Antonio Sgobba, Wired 9/7/2015, 9 luglio 2015
IL GRANDE BUSINESS DEL PIACERE SOLITARIO
Kendra Sunderlund è una studentessa della Oregon State University diventata celebre con un video di 31 minuti postato su PornHub in cui si masturba nella biblioteca della sua facoltà. In seguito al successo della sua prima esibizione ha aperto il suo personale sito pay-per-view PlaywithKendra.com. Kendra non è la sola a fare affari coniugando autoerotismo e nuove tecnologie. Sono sempre di più le società e le startup impegnate nel settore del cybersesso. Il mercato è promettente per l’incrociarsi di due fenomeni: da un lato è in crescita il numero di donne che dichiarano di masturbarsi, dall’altro aumentano gli uomini che fanno ricorso a sex toys per l’autostimolazione. «La tecnologia ha rimosso lo stigma sociale su questo argomento», ha affermato in un recente convegno sul tema Belisa Vranich, ricercatrice in Psicologia clinica della New York University.
«Il sesso su Skype non è altro che due persone che si masturbano separate da uno schermo. Essere una cam-girl è una reale possibilità lavorativa. Diciamocelo, i siti di “revenge porn” si basano su raccolte di immagini da e per persone che si masturbano». Del resto, come ricorda lo storico Thomas Laqueur nel classico studio Sesso solitario, in un sistema economico classico l’autoerotismo è condannato come uno spreco e un atto contro la società, ma se invece consideriamo la new economy allora possiamo osservare che i principi alla base della masturbazione sono gli stessi alla base di una moderna economia dei consumi (e di internet): «Immaginazione, solitudine, dipendenza». — ANTONIO SGOBBA