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 2015  luglio 07 Martedì calendario

Penso di essere un gourmet di cucina povera piemontese. Considero Enzo Bianchi, Priore di Bose, un grande filosofo-scrittore di cucina povera, tra i pochi che sappia cogliere e descrivere l’atto del nutrirsi, come uno dei momenti più alti della vita umana e, aggiungo io, dandogli la stessa dignità dell’atto sessuale, nel momento in cui dona una nuova vita

Penso di essere un gourmet di cucina povera piemontese. Considero Enzo Bianchi, Priore di Bose, un grande filosofo-scrittore di cucina povera, tra i pochi che sappia cogliere e descrivere l’atto del nutrirsi, come uno dei momenti più alti della vita umana e, aggiungo io, dandogli la stessa dignità dell’atto sessuale, nel momento in cui dona una nuova vita. Mi sono innamorato di Enzo Bianchi (senza conoscerlo) attraverso la descrizione di una bagna cauda della sua infanzia, di colpo mi tornò alla mente un episodio dimenticato. La mia famiglia aveva deciso di festeggiare la caduta del fascismo con una bagna cauda fuori stagione, era il maggio del ’45, delle verdure previste dalla tradizione, stante il periodo, avevamo solo i peperoni di Carmagnola. Con fatica rispettammo il divieto assoluto di immergervi il pane (una volgarità che papà mai avrebbe permesso): eravamo finalmente liberi, quella fu la conferma che la guerra era proprio finita. Il Priore, in occasione del Festival del Mondo Antico di Rimini (18-20 giugno), ha tenuto una conferenza sul tema “Cibo e sapienza del vivere”, centrato sulla rivoluzione dei sensi di fronte al cibo. Prendiamo l’olfatto, giustamente si chiede il Priore, “come si può iniziare a mangiare senza cogliere il suo profumo, farsene avvolgere, archiviare nella memoria i suoi odori?” Per tutti i miei primi 10 anni mangiai solo minestrone e pane, sapevo tutto degli odori dei due cibi, ancor oggi sono attrezzato per scoprire se nel minestrone c’è o meno il porro di Cervere. Così come mai trovai differenze fra l’odore fragrante della michetta di Dolceacqua e il profumo di donna (leggetevi in proposito la storia del tiranno Doria e della giovane contadina Lucrezia). Dopo l’olfatto la vista, e qui il Priore coglie la differenza fra la contemplazione di un oggetto perfetto (per esempio, un peperone di Carmagnola) e il voyerismo culinario attuale, quello delle orrende trasmissioni televisive chef-dipendenti. Lui rimane asettico, io no, stigmatizzo l’attuale modalità di “impiattamento” (altro orrore linguistico), cibo finto non solo elaborato in eccesso, ma pure travestito. I piatti dei cuochi dei “50 best restaurants”, sono oggetti assurdi, forse sculture di arte contemporanea messe nel luogo sbagliato, esponetele a Basilea, non sul mio piatto! Bravo Claude Fischer a coniare per loro la sigla “OCNI” (oggetti commestibili non identificati), sono quelli che “si mangiano senza guardarli”, per estensione lo sono tutti i prodotti alimentari imposti dal Ttip. Quando sono costretto a frequentare chef-scultori, scelgo piatti che non si prestino a queste buffonate, con al vertice del mucchietto di “OCNI” la solita fogliolina-bandierina (Iwo Jima style), con impercettibili escrementi di balsamico a farle da corona. Poi il Priore coglie altri punti, il cibo deve essere “toccato”, in modo naturale, senza gli orrendi “guanti-preservativi” del politicamente corretto, deve essere “ascoltato”, come succedeva quando si mangiava in cucina senza la TV (il sobbollire del ragù, il rosolare di un arrosto, il friggere delle acciughe, lo scoppiettio delle castagne, suoni ad alto impatto culturale, scomparsi per i più). Soprattutto il mangiare in compagnia dei tuoi famigliari, dei tuoi amici, dei tuoi amori, ti trasferisce uno stato di beatitudine, superiore alla bontà del cibo stesso. Ho avuto la certezza di non essere (ancora) rincoglionito quando mi sono scoperta una capacità di anamnesi di pasti lontani, fissati per sempre nella memoria. Un privilegio unico. Ci rendiamo conto che noi occidentali siamo sotto il tallone di una Classe Dominante che ci vuole imporre cose culturalmente orrende, come il formaggio senza latte, il vino senza uva, il Ttip? Un Paese di riferimento ove oltre il 30% dei suoi giovani non ha mai fatto un pranzo o una cena in famiglia? Non volevo crederci, ma è proprio così, stanno costruendo un mondo di idioti politicamente corretti. In proposito, leggetevi il saggio di Laura Kipnis sui campus americani, la “paranoia sessuale, il “femminismo sequestrato dal melodramma”, il “clima di santimonia laica”. O il pamphlet di Edward Schlosser, dove il titolo dice già tutto “Sono un docente liberal e i miei studenti liberal mi fanno paura”. A Occidente abbiamo questi esaltati della religione del politicamente corretto, a Oriente abbiamo gli esaltati della religione del Profeta. Due mondi speculari, terrorizzanti per noi rimasti semplicemente umani. editore@grantorinolibri.it @editoreruggeri