Carlo Pelanda, MilanoFinanza 10/7/2015, 10 luglio 2015
COME CEDERE BENI PUBBLICI PER TAGLIARE IL DEBITO
Dal 1997 scrivo periodicamente articoli che invocano un’operazione sintetica patrimonio contro debito, perché se non si taglia quest’ultimo di almeno il 20% in modo secco l’Italia non potrà riuscire né a crescere abbastanza né a ridurre la sua vulnerabilità alle crisi di fiducia.
Mai ottenuto riscontri, eppure insisto perché il momento, è del tutto evidente, lo richiede. I passi principali da fare sono: 1) trasferimento del patrimonio pubblico disponibile statale e locale (con una legge che ne ricentralizzi la proprietà) a un neocostituito Fondo italiano di bilanciamento (Fib) di proprietà statale;
2) il Fib si configura come una società di cartolarizzazione multicomparto, regolamentata, che ha la capacità di emettere obbligazioni aventi come sottostante il rendimento della valorizzazione e dell’alienazione di immobili, partecipazioni e concessioni pubbliche, nazionali e locali;
3) le obbligazioni emesse dal Fib, quotate, vanno usate per rimborsare aliquote di titoli di debito italiano quando giungono a maturazione. In tal modo il patrimonio viene finanziarizzato al fine di rimborsare una parte del debito senza il bisogno di rifinanziare un equivalente ammontare del debito stesso in asta, così riducendone il volume assoluto. Di quanto? Il valore potenziale su cui lavorare per attualizzarlo potrebbe essere tra i 500 e 600 miliardi, considerando che la gestione da parte del Fib potrebbe migliorare i rendimenti di molti beni pubblici oggi non valorizzati.
Quando attuare un simile programma? Il ricorso alla cartolarizzazione permette di non dover vendere i beni o di venderli in momenti di mercato favorevole, in tempi anche lunghi, ma incassando subito i soldi. Lo strumento è quello delle obbligazioni variabili supersintetiche e/o organizzate come pacchetti di emissioni specializzate dai rendimenti superiori a quelli dei titoli di Stato ma dotati di qualche eurogaranzia che ne tenga il rating a livello di investment grade.
Dopodiché si può ipotizzare che in cinque anni – tempo di operatività progressiva del Fib – si possano abbattere almeno 500 miliardi di debito. Ciò significa portarlo vicino a un più sostenibile 100% del pil, con risparmio di circa 20 miliardi all’anno di spesa per interessi e con benefici indotti tali da aumentare di almeno l’1,3% la crescita potenziale dello stesso pil. Il solo avvio dell’operazione farebbe scontare in anticipo al mercato tali benefici invertendo il profilo corrente dell’Italia, considerata una mina nell’Eurozona e nel globo. Nuovamente chiedo attenzione su questa soluzione sovrana e innovativa, che invece di servire il debito con depressive tasse patrimoniali ai privati lo riduce (in parte) pagandolo con beni del patrimonio pubblico resi liquidi.
Carlo Pelanda, MilanoFinanza 10/7/2015