Riccardo Franco Levi, Corriere della Sera 6/7/2015, 6 luglio 2015
VENDITORI SULLE SPIAGGE, LA FILIERA DELL’ILLEGALITA’ –
Con l’estate, tornano sulle spiagge italiane i venditori abusivi. Quasi tutti africani, più numerosi, in questo avvio di stagione, degli ancora pochi turisti e villeggianti. Vendono di tutto: finte borse Louis Vuitton, finti orologi Rolex, finti shatush (i rarissimi scialli del Kashmir), occhiali delle migliori marche, anch’essi, ovviamente, contraffatti, cappelli, ombrelli. Non sono «lavoratori in proprio» che cercano, ciascuno per proprio conto, di guadagnare di che vivere da un commercio povero e minuto. Non sono i venditori di focacce, di bomboloni, di zucchero filato di una volta. Sono i punti terminali, la sfruttata manovalanza di lunghe ed articolate catene di criminalità organizzata in grado di controllare centri di produzione, filiere di distribuzione, gestione dell’immigrazione clandestina.
Sono il segno dell’impotenza, della tolleranza, dell’assuefazione, della complicità, della disponibilità alla corruzione con le quali la società italiana reagisce e risponde all’illegalità. Perché – è bene ripeterlo – di criminalità organizzata si tratta. Non c’è nulla d’improvvisato e individuale in questo commercio che termina letteralmente alla luce del sole ma che nasce, si sviluppa e prospera nell’ombra, usando violenza, corrompendo, infrangendo la legge.
La produzione in Italia (dall’entroterra napoletano di Gomorra alla Toscana della lavorazione delle pelli) e l’importazione (quasi certamente e quasi sempre dall’estremo Oriente) delle merci; la conservazione in depositi e la distribuzione capillare delle merci stesse nei territori di destinazione finale; la partecipazione alla gestione e allo sfruttamento con ogni mezzo, anche violento, dell’immigrazione clandestina; gli alloggi, il cibo e il trasporto quotidiano dei venditori abusivi sui luoghi di «lavoro»; i rapporti, inevitabili in più parti, in più momenti e a diversi livelli di questa lunga catena di operazioni e attività, con componenti dell’industria e del commercio italiani e con pezzi dell’amministrazione pubblica nazionale. Nulla di tutto questo sarebbe possibile se non ci fosse, dietro, una potente ed efficiente organizzazione.
Ma nulla di tutto questo sarebbe ugualmente possibile se non fosse permesso e tollerato da una somma di comportamenti, di azioni e di omissioni, della società italiana.
Le diverse forze dell’ordine che non riescono a controllare o che chiudono un occhio nelle zone di produzione, nei punti d’importazione, nelle zone dello smercio finale; i controlli fiscali che non sanno o non vogliono mordere; le imprese e i soggetti italiani che scelgono di partecipare in modi diversi a questo grande affare «in nero»; i sindaci che di fronte ai furgoni dei «caporali» che scaricano ogni mattina i loro schiavi non sanno cosa fare e forse non possono fare altro se non cercare di scaricarli sul comune confinante; i proprietari degli stabilimenti balneari che temono ritorsioni; i villeggianti che non sanno leggere un libro o un giornale e che per sfuggire alla noia sono pronti a comprare senza fattura, senza garanzia di qualità, senza uno straccio di regolarità, nell’illusione e nel perverso divertimento per lo sconto rispetto ai prezzi praticati nei canali del commercio legale.Insomma, una sostanziale, diffusa disponibilità alla convivenza con l’illegalità che, paradossalmente, si accompagna e alimenta – anche in persone insospettabili di atteggiamenti razzisti ma che sempre più spesso si trovano, come dice Woody Allen, «ad avere idee che non condividono» – un’ostilità che dai venditori abusivi (e sempre più invadenti) si estende e viene trasferita a tutti gli immigrati, colpevoli di mettere in pericolo l’ordine, la tranquillità, il decoro, la sicurezza nazionali.
La ricerca consapevole e matura di una strategia per governare il fenomeno dell’immigrazione, compresa l’adozione di alcune misure repressive, di cui parlava sul Corriere del 24 giugno Ernesto Galli della Loggia, potrebbe utilmente scegliere come uno dei punti di partenza le spiagge italiane.