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 2015  luglio 11 Sabato calendario

«NOI, GIOIELLIERI DEI RE SIAMO IN 25 MUSEI GRAZIE A UNO STILE UNICO»

«È come per un Picasso: si riconosce lo stile anche a distanza». Quando si tratta di dire cosa fa la differenza tra un gioiello Cartier e un altro, Monsieur Stanislas de Quercize usa paragoni importanti. Il Presidente e Ceo International della maison del gruppo Richemont, al debutto della nuova collezione di Alta Gioielleria Étourdissant, ricorda come fu lo stesso Edoardo VII a definire Cartier «i re della gioielleria ed i gioiellieri dei re».
Per la casa fondata a Parigi nel 1847 da Louis Cartier, che ha tentato la via della globalizzazione già nel 1917, con l’apertura a New York nel palazzo sulla 5ª strada, adesso c’è un nuovo taglio del nastro. È la collezione di alta gioielleria Étourdissant: una linea preziosissima che unisce due temi contrapposti, l’incandescenza della luce del giorno e le ombre della sera, tra diamanti blu, opali etiopi, tormaline di Paraíba e rubini del Mozambico. Una linea innovativa, ma con spunti d’archivio: bracciali manchette, parure annodate alla lavallière e diademi a fascia trasformabili in gioielli da polso.
La nuova alta gioielleria ha sfumature inedite?
«Abbiamo ancora una grande passione per la bellezza del mondo e con Étourdissant ci siamo ispirati alla luce della riviera francese in estate. Il blu del mare, il verde smeraldo, le ombre della sera. È una creazione che fa esplodere la luce come i fuochi di artificio. È intrisa di creatività, orchestrata dalla passione e scolpita con la forza di 165 anni di expertise».
L’ engagement ring di Grace Kelly è passato alla storia. Quali sono le principesse contemporanee che indossano Cartier?
«Quando Cartier ha aperto la boutique al 3 di Rue de la Paix ha catalizzato l’attenzione delle famiglie reali di tutto il mondo. Tra il 1904 e il 1939 abbiamo fornito i gioielli per le incoronazioni di sette reali tra i quali Edoardo VII di Inghilterra. Kate Middleton ha indossato nel giorno delle nozze una tiara Cartier, che le è stata donata dalla Regina Elisabetta. E il marito William le ha regalato per l’anniversario un prezioso orologio Ballon Bleu».
Il gioiello è ancora una forma di investimento?
«Sicuramente. Lo conferma il fatto che il nostro marchio è il numero uno nelle aste di gioielli da sempre. Lo scorso mese un anello in rubini di Cartier, da Sotheby’s a Ginevra, è stato battuto a 30 milioni di Franchi svizzeri e cioè al prezzo più alto mai applicato per un gioiello. Una curiosità: il venditore ha comprato lo stesso pezzo dieci anni fa ad un prezzo pari ad un quarto rispetto al quale lo ha venduto. L’idea è quella di creazioni artistiche che aumentano il loro valore nel tempo».
Come definirebbe lo stile della maison?
«Unico, sia per la gioielleria che per gli orologi, capace di fare presa anche dopo 50 anni dalle sue creazioni. Ci sono 25 musei che espongono pezzi di Cartier, tra i quali il British Museum, il Grand Palais a Parigi, il Cremlino a Mosca, la Città Proibita a Pechino e il Metropolitan a New York».
Il pezzo best seller?
«Ce n’è più d’uno: per gli orologi il “Ballon Bleu” o il “Tank”. Nella gioielleria, a parte l’alta gioielleria, la collezione “Love” o la “Trinity”. Vediamo che si sta delineando una nuova figura di collezionista: vogliono avere le diverse creazioni da indossare diversamente di giorno o di sera. Una tendenza in grande ascesa».
A molti uomini piace indossare il bracciale Love. Cartier ha forse uno stile unisex?
«È vero che sia uomini che le donne sono attratti dalla gioielleria, e che alcuni pezzi della collezione “Love” o “Trinity” sono indossati sia da uomini che da donne. Spesso le donne amano indossare orologi da uomo e gli uomini portano con disinvoltura l’anello Trinity, simbolo universale di amore e amicizia. Ma l’alta gioielleria è chiaramente un prodotto per donne».
I diamanti sono ancora i migliori amici delle donne?
«È sempre vero, ma ci sono anche altre bellissime pietre. Gli zaffiri, ad esempio, che alle donne piacciono molto sugli anelli».
Qual è il rapporto tra Cartier e l’Italia?
«È una lunga lunga lunga storia. Gli italiani sono molto romantici, attenti alla qualità e hanno un grande senso dello stile. Ecco perché il legame tra Cartier e l’Italia è molto forte».
Il futuro di Cartier?
«È brillante e vibrante. Quando è stata creata la maison Cartier i fondatori puntavano all’eccellenza. E questa è ancora la nostra missione».