Paolo Siepi, ItaliaOggi 8/7/2015, 8 luglio 2015
PERISCOPIO
Grillo, Vendola e Fassina in Grecia ricordano quelli che vanno a trombare a Mykonos perché non ci riescono a Rimini. Spinoza. Il Fatto.
Varoufakis va via in moto con la moglie seduta dietro, senza casco, obbligatorio in Grecia ma solo per un ricatto dei creditori. Il rompi-spread. MF.
La destra ha vinto in molti capoluoghi di provincia: Rovigo, Chieti, Nuoro, Arezzo e Matera. Dove il Pd ci è rimasto di sasso. Berlusconi ha commentato questi risultati dicendo: «Ci avevano dati per morti, ma non è così». Del resto, da uno che si è sempre creduto il Messia te lo devi aspettare che, prima o poi, resusciti dalle urne. Dal canto suo, il segretario del Pd ha ammesso di aver subìto una battuta d’arresto, ma pare abbia già individuato la soluzione per ripartire. Subito dopo il voto, infatti, ha dichiarato: «Tornerò a fare il Renzi». Bravo, tanto fingere di essere di sinistra non ti viene per niente bene. Dario Vergassola. ilvenerdì.
Nel poster per la Festa dei democratici, a figurare plasticamente il cambiamento, hanno scelto un bel paio di gambe femminili che escono da una gonna corta e sventolona. Le compagne di «se non ora quando?», si sono incazzate di brutto, accusando la dirigenza di machilismo; le donne baricadere vogliono tutto e subito, la vittoria politica e la conversione delle anime. Pensano che andando alle elezioni con Vendola candidato premier arriverebbero al 40%. «Stavolta ce la facciamo», dice mia sorella, «il Pd segna a porta vuota, in piazza eravamo tantissime». Walter Siti, Exit strategy. Rizzoli, 2014.
Venezia ce l’ha fatta, a restare città-mondo. Oggi non c’è metropoli, né Londra né New York, che abbia in contemporanea, oltre la Biennale, la quantità di mostre eccellenti che ha Venezia. E la stessa densità di residenti e/o viaggiatori di cultura. «Venezia non ha mai vissuto un momento di splendore e attrattività come quello attuale negli ultimi decenni», calcola il politologo Paolo Feltrin. Maurizio Crippa. Il Foglio.
«Ai miei tempi», spiega Schultz, «la dislessia non veniva capita o era ignorata: mi relegarono in un tavolo, da solo, a grande distanza dagli studenti cosiddetti normali. La conseguenza è stata che ho sempre pensato di essere inferiore, di avere il cervello danneggiato. La mia dislessia è una metafora per tutti i sistemi che marchiano a vita i bambini». Dalla classe dei cretini al premio Pulitzer è un po’ il sottotesto di queste memorie, e il suo principio, di cui spesso ci si dimentica, è che non tutti si sviluppano allo stesso modo o nello stesso momento: chi non apprende subito, viene relegato, o abbandonato, nella convinzione che bisogna pensare solo a chi va avanti. Le paroline magiche dei crediti e delle valutazioni sono, in realtà, un furto a mano armata del futuro dei ragazzi, dietro cui si cela un’ideologia scriteriata per cui l’istruzione deve produrre lavoratori mentre il suo compito è quello di fondare (ogni volta, ogni giorno) una civiltà. Philip Schultz, dislessico, premio Pulitzer, La mia dislessia. Donzelli. Sebastiano Triulzi. ilvenerdì.
Sono schiacciato come un pezzo di sgombro in aderenza alla pelle sudata di pendolari poverissimi e turisti zaristi from Leningrad to Venice with love, moglie-marito, giovanissimi, vestiti sempre alla stessa maniera, cappello di paglia lui, cappello di gondoliere lei, poi zavatte a fiori per entrambi, infradito brasileiro in gennaio, acne sulle guance, micosi alle onge dei piè, macchina fotografica a tracolla, una reflex anni Settanta, canotta Manchester United, ragnatele tatuate sui gomiti, verruche sui talloni, telecamerina, fogna sotto le ascelle, in viaggio di dieci (10) minuti di trenino Lima, dalla terraferma mestrina all’insula peregrina de la Venessia, assieme ai prossimi congiunti, dei laureati di Ca’ Foscari, centodieci cum laude pronosticabile in filosofia del gorgonzola, lettere stravecchie, marketing di fosso, stipato sull’addome del papà del laureando, la mamma del laureando, pensionato lui, casalinga lei. Francesco Maino, Cartongesso. Einaudi.
Penso ai nostri giovani, alla loro crisi, a quelli che non studiano e non lavorano. Ma non sarà anche un atteggiamento sbagliato a portarli in questo limbo? Vedo loro e ricordo la mia gioventù: figlio di operaio, garzone a 14 anni, in fabbrica a 16 e, intanto, studiavo all’istituto tecnico industriale Hensemberger a Monza. Poi un biennio in Cattolica, poi la laurea in economia alla Statale con una tesi sui fondi pensione e, finalmente, un posto in banca, dove ho approfondito il tema e ne ho fatto un argomento centrale della mia vita professionale. Mi domando: tra i giovani di oggi, c’è ancora questa spinta che portava a fare per anni, persino decenni, una vita da matti? Alberto Brambilla, economista inventore della previdenza complementare. (Paolo Marelli), Corsera.
Per riuscire a raccogliere i suoi milioni di abitanti, Pechino si allarga all’infinito: è una città inondazione. Di stradetta in stradetta dilaga e ci si trova a camminare dentro un labirinto. Nella strada denominata una volta Morrison e adesso Huan Fu-cin, il movimento dei pedoni e dei ciclisti è tanto fitto da ricordare le formiche attorno all’ingresso della loro tana. Ma basta inoltrarsi in una qualsiasi stradetta per credersi nell’angolo più tranquillo d’un villaggio di campagna. Enrico Emanuelli, La Cina è vicina. Mondadori.1967.
Hermann Göring, quando era di buon umore, faceva pensare alla maîtresse di un bordello. Tipi così possono vedersi a fine mattinata lungo le ripide strade di Marsiglia, in piedi sulla soglia delle case coi loro grassi gatti a strofinarglisi contro le sottane aperte. Rebecca West, Serra con ciclamini, il processo di Norimberga contro i gerarchi nazisti. Skira.
Lavori che ho fatto e che non ho tenuto stretto: impiegato al Foglio, impiegato all’Anagrafe tributaria di Benevento; uomo di fiducia di: Carlo Petrini, Peter Gomez, Enrico Montana e Catherine Deneuve. In giro dicono che sono innamorato di una dell’ufficio stampa della Natuzzi divani, ma non è vero. Sì, un po’ mi piace, ma non da diventare scemo. Maurizio Milani, scrittore satirico. Il Foglio.
Lui rise in modo particolarmente rumoroso, vitale, cattolico, aperto, con barocca letizia. Heinrich Böll, Biliardo alle nove e mezzo. Mondadori, 1959.
Tradimento: Oggi Giuda darebbe a Gesù un doppio bacetto sulle guance. Dino Basili, Tagliar corto. Mondadori. 1987.
Quel politico è un uomo d’immondo. Roberto Gervaso. il Messaggero.
Paolo Siepi, ItaliaOggi 8/7/2015