Maria Laura Rodotà. Corriere della Sera 11/7/2015, 11 luglio 2015
«MOTIVI PERSONALI». VAROUFAKIS MANDA LA GIUSTIFICAZIONE E VA AL MARE –
Come uno scolaro in imbarazzo, di quelli con una mamma esasperata che scrive «motivi familiari» sulla giustificazione, Yanis Varoufakis ha marinato il voto decisivo sull’accordo Grecia-Resto del mondo. Non è una battuta, ha dichiarato proprio cosi. Motivi familiari, e se così fosse non ci dovrebbero interessare, fosse la figlia adolescente che sta in Australia o la moglie che già lunedì, da lui esibita appollaiata sulla moto, aveva un’aria seccata. E forse l’ha portato a farsi un po’ di mare sull’isola di Egina, davanti ad Atene (dove sua moglie ha una casa affittabile su Airbnb, pare senza licenza, come capita). Motivi personalpolitici, è più probabile, magari. Magari una riflessione alla Nanni Moretti di Ecce Bombo: mi si nota di più se vado a votare e sto in disparte, o se non vado affatto? Prima di recarsi nell’isola, località balneare di spessore, Varoufakis ha scritto una lettera in cui informava di essere schierato a favore dell’accordo. Secondo alcuni, non è un gesto da primadonna — insomma, non solo — ma un segnale ai parlamentari di Syriza non entusiasti della trattativa: «Potrebbero imitarlo, saltando il voto», e alcuni lo hanno fatto a prescindere. Secondo altri, ancora affascinati dall’economista motociclista che piace tanto alle signore, sarebbe stata una furbata: «Cosi Varoufakis non va in Parlamento, lascia che i moderati si impicchino con la loro corda (il concetto di moderato è sempre relativo, in Grecia più che mai, ndr) e, quando la coalizione si spacca, torna in campo». Con un libro, un video, la serie House of Varoufakis? Non sembra chiaro, ma era prevedibile che non lo si vedesse in pubblico per un po’. Perché aveva detto che si sarebbe tagliato un braccio pur di non firmare un accordo che includeva politiche di austerità per la Grecia. Perché esattamente una settimana fa, intervistato da Irene Hernandez per El Mundo — che pensava di non aver capito e si era fatta ripetere la parola tre volte — aveva definito «terroristi» i creditori con cui si sta venendo a patti. E perché i capi di Syriza, con cui ha lavorato cinque mesi e che l’hanno sconfessato dopo neanche uno (all’Eurogruppo di febbraio; Tsipras lo fece tornare indietro per fargli dire il contrario di quello che aveva appena concordato) ne parlano malissimo. Come di un tipo con molto uso di mondo ma inaffidabile; «non tanto sincero», secondo loro, anche. Ora si sentono rassicurati dall’economista oxfordiano Euclides Tsakalotos, che è molto sobrio e non fa sbrasate a Bruxelles. Ora si segue con un po’ di stanchezza l’ultima non-performance dell’ex ministro delle Finanze, lo si segue perché è l’unico elemento diventante di un dipanarsi di eventi drammatico, ma non diverte tanto, in effetti, oramai.