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 2015  luglio 11 Sabato calendario

AGENZIA ENTRATE VERSO LA PARALISI 1,5 MILIARDI IN MENO DAGLI EVASORI E RISCHIO FLOP PER RIENTRO CAPITALI

ROMA.
Sul tavolo del direttore dell’Agenzia delle Entrate Rossella Orlandi i segnali assomigliano ad un bollettino di guerra. Un miliardo e mezzo di euro in meno di entrate derivanti dalla lotta all’evasione nei primi sei mesi; rallentano i rimborsi Iva alle imprese; il rientro dei capitali tramite la volontary disclosure può finire in un flop, con un grave danno per i conti pubblici. «La situazione è molto complicata, tante attività sono vicine alla paralisi. Il 2015 — si lamenta con i suoi collaboratori — poteva essere un anno di cambiamento epocale per il Fisco: avevamo riformato la lotta all’evasione, migliorato il rapporto con i contribuenti e la funzionalità della macchina amministrativa. Invece siamo fermi o facciamo passi indietro». Il grande freddo sulla macchina fiscale italiana comincia il 25 marzo 2015, con la sentenza della Consulta che boccia le nomine di oltre 1000 dirigenti incaricati tra Agenzia delle Entrate e Agenzia delle Dogane e dei Monopoli. L’Amministrazione finanziaria perde di botto il 65% dei suoi vertici aziendali. Dopo mesi di attesa il governo ha deciso che i vuoti potranno essere rimpiazzati con un concorso per esami, al quale potranno partecipare anche i dirigenti retrocessi. Ma prima del 2017, ragionevolmente, la situazione non tornerà alla normalità. I guasti, invece si vedono già adesso.
L’EVASIONE FISCALE
Nel 2014 l’Agenzia delle Entrate ha recuperato 14,2 miliardi (cifra mai raggiunta in precedenza). Nel 2015 l’obiettivo era di salire a 14,5, ma secondo alcune stime ministeriali ne saranno recuperati circa 13. Adesso il “buco” è di quasi un miliardo e mezzo. Nei primi sei mesi 2015 poi gli accertamenti definiti sono calati del 9% sul 2014 e del 13% sul 2013. Anche la maggiore imposta definita è scesa del 13%. Il trend negativo si sta accentuando nelle ultime settimane: a giugno gli accertamenti sono calati di due terzi rispetto allo stesso mese del 2014 e del 2013, e la maggiore imposta è scesa del 40% rispetto all’aprile 2014 e 2013. Anche a Palazzo Chigi crescono i timori: «C’è un rischio gettito — dicono nell’entourage economico del premier — e un rischio di fuga dei pochi bravi dirigenti rimasti, che vedendo la situazione possono essere tentati di gettare la spugna e trovare soddisfazione nel privato”.
IL RIENTRO DEI CAPITALI
Paura anche per la voluntary disclosure, il rientro dei capitali detenuti illegalmente all’estero. Dei complessivi 107 Capi Ufficio Controlli delle direzioni provinciali che dovevano coordinare le pratiche, ne sono rimasti solo 5 a guidare un lavoro certosino in cui ogni pratica è un caso a sé, da valutare singolarmente. Una corsa contro il tempo: il mese critico, settembre, è alle porte e sono pressoché simultaneamente scomparsi di tutti i dirigenti che avrebbero dovuto seguire l’intera operazione, ora nelle mani di funzionari e capi reparto.
I RIMBORSI RALLENTANO
Dichiarazione precompilata, fatturazione elettronica, aggiornamento delle attività catastali. Molti cambiamenti rischiano di svanire, e uno degli effetti più diretti per cittadini e imprese è il ritardo nell’erogazione dei rimborsi. Negli ultimi mesi la Lombardia ne ha pagato 1500 in meno rispetto all’anno scorso e in tutta Italia per le imposte dirette nel primo semestre il calo è dell’8% rispetto ad un anno prima. Peggio per imprese e professionisti, dove il calo Iva è del 10% Le lavorazioni che passano tramite Civis si sono ridotte di un quarto. In flessione anche la trattazione degli atti giudiziari e delle dichiarazioni di successione. La Confindustria è in allarme, le imprese rischiano l’asfissia finanziaria. Dice Andrea Bolla, presidente del comitato tecnico per il Fisco dell’associazione degli imprenditori: «Servono Agenzie fiscali efficienti, con tempi utili alle imprese. Diciotto mesi di incertezze organizzative è proprio quello che oggi non ci possiamo permettere».
LE CASSE DEGLI ENTI LOCALI
Per l’Agenzia passano i modelli F24 per i versamenti delle imposte di tutte le amministrazioni comunali: nel 2014 sono stati trattati oltre 233 milioni di modelli, per un controvalore di oltre 570 miliardi di euro. Adesso a gestire questo tesoretto è rimasto un solo dirigente. E sul fronte delle amministrazioni locali alle Entrate segnalano anche l’aumento dell’indice di conflittualità con i cittadini: la difficoltà di trattazione delle autotutele, a cause delle carenze di organico, sta portando a un fisiologico incremento dei ricorsi. Gli atti impugnati dal contribuente con reclamo-mediazione o ricorso giurisdizionale tra gennaio e maggio 2015 ha superato quota 87mila, 7mila in più dello scorso anno: cresce il carico di lavoro degli uffici, che però sono sguarniti.
LE SCRIVANIE VUOTE
I vuoti nell’organico sono clamorosi, e i pochi dirigenti rimasti tamponano i buchi come possono, firmando documenti e dando nulla osta a raffica in pochi minuti. Il direttore dell’ufficio provinciale di Torino (area ex Catasto) adesso copre l’interim di tutto il Piemonte. La direzione regionale della Lombardia è rimasta con soli tre dirigenti, uno dei quali a gennaio andrà in pensione. In quella provinciale di Milano, una delle più grandi d’Italia (712 dipendenti, 300mila servizi erogati) un solo dirigente ha l’interim degli undici che sono stati declassati. E così anche a reggio Emilia, Parma, Modena, Forlì-Cesena.
A Roma il dirigente della direzione provinciale Roma I deve fare il lavoro di 8 colleghi (350mila pratiche lo scorso anno), e quelli di Napoli I e Napoli II di quattro a testa. Infine, dei 107 Uffici Controlli delle direzioni provinciali, solo 5 sono diretti da titolari. E in tutta Italia non c’è più nessuno che coordini le complicatissime indagini degli Uffici Antifrode e degli Uffici Grandi Contribuenti.
Alle Entrate si respira un clima da ultima spiaggia. E per questo la Orlandi pensa di scrivere ai dipendenti una lettera, nella quale li esorta a resistere. «Ma la politica deve darci un segnale — dice al suo staff — anche perché sta ripartendo un processo di delegittimazione dell’Agenzia che ci fa tornare indietro nel tempo, quando alzavano i forconi e lanciavano le molotov contro i nostri uffici. E se continua così — si sfoga — temo che tra un po’ le rivedremo».
Fabio Bogo, la Repubblica 11/7/2015