Giorgio Ponziano, ItaliaOggi 10/7/2015, 10 luglio 2015
LA SICILIA È LA GRECIA D’ITALIA
Una bandiera greca issata (abusivamente) sul pennone del palazzo della Regione Sicilia. L’iniziativa è degli oppositori alla giunta Crocetta ma, al di là della polemica politica, c’è l’implacabile atto d’accusa della Corte dei Conti. La Sicilia è in default come la Grecia. E altre Regioni sono sull’orlo dell’abisso. Nel decennio 2003 - 2013 la spesa delle Regioni è cresciuta del 21% e il trend sta continuando. Soltanto per i costi della politica, le Regioni gravano sui contribuenti per 1 miliardo di euro l’anno. È questo il costo complessivo dei consigli regionali, quasi quanto la camera dei deputati. I compensi lordi ai consiglieri ammontano a circa 230 milioni, mentre si spendono circa 170 milioni per pensioni e vitalizi dei consiglieri cessati dal mandato. I contributi ai gruppi consiliari raggiungono i 100 milioni e gli emolumenti lordi a ciascuno dei 1117 consiglieri regionali arrivano a poco più di 200.000 euro all’anno.
Le Regioni hanno a bilancio 190 miliardi di spesa corrente l’anno, tra il 2013 e il 2014 è cresciuta di 909 milioni portando con sé l’aumento del fisco regionale: nel 2014 l’addizionale regionale ha fruttato 11 miliardi di euro, un aumento del 400% (!) in poco più di 15 anni. La punta di questo iceberg è la Sicilia. Il documento è ufficiale, : l’indebitamento della Regione rispetto al 2013 è cresciuto di ben 1,3 miliardi di euro. Cosicché oggi la Sicilia si ritrova con un passivo di 6 miliardi 398 milioni di euro. Non solo. Il consiglio regionale sta deliberando un nuovo mutuo da 1 miliardo 776 milioni per ripianare i debiti delle Asl e così l indebitamento supererà i sette miliardi.
Tecnicamente si chiama default, come per la Grecia. . Scrive la Corte dei conti che è «necessario e improcrastinabile sottoporre il bilancio regionale a un piano triennale di rientro concordato con il governo centrale per il ripristino strutturale dell equilibrio di bilancio La situazione è di grave emergenza per il deterioramento dei conti e il peggioramento della situazione finanziaria che rende improcrastinabile l esigenza di predisporre un concreto programma di rientro del deficit ormai strutturale e consolidato in modo da realizzare un effettivo e credibile risanamento». I politici siciliani, come quelli greci, tentano di mettere la testa sotto la sabbia. Il presidente della Regione Sicilia, Rosario Crocetta, ha cambiato 35 assessori in 32 mesi: può funzionare una giunta in queste condizioni?
Ogni giorno in Sicilia si pagano 1,23 milioni di euro di interessi. Ancora: la Regione Sicilia ha un dirigente ogni 8,6 dipendenti, quasi ventimila impiegati Logico che un osservatore americano di cose italiane, Edward Luttwak, se ne esca con giudizi trancianti: «La Sicilia è la Grecia d’Italia e il governo regionale siciliano andrebbe commissariato, ha un numero enorme di dipendenti che non fanno niente e che andrebbero licenziati domani mattina. A Palermo non vedi un solo vigile che lavora».
Crocetta tenta di difendersi. «Sono disposto ad assumermi tutte le mie responsabilità ma ho ereditato una Regione con sei miliardi di deficit. Niente elezioni, siamo noi a dovere agire adesso, con il Pd e gli alleati abbiamo la responsabilità di salvare la Sicilia dal default». Il fatto è che non gli credono neppure all’interno del Pd. Il consigliere regionale renziano Fabrizio Ferrandelli, ha presentato una mozione di sfiducia nei confronti del presidente e dice: «Crocetta continua a ripeterci che, insieme, possiamo fare le riforme e completare la rivoluzione, con un elenco della spesa che sento da oltre un anno, ho la sensazione di trovarmi dentro il Titanic».
Ferrandelli ha ragione soprattutto alla luce di quanto dichiara il procuratore generale d’appello presso la Corte dei conti, Diana Calaciura Traina: «Non accenna a diminuire in Sicilia il fenomeno predatorio della corruzione. I sistemi criminali si sono affinati ed operano oggi più di ieri attraverso modalità camaleontiche. Crisi economica e corruzione procedono di pari passo, creando un circolo vizioso. Rivolgo un plauso per l’approvazione da parte del parlamento della nuova legge anticorruzione che ha introdotto pene più severe per i delitti contro la pubblica amministrazione e nuove figure di reato».
Crocetta non si sente solo. Nella gara verso il default c’è anche il presidente del Piemonte, Sergio Chiamparino, che ancora non conosce il suo destino politico (i magistrati debbono pronunciarsi su una vicenda di firme irregolari sotto le sue liste alle ultime elezioni) ma sta contando il passivo (lasciatogli dal predecessore Roberto Cota) che raggiunge i 9 miliardi. Peggio della Sicilia in termini assoluti, meglio se si considera il rapporto col pil, assai inferiore sull’isola. In ogni caso dalle casse del Piemonte se ne vanno ogni giorno 1,23 milioni per pagare gli interessi, per un totale annuo di 450 milioni. Così la Corte dei Conti ha negato la certificazione di parte del bilancio, Insomma, un gemellaggio Nord-Sud fondato sul deficit. E la Grecia è a un passo.
Giorgio Ponziano, ItaliaOggi 10/7/2015