Piero Negri, La Stampa 7/7/2015, 7 luglio 2015
UMBERTO TOZZI: «LA MIA GLORIA CONQUISTA IL MONDO MA IN ITALIA SI SONO DIMENTICATI DI ME»
Non è vero quel che si dice in giro, e cioè che Umberto Tozzi è tanto popolare in Europa dell’Est: «Per niente – dice lui – da quelle parti conoscono la mia musica, non me. Sono stato là come ospite di concerti di Al Bano e di Toto Cutugno, tutto lì. In tutto il resto del mondo, invece...».
È stato qualche giorno fa al festival AstiMusica, e pochi mesi or sono in dodici grandi teatri italiani, ma l’orizzonte di questo cantautore nato il 4 marzo come Lucio Dalla (nove anni dopo, nel 1952), che si dice abbia venduto 75 milioni di dischi nel mondo e quasi trenta di una sola canzone, Ti amo, è molto più ampio. «In autunno – racconta – con il mio rodatissimo gruppo andrò a suonare in Canada e Australia. In Francia, Germania, Svizzera lavoriamo senza soste».
Dai primi Anni Novanta Tozzi vive a Monte Carlo (anche per lui legato al trasferimento di residenza c’è stato un processo per evasione fiscale, finito in appello con la condanna a otto mesi di carcere – pena sospesa – per avere evaso 800 mila euro, il suo legale ha annunciato ricorso in Cassazione) e la Costa Azzurra è stata un punto di passaggio decisivo per la sua vita: «Nel 1977 – racconta – i dj francesi della Riviera fecero conoscere Ti amo in Europa. Dalida la incise in francese, Howard Carpendale in tedesco: in Germania lui andò al numero uno, io al numero due con la versione in italiano. Poi ebbi la fortuna di azzeccare quattro grandi successi consecutivi, uno per ogni estate tra il 1977 e il 1980, Ti amo, Tu, Gloria, Stella stai. Erano anni in cui in giro per il mondo c’era una gran voglia di musica italiana. Oggi, con tutto il rispetto per Zucchero, Pausini, Ramazzotti, la musica italiana nel mondo è finita, non è più così. Ma forse è finita la musica, quella cultura della canzone che va dai Beatles ai Police e che dopo l’avvento del rap e con certi pezzi incantabili, ha perso il centro della scena».
Non è che d’altra parte Umberto Tozzi ha trascurato l’Italia? «Per nulla – dice lui – sono io che mi sono sentito maltrattato. Non ho mai avuto la considerazione di Baglioni, Ligabue, Dalla, Vasco Rossi, artisti di grande talento che però, per dirla con Arbasino, non potevano andare neppure a Chiasso. Diciamo che l’interesse suscitato all’estero è stata una forma di compensazione per il trattamento ricevuto in Italia».
Tozzi – lo dice lui stesso – non era nato «per fare il cantautore». Torinese, fratello minore di Fausto Tozzi, cantante di un certo successo negli Anni ’60, si trasferì a Milano e lì incontrò Giancarlo Bigazzi, «con cui poi ho lavorato per 17 anni. Cominciammo a scrivere insieme, poi Alfredo Cerruti, il mitico discografico che molti ricordano come voce degli Squallor, mi disse: perché non canti tu? Da lì iniziarono i nostri successi. Ma non sono nato per cantare. Per intenderci, oggi non sarei uno di quelli che vanno a X Factor».
La premiata ditta Tozzi-Bigazzi produrrà fino al 1991 una notevolissima serie di successi e – da Raf a Marco Masini – sarà un’officina di riprogettazione del pop italiano. «Per formazione venivamo dalla cultura pop rock anglosassone – spiega Tozzi – sia dal punto di vista ritmico sia per i concetti che volevamo esprimere. Scrivevo le canzoni cantando in un inglese finto, maccheronico, e su quelle metriche non si riusciva a raccontare una storia. Come fai a mettere un testo narrativo in un pezzo come Stella stai? Devi pensare solo ai suoni: quando l’abbiamo capito, tutto è andato al posto giusto».
È così che il chitarrista mancato di Torino («Con l’unica ambizione di mettere in piedi un gruppo con tre fiati: se ci fossi riuscito, chissà...») oggi potrebbe colmare il suo unico vuoto, e diventare famoso nei Paesi dell’Est: «C’è un giovane russo, Alan Tsarikaev, in arte Alan, che è musicalmente innamorato dell’Italia e che ha realizzato un album di duetti. Il suo album in Russia esce a settembre, e Gloria, cantata con me, è stata scelta come singolo estivo per lanciarlo. Vedremo se succede qualcosa. Io sono pronto».