Andrea Pira, MilanoFinanza 10/7/2015, 10 luglio 2015
LA CINA RIMBALZA PER DECRETO
La mano invisibile di Adam Smith non è di casa a Pechino. Al contrario il governo centrale cinese è intervenuto in maniere più che decisa per arginare il crollo dei listini della Cina continentale e portarli di peso in territorio positivo. Il rimbalzo che ha portato la borsa di Shanghai a chiudere con il miglior risultato dal 2009 è di fatto avvenuto per decreto.
Dopo un apertura in negativo, ieri l’indice Shanghai Composite ha chiuso in rialzo del 5,76% a 3709,33 contro il calo del 5,9% registrato il giorno prima. Il listino di Shenzhen, dominato dalle piccole-medie imprese, ha fatto +4,25%. E le misure prese dal governo, dalla banca centrale e dall’autorità di vigilanza sui mercati hanno avuto effetti benefici anche sull’indice Hang Seng di Hong Kong, che ha risposto con un più 3,73%.
La volatilità resta comunque alta e i listini cinesi in pratica ancora dimezzati. Circa il 50% delle società è sospeso volontariamente dalle contrattazioni per evitare perdite. Da ieri sono inoltre in vigore le pesanti restrizioni imposte per frenare i ribassi e scongiurare lo scoppio definitivo della bolla azionaria, in parte gonfiata da Pechino favorendo l’afflusso di piccoli investitori, la maggioranza sui listini cinesi, per drenare fondi dal mercato immobiliare in surriscaldamento. Per bloccare le vendite le autorità cinesi le hanno in pratica vietate.
Tra le misure adottate c’è infatti il divieto per i soci di riferimento, ossia quelli che detengono partecipazioni superiori al 5% in una società, di cedere le loro quote nei prossimi sei mesi. Le restrizioni si applicano anche ai top manager delle aziende. Mentre le grandi imprese pubbliche che hanno ricevuto l’ordine di comprare e dovranno aggiornare il governo centrale sulle azioni acquisite. Per la stampa cinese potrebbero inoltre entrare in campo i due istituti di credito statali China Development Bank ed Export-Import Bank of China, pronti a investire in A share. A sua volta la China Securities Regulatory Commission, la Consob cinese, guidata da Xiao Gang, ha annunciato nel pomeriggio l’estensione dei prestiti che presentano fondi azionari come collaterale. L’autorità, scrive Bloomberg, ha inoltre cancellato le riunioni per discutere le domande di nuove ipo previste per la prossima settimana.
L’ultimo intervento per ridare fiato al mercato sono infine i cosiddetti rescue bond, come sono già stati rinominati dagli operatori secondo quanto riportato dal magazine Caijing. Si tratta di bond per un valore di 80 miliardi di yuan, circa 11 miliardi di euro, a un tasso del 4,5%, emessi sul mercato interbancario dalla China Securities Financial Corporation, il veicolo controllato dalla vigilanza sui mercati con il compito di prestare soldi alle società di intermediazione finanziaria.
Intanto è partita la caccia ai responsabili del tracollo. La banca centrale ha chiamato in causa la polizia che ha aperto un’indagine su possibili casi di vendita di azioni con scopo fraudolento. È la prova che le autorità vogliono usare «il pugno» contro le attività illegali, ha commentato l’agenzia ufficiale Xinhua. L’apertura di un’inchiesta lascia inoltre presagire che presto potrebbe cadere qualche testa proprio all’interno della vigilanza. Non è però detto che la calma imposta al mercato dal governo abbia posto fine alle turbolenze. «È in corso un naturale riaggiustamento dei prezzi al ribasso che corregge quel 150% di performance che il mercato di Shanghai ha registrato negli ultimi 12 mesi», ha commentato l’economista ed esperto di finanza Michele Geraci. «La bolla di Shanghai ha iniziato a gonfiarsi dal momento in cui è aumentato il valore sul listino degli investimenti dei cittadini privati, incantati da questa alchimia finanziaria. È chiaro che il motivo per cui il mercato è salito negli ultimi 12 mesi è puramente speculativo, senza nessun collegamento con i fondamentali economici. Anzi, in controtendenza».
Andrea Pira, MilanoFinanza 10/7/2015