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 2015  luglio 10 Venerdì calendario

IL TAR SALVA CHIAMPARINO BOCCIATI I RICORSI SULLE FIRME

Adesso chi sosteneva che la sua buona stella era in caduta libera si dovrà ricredere. Sergio Chiamparino ce l’ha fatta anche stavolta: resta in sella alla guida del Piemonte. Niente dimissioni, come andava ripetendo da settimane, qualora il Tar avesse messo in dubbio la regolarità delle elezioni regionali dello scorso anno. I giudici hanno invece rigidamente distinto i salvati (molti) dai sommersi, anzi, coloro che restano in bilico. E il primo dei salvati è lui.
Ricorsi inammissibili per tre liste su quattro, recita il dispositivo della sentenza emessa a metà pomeriggio, che manda all’aria i piani di chi pensava di poter tornare al voto in autunno e spezza l’illusione di chi sperava di trovare una riabilitazione postuma (vedi l’ex presidente Cota, caduto con un anno d’anticipo proprio a causa delle firme false).
L’ex consigliera provinciale della Lega Nord Patrizia Borgarello – a capo di un’Armata Brancaleone che raccoglie nemici politici di Chiamparino, maghi delle liste tarocche, ex consiglieri regionali e mescola battaglia politica e rancori personali – chiedeva di annullare quattro liste viziate da una valanga di firme false e irregolarità varie: Pd di Torino e Cuneo, lista civica del Monviso e listino del presidente. Quest’ultima, se cancellata, si sarebbe portata con sé tutto il resto. L’avevano stabilito mesi fa gli stessi giudici del Tar: il listino (cioè i dieci consiglieri entrati in Regione di diritto con la vittoria di Chiamparino, come premio di maggioranza), se annullato, avrebbe invalidato le elezioni. Il resto l’aveva fatto Chiamparino: in mancanza di una sentenza chiara mi dimetto e si torna a votare. Non avrebbe accettato rinvii né graticole, come capitato a Cota per quattro anni.
Non ce n’è stato bisogno: a meno di un ricorso al Consiglio di Stato che la ribalti, la sentenza del Tar legittima in buona parte la larga vittoria del centrosinistra (550 mila voti di scarto), riconoscendo che le firme da eliminare sarebbero comunque troppo poche per dichiarare nulle le liste. Con una sola eccezione, non secondaria: la lista del Pd di Torino resta in bilico. Le firme contestate sono tali e tante da metterla in discussione. Potrebbe essere annullata, ma solo dopo una sentenza del Tribunale civile che accertasse i falsi. Questione di anni. Resta il fatto che da qui a fine legislatura - o a quando arriverà una sentenza definitiva - ci sono otto consiglieri democratici in bilico, a cominciare dal capogruppo, nonché segretario regionale, Gariglio, l’assessore al Lavoro Pentenero e il presidente del Consiglio regionale Laus. Resta, soprattutto, il fatto che la procura di Torino continua a indagare sui falsi che hanno accompagnato la presentazione delle liste. Tanti, macroscopici e grossolani: gli indagati al momento sono tredici e non è escluso che aumentino nei prossimi giorni.
Paola Italiano e Andrea Rossi, La Stampa 10/7/2015