8 luglio 2015
PALLINATO TABACCAIAIA ASTI
Il mistero del delitto della tabaccaia d’Asti: chi l’ha uccisa con venticinque coltellate non ha toccato i 4.500 euro nascosti in un cassetto
Maria Luisa Fassi, 54 anni. Di Asti, graziosa, «sempre gentile e disponibile», «generosa», «pacata», sposata con Valter Vignale, due figli, Agnese e Simone di 20 e 25 anni, molto nota in città perché i suoi genitori, Piero e Pino, sono titolari dello storico ristorante Gener Neuv, la mattina lavorava nella tabaccheria-edicola del marito in corso Volta, poco distante dal centro cittadino, il pomeriggio, con la sorella Maura, dava una mano nel locale dei genitori (era lei la specialista dei dolci). La mattina di sabato 4 luglio aprì come al solito la tabaccheria ma verso le sette e mezzo arrivò qualcuno che le infilò un coltello venticinque volte al cuore, al ventre, al polmone, alla schiena, alle braccia e poi la lasciò ad agonizzare in una pozza di sangue. Trovata così da un cliente, portata di corsa in ospedale, morì dopo dieci ore di intervento chirurgico. [Tutti i giornali di domenica 5 luglio]
In un primo momento si pensò a una rapina, poi venne fuori che nel negozio erano rimasti 4.500 euro frutto di incassi precedenti a sabato, e i blister con le monete che Maria Luisa aveva portato con sé per dare i primi resti del mattino. Forse, l’assassino ha preso le poche banconote, meno di duecento euro, che la donna avrebbe potuto avere. Ma non ci sono certezze. [Vera Schiavazzi, la Repubblica 7/7]
Poletto: «E poi c’è la questione telecamere. L’assassino le ha evitate, anzi ha evitato come la peste l’unica che funziona in zona. Guarda caso è proprio lì, sulla porta del negozio, ma sorveglia chi entra e chi esce dalla pizzeria accanto. Sui nastri sequestrati dai carabinieri del comando Provinciale non c’è un fotogramma che sia uno del killer. E pensare che se avesse svoltato da quella parte sarebbe arrivato in dieci passi nella rotonda e sarebbe sparito. Invece ha preferito andarsene dalla parte opposta, verso il distributore, percorrendo un budello di trecento metri senza vie di fuga. E allora sì, vien proprio da pensare che l’uomo che ha ammazzato la tabaccaia non fosse un rapinatore […]». [Lodovico Poletto, La Stampa 6/7]
Forse chi l’ha uccisa è entrato in un momento in cui lei era nel retrobottega e quando è rientrata in negozio lo ha sorpreso. Ma anche qui: ipotesi. Mentre sembra un punto fermo dell’inchiesta l’ora dell’omicidio, fra le 7.32-33 e le 7.40. La tabaccaia ha aperto alle sette e mezzo, come sempre. Poco dopo è entrata una persona a comprare il giornale. Se solo quella persona fosse arrivata un paio di minuti più tardi avrebbe incrociato l’assassino ma dalla sua testimonianza non emerge niente che possa dare una svolta o una direzione precisa alle indagini. Né entrando né uscendo ha notato qualcosa o qualcuno che lo abbia insospettito. Dopo di lui nella tabaccheria è arrivato l’uomo che ha trovato Maria Luisa agonizzante, erano più o meno le 7.40 e l’assassino si era appena allontanato. [Giusi Fasano, Corriere.it 7/7]
La brutalità delle coltellate e l’incertezza sul bottino spingono gli inquirenti a pensare ogni giorno di più a un aggressore che ha perso totalmente il controllo di sé: un tossicodipendente in astinenza, o un malato psichiatrico. O qualcuno che conosceva già la donna e la sua famiglia, deciso a una vendetta folle e terribile. [Vera Schiavazzi, la Repubblica 7/7]
Fasano: «Chiunque sia stato ha avuto 7-8 minuti di tempo per entrare, affrontare Maria Luisa che ha provato a difendersi, affondare il coltello tutte quelle volte, arraffare i pochi soldi in vista e sparire, con i vestiti ragionevolmente insanguinati, senza che nessuno lo notasse. I genitori e il marito di lei faticano a immaginane una sua reazione davanti a un rapinatore. Avrebbe consegnato i soldi senza resistere, sono certi. [Giusi Fasano, Corriere.it 7/7]
La tabaccheria di corso Volta era già stata oggetto di una rapina poco più di un anno fa. C’era il marito di Maria Luisa, Valter Vignale, che quel giorno aveva subito consegnato l’incasso di 1.500 euro all’aggressore, evitando così qualsiasi incidente. «Mia figlia e suo marito hanno sempre pensato che se qualcuno entra per rubare bisogna consegnare tutto – dice ora Piero Fassi, il padre di Maria Luisa – Eppure in quella tabaccheria si vedevano spesso brutte facce, al punto che mio genero non ha mai voluto che la figlia, ventenne, andasse a aiutarli». [Vera Schiavazzi, la Repubblica 7/7] Maria Luisa stessa aveva detto a un’amica: «Non muoverei un dito, mi farei portare via tutto». [Marco Neirotti, Sta, 8/7]
Chi l’ha uccisa, prima di aggredirla ha chiuso a chiave la porta (lei era solita lasciarla infilata all’interno), poi fuggendo ha richiuso e l’ha buttata lontano [Marco Neirotti, Sta, 8/7]
Di Maria Luisa, tutta lavoro e famiglia, non sono affiorati segreti e inquietudini. [Marco Neirotti, Sta, 8/7]
I Carabinieri hanno esaminato anche il cellulare di Maria Luisa e affidato a un perito l’esame di tutti i cellulari presenti nella zona. Ma, per ora, non è emersa alcuna utenza sospetta, nessuno stalker che perseguitasse la donna. [Vera Schiavazzi, la Repubblica 7/7] Però non è un dettaglio di poco conto quello raccontato dal padre di Maria Luisa. E cioè che lei stessa gli avrebbe confidato di un ragazzo, («un tossicodipendente» avrebbe detto), che l’aveva più volte infastidita. Niente di preoccupante in sé, solo qualche pacchetto di sigarette pretese senza pagare. Gli uomini del colonnello dei carabinieri Fabio Federici stanno cercando di risalire all’identità di quel ragazzo e forse seguendo quella pista ieri hanno eseguito perquisizioni e interrogatori. [Giusi Fasano, Corriere.it 7/7]
L’arma del delitto è un coltello, non necessariamente da cucina. Il personale dell’azienda rifiuti di Asti lo sta cercando insieme ai carabinieri in un capannone accanto alla discarica, dopo aver raccolto tutti i rifiuti di un quadrilatero di vie. [Vera Schiavazzi, la Repubblica 7/7]
La scientifica, setacciando il locale alla ricerca di un indizio che faccia luce sull’omicidio, ha trovato un’impronta parziale di scarpa lasciata sul gradino all’ingresso del negozio. [Chiara Sarra, il giornale.it, 6/7]
L’abitazione di Maria Luisa, di suo marito Valter e dei due figli è in via del Pescatore, periferia della città a due passi dal fiume. È un vecchio cascinale rimesso a posto, muri bianchissimi, cinta che impedisce di vedere all’interno. Una vecchina s’affaccia sull’uscio di una villetta: «La Luisa? Era un fiore. Di bellezza e di bontà». [Lodovico Poletto, La Stampa 6/7]
Il padre Piero Fassi: «Avrei preferito saperla morta per colpa di un camion che l’ha investita. Non così. Non in quel modo». [Lodovico Poletto, La Stampa 6/7]