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 2015  luglio 11 Sabato calendario

DEPUTATE TEDESCHE, REGOLE DI STILE

Berlino
Il termometro a Berlino ha raggiunto i 34 gradi e i berlinesi boccheggiano come le truppe di Rommel a El Alamein. Gli uomini se ne vanno per strada in short e sandali, molti a torso nudo. Le donne si vestono leggere, ma con più eleganza. La tentazione di dimenticare giacca e cravatta è forte anche per gli Abgeordnete, i deputati.
E per le loro colleghe di indossare abitini come se fossero a Rimini o in Costa Azzurra. Il presidente del Bundestag, il cristianodemocratico Norbert Lammert, è il tutore attento a che il parlamento mantenga la sua eleganza e dignità. Diciamo, a che i deputati non diano spettacolo come a Roma. Fino a poco tempo fa si era dovuto occupare soprattutto degli uomini, non osando interferire nell’abbigliamento delle signore parlamentari. Ma ora stanno esagerando a loro volta.
La cravatta divenne un problema politico nel 2011. Adrej Hunko, eletto segretario della Linke, il partito dell’estrema sinistra, rifiutò di indossarla, imitato dal collega dei verdi Sven-Christian Kindler. Il segretario della Cdu, Jens Koeppen, protestò: non si potevano fare eccezioni, la cravatta è obbligatoria per tutti, a difesa della dignità del Bundestag. E ai due reprobi, Lammert impedì di entrare in carica finché non fossero apparsi con giacca e cravatta, quale cravatta non importa. In seguito Alexander Süßmair, sempre della Linke, rimase fermo sul rifiuto e venne sospeso da Lammert.
Il verde Uwe Kekeritz ha preferito dimettersi da segretario pur di non sfoggiare una cravatta. I ribelli protestano argomentando che in nessun regolamento scritto si trova riportato l’obbligo della cravatta. Lammert ribatte che quel che è scontato non va necessariamente vietato ufficialmente. A nessuno verrebbe in mente di scrivere nel regolamento che è vietato apparire al Bundestag con sandali da spiaggia e in T-shirt, come è avvenuto a Roma. Probabilmente il bravo Norbert impazzirebbe se fosse costretto a tenere in ordine il parlamento italiano. Ha osato anche minacciare una multa di mille euro per i deputati che pronuncino parolacce.
Ma trattare con gli uomini è più facile che richiamare all’ordine le signore. Frau Ilse Aigner, della Csu, il partito cristianosociale che si presenta solo in Baviera, è apparsa al Bundestag in dirndl, il costume regionale, dalla profonda scollatura e dall’ampia gonna. Per capirci, quello che sfoggiano le cameriere all’Oktoberfest a Monaco. È stata ripresa, prima che da Lammert, dalle sue colleghe di altre regioni. «Quel che per voi è poco elegante, è normale in Baviera», ha risposto la deputata, 37 anni, che, per la cronaca, indossava un dirndl verde cupo e non aveva esagerato con la scollatura.
Come avrebbero reagito le deputate di Berlino dinnanzi a una Boschi che andò a firmare come ministra da Napolitano sfoggiando tacchi vertiginosi e un paio di pantaloni aderenti?
Frau Ilse è recidiva: di recente è tornata al Bundestag senza dirndl, ma portando sotto la giacca una maglietta rossoblu del suo Bayern, per solidarietà con la squadra del cuore, appena buttata fuori dalla Champions League dal Barcellona. Il deputato della Linke, Alexander Ulrich, ha protestato ufficialmente: la maglietta del club non gli interessa, ha detto, ma è contro l’indiretto messaggio pubblicitario (sulla maglia del club c’è anche il nome dello sponsor). Per la cravatta si è arrivati a un compromesso. Lammert, elegante e non avaro, ha regalato a spese sue una cravatta a tutti i 30 segretari del Bundestag, ma ufficialmente ha rinunciato all’obbligo di sfoggiarla.
Comunque, in passato era peggio. Nella prima seduta parlamentare della storia, a Bonn nel lontano 1949, i 17 deputati bavaresi apparvero in Lederhosen, i tradizionali calzoncini di cuoio, mettendo in mostra ginocchia poco atletiche e polpacci pelosi. Negli anni Cinquanta il presidente del Bundestag, Eugen Gerstenmaier, osò proibire le bretelle, i deputati dovevano tener su i calzoni con una cintura.
E nel 1970 la deputata socialdemocratica Liselotte von Bothmer venne espulsa dalla sala perché indossava un paio di calzoni.
Roberto Giardina, ItaliaOggi 11/7/2015