Paolo Manzo, Panorama 9/7/2015, 9 luglio 2015
LA PARABOLA INGLORIOSA DI LULA
Luiz Inácio Lula da Silva, presidente del Brasile dal 2003 al 2010 nonché icona della sinistra mondiale, l’uomo che sino a pochi anni fa aspirava addirittura a guidare l’Onu, adesso «ha molta paura», come riferiscono fonti a lui vicine. La Mani Pulite brasiliana, nome in codice «Lava Jato», che da oltre un anno sconvolge il Pt, il Partito dei Lavoratori fondato nel 1980 da Lula, sta stringendo il cerchio intorno all’ex presidente. Dopo le prime 14 fasi di quest’operazione coordinata dal giudice Sérgio Moro, adesso Lula teme di finire in galera.
Per corruzione e associazione a delinquere sono già finiti dentro Zé Dirceu, braccio destro di Lula, l’ex presidente del partito José Genoino e il suo tesoriere, Delubio Soares. Condanne effettuate nell’ambito di un altro processo che già nel 2005 aveva evidenziato uno schema di tangenti per finanziare il Pt, ma da cui Lula era uscito indenne. Ora il giudice Moro è arrivato al livello politico dello schema corruttivo, i mandanti. Di recente è stato arrestato Joao Vaccari Neto, il tesoriere del Pt che avrebbe raccolto quattro borse piene di banconote dagli imprenditori brasiliani per finanziare il partito: «Ci sono filmati non ancora dati alla stampa che immortalano la scena» fanno sapere gli inquirenti.
Ricardo Pessoa, proprietario dell’impresa di costruzioni Utc Engenharia, ha denunciato il pagamento da parte sua di 2,4 milioni di reais (un milione e mezzo di dollari all’epoca) tramite un conto segreto svizzero per finanziare la campagna presidenziale 2006 di Lula. Un importo sottratto con trucchi contabili dalle casse di Petrobras, la statale petrolifera un tempo orgoglio del Brasile e oggi denunciata con una class action persino dalla capitale del Rhode Island, Pasadena, proprio per la corruzione legata alle gestioni di Lula e della sua delfina, l’attuale presidente brasiliana Dilma Rousseff.
Negli anni scorsi aveva fatto scalpore l’improvviso arricchimento di Lulinha, uno dei figli dell’ex presidente, passato da impiegato di uno zoo a imprenditore di successo, ma prove non ce n’erano. Ora, dopo l’arresto del presidente della Odebrecht, la multinazionale brasiliana nel settore costruzioni indagata per contratti «sospetti» in almeno 6 paesi (Italia, Portogallo, Svizzera, Panama, Perù, Ecuador) la posizione di Lula è a detta di tutti «molto critica» o, in altre parole, «a rischio d’arresto».
(Paolo Manzo – da San Paolo)