Lingling Wei, MilanoFinanza 9/7/2015, 9 luglio 2015
LA MISSIONE IMPOSSIBILE DI XIAO
Quando il mercato azionario cinese raggiungeva l’ennesimo record, il 12 giugno scorso, Xiao Gang, capo dell’autorità di controllo dei mercati finanziari, dichiarò a un gruppo di funzionari d’élite del Partito Comunista che il mercato aveva ancora spazio per salire. Il giorno dopo cominciava la maggior contrazione delle borse cinesi degli ultimi anni.
Oggi Xiao Gang fa il lavoro più difficile che possa esistere in Cina. Dopo aver cavalcato il rally di borsa, cominciato a fine 2014, ora deve convincere gli investitori a non uscire da un mercato che ha cambiato rotta. Come presidente della China Securities Regulatory Commission, è compito di Xiao il promuovere il sano sviluppo dei mercati dei capitali del Paese. Ha una buona dose di indipendenza, ma alla fine la Csrc è uno strumento dello Stato. «A differenza degli Stati Uniti, il regolatore cinese è ritenuto responsabile del livello dell’indice di mercato piuttosto che dell’integrità dei mercati», fa notare David Loevinger, ex funzionario del Tesoro americano esperto di Cina. E il Partito Comunista Cinese ha dichiarato apertamente le proprie intenzioni con un’inusitata serie di misure di emergenza decise negli ultimi giorni (si veda altro articolo in pagina): il livello del mercato borsistico deve restare alto.
Nell’improvvida lezione del 12 giugno, tenuta all’Accademia di Partito, aveva descritto il rally degli ultimi mesi come la lampante espressione dell’approvazione da parte degli investitori della gestione dell’economia da parte della leadership cinese, in particolare per quanto la decisione di rallentare la crescita economica ma migliorandone la qualità. «Si tratta di un vero e proprio Toro riformista», sono le parole pronunciate da Xiao a detta di chi ha partecipato a quella lezione. Partendo da questa convinzione, oggi Xiao deve mettere in atto una delle decisioni economiche più dense di conseguenze prese dal governo cinese dal 2008 a oggi. Quell’anno venne costruito uno scudo da 586 miliardi di dollari per proteggere la Cina dalla crisi finanziaria globale. Oggi il governo sta pompando il mercato azionario per risolvere i problemi di debito che sono il risultato del maxi-stimolo del 2008. L’idea era che con la vendita di nuove azioni al pubblico in un mercato in crescita molte imprese di proprietà statale fortemente indebitate sarebbero state in grado di ripagare i debiti ed evitare di ricorrere allo Stato per essere salvate.
Xiao ora è in prima fila nello sforzo, sempre più costoso, di non arrestare la corsa del Toro. Sabato scorso, in una riunione di emergenza nella sede dell’authority, Xiao appariva logoro ma calmo. Si è attenuto al discorso scritto, raccontando ai capi delle 21 grandi società di intermediazione mobiliare di proprietà statale che il governo ha «la capacità, la fiducia e la condizione» per mantenere i mercati stabili. I broker hanno contribuito con 19 miliardi dollari alla costituzione di un fondo per comprare azioni delle blue-chip cinesi. Le azioni intraprese da Xiao sottolineano come il governo cinese intenda mantenere il vecchio modello economico incentrato sul rigido controllo dello Stato, nonostante gli impegni di abbracciare le forze del libero mercato e i progressi che aveva fatto al riguardo. Per arginare l’emorragia le autorità cinesi, guidate dal capo dei regolatori e dalla banca centrale, hanno adottato una serie di misure senza precedenti, che vanno dai massicci acquisti di azioni da parte di enti di proprietà statale a un diluvio di liquidità assicurato dalla People’s Bank of China. I critici sostengono che Xiao non sia finora riuscito a frenare in modo efficace la bolla dei finanziamenti direttamente collegati agli acquisti di azioni. Tale indebitamento è salito di quasi cinque volte nel corso dell’ultimo anno, raggiungendo il mese scorso la cifra monstre di 323 miliardi di dollari. Il regolatore aveva provato a mettere un freno al margin trading diverse volte quest’anno, ma, non appena i mercati sono scesi di conseguenza, ha lasciato perdere.
Venerdì scorso un ordine firmato da Xiao ha autorizzato gli investitori a mettere proprietà immobiliari a garanzia dei finanziamenti diretti a comprare azioni, misura che contraddice quello che l’autorità stessa aveva dichiarato poche settimane prima avvertendo gli investitori dei rischi connessi a tali prestiti e promettendo di rafforzare la vigilanza sul finanziamento a margine. «Il regolatore avrebbe dovuto stringere molto tempo fa i requisiti di questi finanziamenti», sostiene Peng Junming, ex funzionario della banca centrale cinese e ora a capo della società di investimento Empire Capital Management, società di investimento a Pechino. «Ora l’importo del debito è semplicemente troppo grande ed è il motivo principale per cui il governo non è in grado di arginare l’emorragia».
Da regolatore-capo, Xiao ha mantenuto un profilo basso ed è generalmente considerato un sostenitore della liberalizzazione finanziaria. Negli ultimi due anni e mezzo Xiao, 56 anni, ha cercato di migliorare la trasparenza sia sui mercati sia nella commissione di vigilanza, che ora tiene conferenze stampa settimanali. Ha anche cercato di portare il processo di quotazione delle società cinesi più vicino al modello occidentale. Attualmente le aziende lanciano un’ipo quando ricevono l’autorizzazione del governo piuttosto che quando hanno bisogno di capitale. Inoltre Xiao ha lavorato lo scorso anno con altre autorità di regolamentazione per lanciare il link di negoziazione titoli tra le borsa di Shanghai e quella di Hong Kong, consentendo agli investitori stranieri di acquistare direttamente azioni cinesi e dare ai cittadini dell’ex Celeste Impero un maggiore accesso alle azioni estere.
Nelle ultime tre settimane Xiao ha lavorato giorno e notte, ma il suo lavoro non sembra produrre gli effetti sperati. Il ribasso continua e il panic selling si sta diffondendo a obbligazioni e valute. Alcuni investitori sussurrano in privato che Xiao dovrebbe dimettersi. Altri invece dicono che sia ingiustamente criticato. «Il governo vuole manipolare i mercati in base alle più varie finalità politiche di breve termine, tutte orientate alla promozione di un mercato Toro», sostiene Fred Hu, presidente della società di private equity Primavera Capital Group. «Il pubblico si aspetta che l’autorità di controllo garantisca loro grandi guadagni e protezione dalle perdite. È impossibile soddisfare obiettivi così in conflitto tra loro, sia per Xiao Gang sia per chiunque altro prima o dopo di lui».
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Lingling Wei, MilanoFinanza 9/7/2015