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 2015  luglio 09 Giovedì calendario

NO AUTO BLU? CARO RENZI, NON TI CREDO PIÙ

Le auto blu? Nei garage dei ministeri ne restano ancora circa 500. Un numero scoraggiante a un anno e mezzo dalla dichiarazione di guerra di Matteo Renzi che (a parole) impose al governo un tetto massimo di 96 vetture.
Oggi, comunque, la maggior parte delle auto blu «romane» ancora in circolazione sarebbe in mano al Viminale. Il ministero di Angelino Alfano, interpellato da Panorama, preferisce non rispondere. Ma stando ai calcoli dell’ex commissario per la revisione della spesa pubblica, Carlo Cottarelli, disporrebbe di almeno 300 vetture. A queste si aggiungono quelle conteggiate dal ministero della Pubblica amministrazione, secondo cui nei vari dicasteri (escluso appunto il Viminale) ne resterebbero in complesso 148. Il ministero dei Beni culturali di Dario Franceschini ne possiede ancora 32; la Difesa 30; 28 il ministero della Giustizia; quelle in carico al Tesoro sono 12; mentre gli altri dicasteri rispettano il limite delle cinque auto blu (più una a uso esclusivo del ministro) previsto dal decreto Madia di fine 2014.
Il decreto stabilisce anche che le amministrazioni centrali devono adeguarsi al nuovo tetto entro dicembre 2015. Tuttavia i ministeri sovraccarichi di auto blu necessiteranno di qualche mese in più per mettersi in regola, dal momento che diverse vetture sono a noleggio e l’interruzione anticipata dei contratti comporterebbe il pagamento di penali. Il Viminale, in clamoroso ritardo sulla tabella di marcia, ha invece in programma di sbarazzarsi in futuro (quale futuro?) di 250 auto, sia tramite le aste online che attraverso una loro redistribuzione sul territorio. Di sicuro, finora il governo ha venduto su eBay appena 107 vetture, incassando in totale meno di 900 mila euro; per il resto, si è trattato di dismissioni. Altro dato certo: a novembre, in base all’ultimo rilevamento eseguito dal Formez, le auto blu in possesso dei ministeri erano in tutto 1.163. Insomma, a oggi la guerra di Renzi risulta velleitaria. Ed è difficile credergli ancora.
(Francesco Bisozzi)