Michele Farina, IoDonna 4/7/2015, 4 luglio 2015
VIENI CON NOI A GIOCARE AL TRONO DI SPADE
Come niente elmetto? Non scherziamo: quell’elmo cornuto che i guerrieri non si toglievano neanche a tavola né a letto? Finzione. Falsità. Fumetti. Per chi è cresciuto leggendo le comiche imprese dello scalcagnato Hagar l’Orribile, le rivelazioni del fotografo Thomas Lekfeldt sono un’amara sorpresa. I vichinghi di mille anni fa combattevano a capo scoperto o al massimo con copricapi di ruvida lana. Fortunatamente i vichinghi “moderni” (non tutti) quando si trovano a ricostruire le vecchie battaglie del passato indossano preferibilmente l’elmo (purtroppo senza corna). Il rispetto delle regole assicurative dell’anti-infortunistica vale più della fedeltà storica. E poi l’aspetto guerresco è importante ma non fondamentale nella vita di questi nostalgici Hagar ed Helga del terzo millennio: stimate professioniste, impiegati, studenti e pensionati da tutta Europa con la passione e il tarlo della civiltà vichinga.
Lekfeldt, che è di Copenaghen, li ha seguiti e fotografati nei loro accampamenti tra Norvegia, Svezia e Danimarca. I new vikings indossano abiti che si rifanno ai modelli raccontati dagli storici, tuniche di lana per gli uomini e grembiuloni per le donne. Ecco Alex e Sarah: ai bordi di una strada che fingono di non vedere asfaltata (i compromessi della modernità) raccolgono foglie giganti per colorare i vestiti alla moda medievale. Si mangia in ciotole di legno, si arrostiscono al fuoco la carne di maiale o il pesce fresco. Scorpacciate di aringa che farebbero la gioia del vecchio Hagar cornuto come del giovane René Redzepi che naviga sui fornelli del Noma, capofila danese di quel New Nordic Movement che i giornali britannici hanno descritto come la moda dietetica del 2015, ribattezzandola appunto “dieta del vichingo”. Alghe, muschi, ortiche, rametti e cortecce commestibili, ma anche carne di alce, aringa a volontà, il tutto condito con olio di colza. Forse gli “ultimi” vichinghi ritratti da Lekfeldt sono meno sofisticati (e meno facoltosi) degli avventori del Noma. E poi i banchetti dei veri vichinghi di una volta (litri di birra, chili di carnaccia e patate come se piovesse) assomigliavano di più ai piatti no fat del new nordic movement o al cibo dei nostri grassissimi barbecue estivi? Forse la piccola Sol, 3 anni, che vedete abbarbicata alla gamba del papà al mercato di Sagnlandet Lejre, sta sognando una merendina proibita. Qualche ragazzo nasconderà dietro lo scudo della battaglia una barretta energetica o un pacchetto di patatine. Non siamo mica nel Medio Evo! E anche queste trasgressioni in fondo fanno parte del gran teatro vichingo che va in scena ogni estate in vari angoli del Nord Europa, quando il sole dal cielo sembra non allontanarsi mai.
L’amore per la storia, il contatto con la natura, il ritrovarsi frugalmente in un altro tempo, anziché sgomitare agghindati all’affollato buffet dell’olliukeniit. Altra vita, altri utensili: magari una ridicola ascia di legno al posto dello schiavizzante smartphone. Così dalla Germania alla Gran Bretagna, dall’Islanda alla Danimarca sono fiorite negli ultimi anni associazioni con il culto per l’era vichinga e la voglia di riviverla in gruppo.
Non c’è niente da ridere, anche se il passato non esiste e le tradizioni che pur sembrando autentiche (come ci ha insegnato Hobsbawm) sono spesso invenzioni. Ma chi è più “matto” o più pericoloso? Chi sventola la bandiera sudista-segregazionista in America o chi si avventura tra i fiordi con barconi a remi come questa chiamata Hringhorni, dal nome del dio norvegese Balder?
Lekfeldt racconta di essere stato affascinato dal trovarsi in un territorio di confine tra finzione e realtà. Quanto di questa ricreata passione per il passato nordico viene da un immaginario simile a quello che alimenta il successo di serie tv come Il trono di spade? Sarebbe interessante studiare come la pensano politicamente gli ultimi vichinghi: in Danimarca per esempio avranno votato per il partito anti-immigrati che ha trionfato alle ultime elezioni di giugno? A naso, questi modern day vikings se ne infischiano dei partiti. Ma vibrano per la storia: su internet trovate interminabili discussioni su quanto erano violenti o pacifici i veri Hagar di mille anni fa. C’è chi pone l’accento sulla crudeltà dei raid (un commentatore britannico li ha definiti “i nazisti del Medio Evo”), chi piuttosto sulle loro doti di eccezionali navigatori. Ai Viking Festival di oggi nessuno penserebbe di ritentare con i barconi le rotte che portarono gli antenati fino in Groenlandia e oltre. Meglio coltivare il lato artigiano, cercando magari di lavorare le corna di renna. I vecchi vichinghi scoprirono che erano molto ricercate nei mercati del Sud, per la produzione di pettini. Secondo gli storici, fu una delle prime industrie del tempo. L’avreste immaginato? L’industria dei pettini. Materia prima: le corna. Con i vichinghi grandi fornitori. Altro che asce. Mmm, se andate all’accampamento di Trelleborg la prossima estate, date un occhio ai pettini. Saranno made in China, ovviamente.