Alessandra Marmiroli, La Stampa 13/7/2015, 13 luglio 2015
GHIACCIOLO
Nasce confezionato il ghiacciolo. Legato nella memoria al gesto di soffiare come un palloncino l’involucro che lo ricopriva per staccarlo dal suo gelido cuore colorato. Fatto d’acqua, zucchero e coloranti vari, trapezoidale su stecco di legno, cugino povero del gelato, dal congelatore del bar oggi approda con tutti gli onori al banco delle gelaterie più sofisticate, che lo propongono in veste immutata ma contenuti politicamente ed ecologicamente corretti: succhi di frutta naturali, colori attenuati, gli eterni menta e limone ma anche i molto chic mojito e lavanda. Si trovano persino in farmacia quelli sugar free (da congelare a casa). C’è poi chi li nobilita e li chiama sorbetti.
È una seconda giovinezza: nuovi cultori e tanti consumatori. E qualche detrattore in meno, anche perché ipocalorico. Il ghiacciolo venne inventato, si dice, 110 anni fa dal ragazzino-affarista Frank Epperson che scordò nottetempo sul davanzale di casa a Oakland, California, un bicchiere con acqua e soda in cui aveva lasciato immersa una cannuccia e se lo trovò congelato. Ci lavorò su e nel 1923 brevettò con il nome di «popsicle» quella sua idea. Da noi arrivò con le truppe americane insieme al chewing gum. Prodotto molto local fino a metà Anni 60, da lì in poi conquistò spazi nelle locandine dei produttori di gelati.
Allegro e colorato, in questa inversione di tendenza, c’è chi della persistenza del colore ha fatto un must: Kolorki - arancia, ananas, frutti di bosco, geometrici e verticali - o, anni fa, Squalo, che vantava il persistere del suo blu. Nei prodotti di ultima generazione, vincono gli abbinamenti cromatici pazzi. Il primo a uscire dalla tinta unita d fu Arcobaleno, a 4 strati di sapore e colore differente. Dopo sono arrivati Twister (due colori in spirale ad avvolgerne un terzo al centro), Ditone (disegno kitsch e tinta a sfumare), X-Pop (un po’ scandaloso per forma fallica), Pirulo, Dracula, Dalek. Tanto che appaiono quasi seriosi i vari Solero (epperò il gusto alcolico di Strawberry Daiquiri…), Fiordifragola («freddo dal cuore morbido»), Liuk (al limone con stecco di liquirizia). Per non parlare del mitico Calippo: dentro a un tubo, mono o bicolore, persino frizzante.
Ha assunto le forme più diverse: Puffo, Topolino, Pluto, Pippo, Ninja Turtles. Pare nato per giocare. E in effetti ci fu chi pensò di usarne i bastoncini per fare costruzioni tipo Meccano. Meglio l’impiego autarchico, però, e spiaggiaiolo: quando con quei legnetti si piastrellava la parabolica della pista in sabbia per far schizzare le bilie. O, piantato al centro di un montarozzo di sabbia, se lo faceva cadere si pagava pegno: dire, fare, baciare. Era un sapore che in vendita non c’è: quello della nostalgia.