varie, 9 luglio 2015
BLA BLA BLA
«Quando sono diventato n.13 del mondo avete scritto che ero cambiato, il nuovo Fognini, bla, bla, bla. Poi all’improvviso regredisco a quando avevo 18 anni… Ci vorrebbe più moderazione nei giudizi. La colpa è solo mia, però ora vorrei uscire dall’occhio del ciclone» (Fabio Fognini).
LAVORO «In effetti il mio è il lavoro dei sogni. Non c’è niente come l’Nba: ci si allena il giusto, andiamo in trasferta con aerei privati, abbiamo divise sempre pulite, scarpe nuove a ogni allenamento, palestre giganti e attrezzatissime» (Marco Belinelli).
VACANZE «Ricordo che da bambino non finivo mai le vacanze, volevo rientrare a casa prima del tempo. Ero fatto così. Infelice di partire e contentissimo di tornare. Siccome non sono cambiato, a volte dico a mia moglie: beh, cara, sarebbe stato peggio il contrario» (Arrigo Sacchi).
VICE «Alleno in questo club dal ’97: se avessero voluto darmi la prima squadra, lo avrebbero fatto. E se me lo avessero chiesto, avrei senz’altro accettato. Ma non me lo hanno chiesto, evidentemente mi hanno sempre ritenuto funzionale nel ruolo di vice. E poi devo dire che è subito andato tutto bene: con Ancelotti sono arrivati grandi successi, ero appagato dal mio lavoro» (Mauro Tassotti, da questa stagione supervisor extra rosa del Milan).
MAGLIA «Tutte le mattine che mi alzo e mi metto questa maglia penso agli anni che sono passati e a quanto sono orgogliosa di dove sono arrivata» (l’azzurra del volley nata in Lituania Indre Sorokaite).
TUTA «Mi chiamano il cinghiale, per la stazza, mica per il carattere. Che poi, boh, io mi sento piccolino. Farò quest’impressione con la tuta» (Romano Fenati).
FATICA «Il più grande maratoneta di tutti i tempi? Bikila, lui ha segnato il passaggio dall’atleta affaticato a quello che ha deciso di far faticare gli altri, Bikila è stato il primo grande maratoneta dell’era moderna, un fantastico fuoriclasse» (Stefano Baldini).
ANCH’IO «Ai miei tempi la gente veniva a vedere McEnroe che tirava una volée o Nastase che giocava un pallonetto in topspin, così l’indomani potevano provarli e dire: “L’ho visto fare a McEnroe e lo faccio anch’io”. Questo li avvicinava al tennis, l’emozione di vederlo giocare e di giocarlo a propria volta. Invece oggi è difficile trovare una persona normale in grado di servire a 220 chilometri all’ora senza svitarsi la spalla...» (Jimmy Connors).