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 2015  luglio 07 Martedì calendario

SE IO FOSSI TEDESCO USCIREI DALL’EURO E QUINDI ANCHE DA QUESTO FALANSTERIO DI 19 PAESI CON 19 LINGUE DIVERSE E UNA SOLA MONETA

Il referendum lo hanno vinto Tsipras e Varoufakis, battuti i vecchi tromboni legati all’Europa, sconfitti gli europei del Ppe-Pse che volevano buttarla fuori. I giovani di destra e sinistra hanno votato per il NO, gli adulti si sono divisi pariteticamente, gli anziani sono stati per il SI. Tutto ciò era umanamente comprensibile.
Il popolo greco, in questi anni, si è impoverito. Vale il parallelo con il processo dell’arricchimento dell’uranio per fare la bomba atomica. Nel momento in cui hai la bomba, e sei diventato una potenza, ti ritrovi grandi quantità di uranio impoverito, del quale non sai che fare.
Così si sente oggi, forse sbagliando, una larga parte del popolo greco, sfrido di un processo di arricchimento, con tutti gli altri europei terrorizzati di essere contagiati. C’è una fotografia, sociologicamente perfetta, di un vecchio di Salonicco che piange davanti a un bancomat, e lo fa con grande dignità, in quello scatto è sintetizzato un episodio, seppur minimo, della Terza guerra mondiale di cui parla Francesco. Fa pendant con le tante fotografie della Seconda, quando ci si uccideva con le armi, e non ancora con l’economia.
I bonzi di Bruxelles, di Francoforte, di Washington devono mettersi il cuore in pace, quando il popolo sceglie, ha sempre ragione. Questo è il nuovo scenario di cui tutti devono prendere atto. Anche Tsipras. È inutile il suo ridicolo ritornello che vuole negoziare. Per farlo, bisogna essere in due. Non ci si può nascondere dietro un gioco di parole, è arrivato il momento di fare chiarezza.
La Grecia è fallita da tempo, il debito non è in grado di pagarlo (una parte le è stato già condonato), le casse sono vuote. Hanno votato NO per difendere la loro dignità, bene, ora l’hanno ricuperata, è rimasta loro la bicicletta, pedalino. Inutile continuare a fingere che i «Piigs», aggiungendoci la F della Francia, non siano tecnicamente falliti, come sono fallite le loro classi dirigenti. Prendiamone atto.
Credo sia arrivato il momento in cui i 19 si debbano mettere intorno a un tavolo, e non uscire dalla stanza fino a quando non avranno deciso «che fare?». I greci devono essere grati a Tsipras e Varoufakis per essersi fatti carta moschicida, attirando su di loro il peggio delle società cosiddetti civili del mondo liberal (Ppe-Pse) di Bruxelles. Ma il tempo è scaduto. Da noi è inutile che le Sinistre, il M5S, la Lega, esultino, certo se si andasse alle elezioni, o a un referendum, vincerebbero loro e perderebbero i «nazareni». Ma poi che farebbero? Idee zero, voglia di fare sacrifici zero, solo chiacchiere.
Ora il momento della verità è arrivato. E la decisione non spetta a nessun altro di questi paesi farlocchi, ma all’unico popolo serio che abbia l’Occidente, la Germania. Ieri sera, dopo aver ascoltato il dibattito su La7, dove erano rappresentati tutti i nostri partiti, e fette importanti della nostra intellighenzia, mi è venuto un tweet (per sua natura è uno sputo che sgorga dal cuore): se fossi tedesco uscirei dall’euro. Appena 34 battute, ma una scelta di vita, seria e consapevole. Lo confesso, come tedesco non sarei assolutamente disposto a:
1 farmi carico dei debiti pregressi di una serie di Paesi, spendaccioni, lavativi, rissosi, con leadership parolaie. Trovandomi in una morsa, come dice l’amico Alberto Molinari, fra l’autocrazia di Bruxelles e la tetticrazia (potere alle cicale) dei Paesi latini mi sfilerei, con eleganza;
2 tanto dopo aver «pagato», la leadership tedesca non verrebbe riconosciuta, anzi verrebbe rinvangato un passato che vuole e deve essere dimenticato;
3 in Europa prenderebbe ancora più piede l’America del ceo-capitalism, dei Clinton, degli Obama, dei Krugman, di Wall Street, delle felpe californiane, del NY. Più si sta lontani da costoro, meglio è.
Certo uscire dall’euro avrà dei costi alti, meglio però affrontarli, ci sarà un impoverimento della Germania (facile la battuta «e ora a chi venderete le Golf?») certo, ma l’esempio della felice Svizzera l’abbiamo sotto gli occhi da secoli, e fingiamo di non vederlo. È stato un peccato mortale che coloro che hanno ipotizzato questo caravanserraglio di popoli, con 19 lingue e un’unica moneta, non si fossero ricordati una delle tante frasi topiche del liberale Friederich von Hayek «Immaginare che la vita economica di una vasta area possa essere diretta o pianificata attraverso una procedura democratica rivela una completa mancanza di consapevolezza dei problemi che tale pianificazione farebbe sorgere». Eravamo nel 1941 ...
Visto che ho fatto della fantapolitica, se ci fosse un referendum su «uscita unilaterale della Germania dall’euro», io, liberale, cattolico, Àpota, voterei, per unirmi alla Germania.
Riccardo Ruggeri, ItaliaOggi 7/7/2015