Gian Luca Pasini, SportWeek 27/6/2015, 27 giugno 2015
QUESTO COLORE NON SALE A BORDO
Era il gennaio del 2000 quando anche chi non era velista scoprì, davanti alla televisione in maratone notturne a causa del fuso orario, che il colore verde in mare porta male. A volte anche molto. Dal piccolo schermo piombavano in Italia le immagini della finale della Louis Vuitton Cup, vale a dire lo spareggio fra i due migliori sfidanti che aspirano all’America’s Cup, il trofeo velico più antico e (un tempo) più prestigioso del mondo: si sfidano AmericaOne con al timone Paul Cayard e Luna Rossa guidata da Francesco De Angelis. Una serie infinita (chiusa per la cronaca 5-4 per gli italiani) e palpitante con Luna Rossa che prima sembrava in grado di vincere, poi in grado di perdere, quindi capace di esaltare gli italiani in una mirabolante rimonta andandosi a prendere il diritto di sfidare i detentori neozelandesi per la Coppa America. In quelle sfide (notturne appunto per via del fuso) la barca americana deve registrare lo “scoppio” di alcuni spinnaker (la grande vela che serve nelle andature portanti con il vento che arriva da “dietro”), inconvenienti pesanti poi nel risultato.
Tutti gli spinnaker di AmericaOne hanno una particolarità: sono di un bel colore verde intenso. E la combinazione “dell’esplosione” delle vele e la relativa sconfitta di Cayard “confermano” la credenza popolare. Perché marinaio che incontri, superstizione che trovi. In mare le superstizioni sono molteplici, alcune hanno carattere regionale (più che nazionale), altre invece travalicano i confini e anche gli oceani e sono tenute in considerazione in tutti e sette i mari. Come una iattura, e fra queste certamente è da considerarsi transnazionale, la superstizione legata al colore verde, che da una parte all’altra dell’Oceano nessuno vuole a bordo (Paul Cayard e pochi altri a parte).
Come in ogni leggenda, specie quelle legate al mondo della marineria, l’origine di tale credenza non è certa, né tantomeno univoca. Quello che è certo è che si perdono nella notte dei tempi e che sono nate in un periodo in cui la vela non era uno sport, ma solo un mezzo di trasporto. E quando andare per mare prevedeva una serie di rischi. Per cui si dice che il verde fosse – un tempo – il colore dei sacchi in cui venivano calati i marinai morti in mare e poi fatti scivolare in acqua in modo da confonderli con le alghe e quindi risparmiarli dai pesci. Molto più accreditata è la credenza per cui, quando gli ufficiali di Marina morivano durante i viaggi, venivano bendati e portati a terra per la sepoltura. Questo faceva sì che i corpi arrivassero a destinazione, anche dopo diverse settimane, coperti di muffa verde. Da lì l’idiosincrasia a bordo per quel colore. Altra credenza un po’ meno macabra, ma ugualmente nefasta a bordo: verde era il colore della muffa che si forma sul legno delle navi. Scoprire in mezzo al mare che il fasciame (il legno un tempo era la materia prima con cui venivano realizzate tutte le imbarcazioni) era diventato verde era un pessimo segnale. Verde è anche il colore del metallo che si ossida causa la salsedine e quindi il sintomo di una cattiva manutenzione della barca. Altra cosa molto negativa per gli uomini di bordo.
In tempi moderni ovviamente tutto questo appare come un vecchio libro di storia, che fa quasi sorridere. Ma se lo skipper è napoletano di origine e molto superstizioso è tutta un’altra cosa. Francesco De Angelis ci credeva eccome, e fu così che Luna Rossa quella volta andò in finale di Coppa America...