Luca Gualtieri, MilanoFinanza 9/7/2015, 9 luglio 2015
TONONI IL CANDIDATO FAVORITO
Mentre Alessandro Profumo inizia l’ultimo mese di permanenza al Monte dei Paschi (l’uscita potrebbe essere ufficializzata il prossimo 6 agosto, in concomitanza con la presentazione della semestrale), le diplomazie senesi sono al lavoro per individuare il possibile successore. Dopo il passo indietro di Pietro Modiano, il nome che circola con sempre maggior insistenza a Siena ma soprattutto a Roma è quello dell’ex presidente di Borsa Italiana, Massimo Tononi. Non vi è dubbio che, malgrado la smentita di rito di mercoledì («non so perché giri il mio nome»), Tononi piaccia sia ai grandi azionisti del Monte che ai mercati, soprattutto per l’approfondita conoscenza delle piazze finanziarie acquisita alla Goldman Sachs. Senza dimenticare le buone entrature in politica costruite prima all’Iri di Romano Prodi e poi come sottosegretario all’Economia nel secondo governo del Professore, e il legame cementato in Mittel con il mondo bazoliano. Al momento, comunque, la partita della presidenza resta aperta, anche perché legata a doppio filo con l’evoluzione della governance del Monte. In primo luogo i grandi soci (nessuno dei quali detiene oltre il 4,5%) dovranno definire il nuovo patto di sindacato che stabilizzi la governance della banca attorno a un nucleo ampio e coeso di azionisti. L’alleanza sottoscritta nella primavera 2014 tra Fondazione Mps, Btg Pactual e Fintech Advisory blinda ormai solo lo 0,5%. Il 31 luglio scadrà il periodo di lock-up di Btg che da quel momento avrà le mani libere per vendere, mentre Fintech resterà legata all’ente fino al 31 marzo 2016. In assenza di altri soci forti e con Axa impossibilitata a entrare in un patto, gli occhi sono puntati su puntati su Alessandro Falciai, che dallo scorso anno custodisce tramite la sua Millennium Partecipazioni l’1,7% del Monte. L’exploit nel corso dell’ultima assemblea di bilancio è stato dei più incoraggianti, visto che la sua lista ha ottenuto quattro posti in consiglio di amministrazione, uno in più rispetto ai francesi di Axa. Ecco perché oggi i poteri senesi guardano a Falciai come al possibile alleato di domani. Resta poi da decifrare la posizione del Tesoro, che dalla scorsa settimana è entrato in Mps per il pagamento in azioni degli interessi sui Monti bond. Via XX Settembre ha oggi il 4,024% e, pur senza intervenire direttamente nella governance, potrebbe esercitare una moral suasion nelle scelte più importanti della banca, a partire da quella del presidente. La partita, insomma, è molto intricata e il tempo per eventuali ripensamenti non mancherà visto che l’assemblea potrà essere convocata soltanto trenta giorni dopo le dimissioni di Profumo e dunque, verosimilmente, si terrà a settembre inoltrato.
Sullo sfondo, ma neanche tanto, resta poi la partita dell’aggregazione. Entro domenica 26 luglio la banca senese dovrà fare chiarezza sulle strategie che intenderà seguire per convolare a nozze, come più volte richiesto dalla Bce. Al momento il matrimonio non sembra imminente e qualche banchiere d’affari ritiene che la partita potrebbe prolungarsi fino ai primi mesi del 2016, quando il quadro congiunturale potrebbe essere meno complesso. Le parole pronunciate ieri da Profumo ai microfoni di Class Cnbc (vedere altro articolo in pagina) escludono l’ipotesi di uno spezzatino, ritenuta da molti la strategia più efficace per mantenere una proprietà italiana. Il partner favorito per una soluzione di questo genere sembrava Ubi Banca che avrebbe potuto aggiudicarsi gli asset del Nord Est, cioè la ex Banca Antonveneta. Nelle ultime settimane, però, questa ipotesi si è alquanto raffreddata e c’è chi ritiene che Brescia stia ragionando su altre possibili aggregazioni, a partire da un matrimonio con il Banco. In tal caso il futuro sposo di Mps sarà con ogni probabilità straniero perché solo una banca estera oggi avrebbe la potenza di fuoco per conquistare Siena. L’idea non dispiace agli stessi senesi che, con l’arrivo di un compratore da oltre confine, sperano di mantenere la direzione generale all’ombra della Torre del Mangia. E di nomi ne circolano già più d’uno, dallo spagnolo Bbva al francese Agricole.
Luca Gualtieri, MilanoFinanza 9/7/2015