Paolo Siepi, ItaliaOggi 7/7/2015, 7 luglio 2015
PERISCOPIO
Solo uno come Romano Prodi poteva pensare che allargando l’Unione a paesi inconsistenti sotto il profilo economico e politico si potesse vedere edificato il mondo nuovo. L’Occidente ha una storia recentissima, altro che millenaria, queste sono cazzate. Tre, quattro secoli al massimo. E solo in sei, sette stati potevano permettersi di costruire una moneta unica e anche di difenderla, di proteggerla dai mercati del mondo sottosviluppato. Invece, noi abbiamo fatto una fesseria: messo tutti dentro e atteso che ci invadessero con le loro merci (e la loro cultura e le loro armi). Ecco il risultato. Giovanni Sartori, politologo (Antonello Caporale), Il Fatto.
Anonimato. «Donare il sangue è bello perché è gratuito, volontario e anonimo» (Matteo Salvini, segretario Lega Nord, 18.6). Infatti lui, schivo com’è, ha convocato i giornalisti nella sede dell’Avis di Milano per far sapere a tutti, con tanto di foto, che aveva donato il sangue. Bello, gratuito, volontario e soprattutto anonimo. Marco Travaglio. Il Fatto.
In realtà il Fn di Le Pen, (il cui programma economico, non dimentichiamolo, è quasi identico a quello del Fronte di sinistra) per troppi in Francia è diventato l’ultimo rifugio prima delle vere riforme, l’ultimo mezzo per rifiutare la realtà, di risparmiarsi le pena di fare ciò che è indispensabile per l’entrata della Francia nella sfera virtuosa di coloro che, come la Germania, hanno fatto degli sforzi considerabili per realizzare delle riforme strutturali: la pensione a 67 anni, una forte politica dell’offerta, la riduzione dei deficit pubblici. Luc Ferry, ex ministro francese della pubblica istruzione con Sarkozy. Le Figaro.
Domenica scorsa Mara C. si è «persa» due attacchi alle reti del cantiere Tav di Chiomonte. Come se fossero uno spettacolo. I suoi amici black bloc le hanno detto di guardare, che poi sarebbe toccato anche a lei. E così è stato. Mara si è presa il gas di un lacrimogeno in piena faccia, ma non le è nemmeno passato per la testa di fermarsi. «Voglio ancora andare giù a lanciare le pietre». In fondo, è come un gioco. Marco Bardesono. Corsera.
Per lanciare il mio L’Italia dei Comuni ho confezionato di mio pugno una mezza dozzina di interviste per la Fiera Letteraria, Gente, l’Europeo, Tempo, La Notte, il Corriere di informazione e persino per la Gazzetta di Parma, Giornale di Mantova. Telestar di Palermo. Un po’ me ne vergogno. Ma accanto al tavolo, alla Rizzoli, c’era quello di Berto, il candido Berto, che ho visto più assatanato di me a firmare e a dedicare copie de La cosa buffa, sollecitare articoli e recensioni. E allora, visto che le cose stanno così, ho preso il coraggio a due mani e ho chiesto a Ferrauto di farmi vincere il Premio Bancarella. Non ha battuto ciglio. Ha solo fatto un rapido conto dei voti di cui dispone, e ne ha concluso che la cosa è fattibilissima. Così, in Italia si dispone del premio che dovrebbe andare al libro più venduto dell’anno, prima ancora che questo libro sia uscito. Indro Montanelli, I conti con me stesso. Rizzoli, 2009.
Dialogo in un film di Totò. Il debitore rassicura: «Pago subito con un pagherò». Ma Totò replica: «Eh no!, caro, paghi subito con un pago».
Avevo sette anni quando mio padre mi fece leggere l’Iliade. Attraverso la sua e la mia voce familiarizzavo con eroi e dei. Per la prima volta avvertii oscuramente il senso incommensurabile di una grande civiltà. Poi mio padre morì. Avevo dieci anni. Era il 1924. L’anno in cui il fascismo mostrò il suo volto peggiore. Sergio Donadoni, egittologo, cent’anni (Antonio Gnoli). La Repubblica.
Mio padre mi ha sostenuto economicamente in modo meraviglioso e quando ha compreso chi ero davvero, è finalmente riuscito ad accettarmi. Alla fine degli anni 70 venne a trovarmi uno zio a Roma. Passò la giornata con il mio gruppo di amici al mare, familiarizzò, giocò, si mostrò felice. Poi tornò in Turchia e fece un quadro a tinte fosche della mia vita: «Ferzan passa le sue giornate allo sbando, tra checche e pervertiti». Mia madre mi chiamò preoccupata. Andai a trovarla in Turchia e prima ancora di dirle ciao telefonai a mio zio. Ero furibondo, non mi controllai e lo investii con violenza. Mio padre era felice. Allegro come non l’ho mai visto. Rideva come un pazzo. «Non è che non mi accetta allora», mi dissi, «ha soltanto paura che suo figlio venga schiacciato». Ferzan Ozpetek, regista e scrittore (Malcom Pagani). il Fatto.
Alla fine il cadavere è stato ritrovato. Era rimasto in barella in un ascensore fermo tra due piani e questa, mi ha detto un infermiere, è una situazione normalissima, qui da noi in ospedale: la gente in ascensore butta di tutto, pacchetti vuoti di sigarette, assorbenti igienici, scatole di biscotti, ciabatte e tutta quella roba va poi a infilarsi dove non dovrebbe, bloccando la cabina. «Abbiamo messo cartelli su cartelli, ma non servono a niente». Sono arrivati i tecnici, hanno cominciato a andare su e giù per le scale tra le urla delle partorienti al primo piano e i rantoli degli agonizzanti al terzo. Sebastiano Vassalli, L’oro del mondo. Einaudi, 1987.
Il pusher a San Basilio ha fatto storie perché mi presentavo senza Marcello, ma i contanti l’hanno convinto; tanto vale che gli ultimi me li sputtani così, senza nemmeno accompagnare la stupefazione col sesso. Me ne sono pippato quasi due grammi e mi sono impaurito perché, a un certo punto, non ricordavo più in che anno fossimo; scendendo a comprare la birra, ho sbagliato direzione, m’hanno confuso le robinie, mi sono trovato all’angolo di Leone IV e non sapevo se andare a destra o a sinistra; il labbro inferiore non rispondeva ai comandi, finalmente mi sono raccapezzato su via Germanico ma non ho badato al gradino della birreria. Cadendo, mi sono visto con gli occhi degli altri, un ciccione calvo, colpito da un ictus che non potrebbe rialzarsi da solo. Mentre controllavo l’escoriazione alla mano, m’è arrivato per traverso lo scherno del soccorritore («succede nonnè... ciài solo che da revisionà i riflessi»). Walter Siti, Exit strategy. Rizzoli, 2014.
Zona militare/limite invalicabile. Forte è il sospetto che il cartello protegga le quattro piante di pomodori del guardiano. Dino Basili, Tagliar corto. Mondadori. 1987.
In una coppia, a un certo punto (docet esperienza) il marito diventa la moglie. Roberto Gervaso, Il Messaggero.
Paolo Siepi, ItaliaOggi 7/7/2015