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 2015  luglio 13 Lunedì calendario

Ideologia e baruffe interne Ecco che cosa tiene unita la strana alleanza dei falchi La circostanza più rumorosa è il silenzio di Timo Soini, leader e fondatore del Perussuomalaiset, il partito dei Finlandesi

Ideologia e baruffe interne Ecco che cosa tiene unita la strana alleanza dei falchi La circostanza più rumorosa è il silenzio di Timo Soini, leader e fondatore del Perussuomalaiset, il partito dei Finlandesi. Non parla della questione greca, non al momento, anche se tutti sanno cosa ne pensa lui, euroscettico e nazionalista: non bisogna usare i soldi della gente nordica per salvare Atene. Più fonti rivelano che il 53enne neo vicepremier avrebbe minacciato di abbandonare la coalizione di governo qualora Helsinki dovesse l’avvallo a una nuova iniezione di capitali nelle casse elleniche. Il premier Sipila sa che l’addio di Soini segnerebbe la caduta di un esecutivo che ha richiesto settimane di negoziati. Crollerebbe il castello della politica e, subito dopo, quello economico. «È una questione puramente ideologica», conferma un diplomatico che conosce bene le cose finlandesi. La stessa, si osserva, che lega Helsinki alle capitali che più puntano i piedi nei confronti di un aiuto ai greci. Così fan molti. I baltici, gli slovacchi, i maltesi, oltre ai soliti tedeschi che, bisogna sottolineare, appaiono quasi solidali di fronte al partito che una volta si chiamava de «i veri finlandesi». Soini tiene imbrigliato anche il ministro delle Finanze, Alex Stubb, falco che non ama uscire dalla corrente principale anche se questa non va nella direzione che lui auspicherebbe. È coriaceo. Anche perché la Finlandia è impegnata a gestire un deficit che sforerà il 3% nei prossimi due anni, lavora a una costosa manovra. Ragionamento elementare: ci stiamo mettendo a posto, lo facciano anche loro. Se si aggiungono pensieri al limite del luogo comune, come il clima e le tradizioni incompatibili, le divinità severe nordiche contro i gaudenti dei mediterranei, è facile dire che l’Europa ha ancora molta strada prima di essere unita. Invece spunta il maltese Joseph Muscat, che riunisce Nord e Sud. Qui è una questione di soldi e principi. Il premier laburista guida un paese che ha un’economia quasi tedesca. Crescita di 3 punti, disoccupazione sotto il 6%, deficit all’1,8% del pil stimato nel 2015. «Dobbiamo essere sicuri che i greci mantengano le promesse», afferma Muscat. Riecco la fiducia, motivo guida di questo brutto affare, ma non il solo. Gli isolani hanno prestato 170 milioni ai Greci, un’esposizione che vale il 2% del pil. Vogliono riaverli indietro. Comunque non intendono perderne altri. Come i baltici. Quelli ai quali ogni tanto sembra necessario spiegare dov’è e cos’è il Mediterraneo. «Se si vogliono veramente fare le riforme si possono fare in una notte, come in Lituania durante la crisi», tuona la premier Dalia Grybauskaite, nota anche come la Magnolia d’Acciaio. Il discorso vale per lettoni ed estoni, poco inclini a fare sconti ai quelli che considerano i disordinati ellenici, concetto che trova inclini anche gli slovacchi. «Accordo impossibile senza la fiducia», ha detto il ministro dell’economia Kazimir. Un altro «tedesco», crescita al 3%, deficit sotto il 3%, debito sotto il 60, un’onda populista pronta a colpire. Il governo del socialdemocratico Robert Fico ha fatto i compiti e aiuta chi è indietro. Per principio e per salvarsi la vita politica. Proprio come tutti gli altri che dicono «no» a Tsipras. [mar. zat.]