di un’amministrazione inquinata, connotata da una profonda mala gestio, in cui il condizionamento mafioso produce una pesante deviazione del canone di legalità della funzione di indirizzo politico».
I METODI
Quando c’era Alemanno - afferma il prefetto - mafia Capitale usava «come strumento principe l’intimidazione mafiosa». Con Marino, l’aggancio avviene attraverso «la disponibilità di amministratori e dipendenti pubblici acquisiti con la corruzione agevolata in specifici casi dalla vicinanza di alcuni ambienti politici a Buzzi, in virtù del suo ruolo di rilievo nel mondo della cooperazione sociale». L’attuale sindaco, poi, avrebbe anche dato «abbia dato precisi e non trascurabili segnali. Seppure - aggiunge Gabrielli - va precisato che, almeno all’inizio della gestione, si tratta di scelte non dettate da una precisa e consapevole volontà di contrastare l’illegittimità e il malaffare, quanto piuttosto di comportamenti ispirati agli ordinari parametri di regolarità cui, di norma, dovrebbe uniformarsi l’azione amministrativa».
All’assenza di iniziative per il controllo interno al Comune, di cui principale responsabile per la relazione sarebbe l’ormai ex segretario generale Liborio Iudicello, si aggiunge «una generale assenza di iniziative di organi esterni capaci di fornire la dimensione del pericolo dell’infiltrazione mafiosa o più in generale delle anomalie esistenti nel sistema degli appalti capitolini». Per organi esterni non si intende quelli preposti a indagare, ovvero inquirenti e investigatori: Gabrielli lo specifica. Si fa riferimento alle tangenti pagate per i bus, mai entrati in servizio, per il corridoio della mobilità Laurentina che hanno visto coinvolto l’allora ad dell’Ente Eur, e braccio destro di Alemanno, Riccardo Mancini.
In passato, quindi, il Campidoglio era senza controlli e mafia Capitale spadroneggiava, ma anche oggi la situazione appare grave. Iudicello nominato sette anni fa da Alemanno, è stato confermato da Marino e si è dimesso. Gli viene contestato il mancato controllo sugli affidamenti di appalto senza gara che «appaiono - viene sottolineato - sufficienti a giustificare una proposta di rimozione dall’incarico di segretario e direttore generale di Roma Capitale, con conseguente avvio del procedimento disciplinare». Parole dure. Ancora di più le altre. «La Commissione (degli ispettori, ndr) non ricomprende il dottor Iudicello nella platea di figure che compongono il cosiddetto “capitale amministrativo” di mafia Capitale, ma la scelta di escludere dagli atti sottoposti a controllo le procedure negoziate, in un’amministrazione che di esse faceva ampio uso e abuso, si è rivelata a dir poco esiziale per la sopravvivenza del principio di legalità e ha costituito un fattore di oggettiva facilitazione delle pratiche illegali messe in atto dal sodalizio criminale capeggiato da Carminati».
GLI APPALTI
Le cose non sono cambiate nemmeno dopo la relazione del ministero dell’Economia (Mef) critica sugli appalti senza gara. I quali avevano un peso sia nella giunta Alemanno che in quella Marino, che si ritrova nei primi tempi stritolata dalle conseguenze della gestione precedente. Tra il primo gennaio 2011 e il 13 giugno 2013, ovvero gli ultimi due anni del mandato di Alemanno, gli affidamenti di appalti senza gara coprono il 36 % circa del totale degli affidamenti del Campidoglio per un valore di oltre 5 miliardi. Tra giugno 2013 e dicembre 2014 con Marino le procedure negoziate sono pari al 72 % per un valore di un miliardo: tutti appalti senza gara, ovvero affidamenti rinnovati per somma urgenza. È anche di questa macroscopica anomalia che avrebbe dovuto accorgersi Iudicello, secondo il prefetto. Ma non solo lui.
I DIRIGENTI
Per questa ragione sono diversi a dover cambiare lavoro. La relazione mette in fila i nomi di dirigenti, impiegati e singoli funzionari che rischiano di essere rimossi o allontanati sulla base del comma 5 dell’articolo 143 del Testo unico sulla pubblica amministrazione. È il caso di Gaetano Altamura, direttore del Dipartimento ambiente del comune, attualmente agli arresti domiciliari, di Claudio Turella, responsabile del servizio di Programmazione e gestione verde pubblico del Comune, arrestato a dicembre e diventato famoso perché a casa sua il Ros ha trovato 550mila euro in sacchetti con il logo del Comune di Roma. O anche di Rosanna Calistri, collaboratrice dell’assessorato alla Cultura, di Emanuela Salvatori, tornata in libertà dopo i domiciliari. E ancora, di Walter Politano indagato per associazione mafiosa. E poi di Liborio Iudicello, Mattia Stella, e Isabella Cozza recentemente rimossa dal Dipartimento politiche sociali. Infine i commissari hanno rintracciato, proponendone la rimozione, altri nomi meno noti: Alfredo Romani, responsabile dell’ufficio immigrazione, Ivana Bigari, direttore del settore Accoglienza, Giacomo Zarelli, geometra del Dipartimento manutenzione urbana, Bruno Cignini, dirigente del dipartimento Verde.