Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  luglio 05 Domenica calendario

L’APPETITO VIEN GUARDANDO

Da quando esistono fotografia e cinema il ruolo della tavola nella pittura, avendo perso la sua esclusività rappresentativa, s’è affievolito, ma prima d’allora costituiva l’unico modo per mostrare tutto il potenziale visivo – tanto realistico, quanto simbolico – che da sempre ha il cibo. Per questo, nell’anno di Expo, si è approfondito il tema: con un convegno e con un libro.
IL CONVEGNO
S’intitola “Dal quadro al piatto” e consta di cinque conferenze promosse dal Consiglio Nazionale delle Ricerche all’interno della Pinacoteca di Brera, tutte dedicate alla storia dell’arte e all’educazione alimentare. “La manifestazione – che si avvale dell’apporto di Sandrina Bandera, direttore del Polo museale della Lombardia – è stata pensata per offrire al grande pubblico l’occasione di conoscere le opere della collezione, in particolare quei dipinti che, rappresentando i banchetti, offrono lo spunto, in linea con Expo, per dibattere di tradizione culinaria e convivialità”, dice Sandra Fiore del CNR.
PROFUMI
La rassegna – realizzata con il contributo di ricercatori e giornalisti ogni volta diversi – è iniziata a maggio con il workshop “Profumi da una cucina” che ha approfondito il potere di evocazione olfattiva che hanno i quadri; a giugno è stata la volta dell’incontro “I sapori della terra”, che s’è occupato del gusto per immagini; il 16 luglio sarà invece la volta de “La vita degli alimenti”, legato alle biodiversità che fuoriescono dalle tele, mentre i due convegni più importanti si terranno il 17 settembre e il 15 ottobre: “Il convivio: tra metafora e realtà” analizzerà il potenziale immaginifico della tavola all’interno della pittura e nelle arti visive in generale, mentre “Siamo ciò che mangiamo” approfondirà quanto sia importante il modo di nutrirsi, approfondendo anche il tema del digiuno che la pittura ha spesso affrontato ritraendo i Santi.
LE INSTALLAZIONI
Se è vero che il cibo, anche quello dipinto, fa venire appetito, avete mai pensato se i pittori, dipingendo quelle tele, si siano così tanto ingolositi da mettersi a mangiare se non – addirittura – a cucinare? Questa domanda se l’è posta la giornalista di arte Mariapia Bruno autopubblicandosi (con ilmiolibro.it) il saggio “Let’s Bake ART”: «Dalla Colazione in giardino di Monet, a I mangiatori di patate di Van Gogh, alla Cena in Emmaus di Caravaggio, alle composizioni pop con hot dog, fette di torta e lattine di Roy Lichtenstein, alle installazioni fatte col cibo vero di molti artisti viventi, i momenti conviviali celebrati dalle opere d’arte sono davvero tanti», dice l’autrice nell’introduzione. Che aggiunge: «Ma quando ci fermiamo a guardare le gioiose tavole dipinte dagli impressionisti, la frutta e la verdura di eccezionale realismo dei pittori olandesi, o sorridiamo davanti alle zuppe di Andy Warhol, tendiamo a immaginare l’artista perennemente concentrato sul suo lavoro… e facciamo fatica a vederlo ai fornelli».
Eppure così non è: «Claude Monet è stato il primo pittore a rispondere al mio quesito - prosegue Mariapia Bruno citando il libro Alla tavola con Claude Monet che, raccogliendo tutte le ricette di famiglia, dimostra quanto fosse gourmet e anche un ottimo cuoco - perché i pittori sono persone più vicine a noi di quanto si possa immaginare... si divertirebbero nel darci una mano a impiattare, qualora avessimo la fortuna di invitarli a cena». Perciò l’autrice prosegue confessando – come succede al protagonista di un film di Woody Allen, Midnight in Paris – che vorrebbe fare un salto nel passato per conoscere i suoi artisti preferiti. «Mi siederei nel giardino di Monet, a Giverny, per gustare le sue omelette, i suoi piatti di selvaggina e le sue madeleine al limone... Poi volerei in Messico per incontrare l’affascinante Frida Kahlo nella sua Casa Blu e cucinare insieme a lei... Infine sarei curiosa di conoscere i futuristi, i surrealisti e i dadaisti: delle ricette hanno fatto un vero e proprio spettacolo, alla stregua dell’arte... Ma chiederei loro se quelle cose le mangiavano veramente”.
IL DIZIONARIO
Inizia poi il “dizionario” dove, seguendo la scansione antipasti-zuppe-pasta-pesce-carne-uova e contorni-frutta e dolci, a ogni artista viene associato un piatto. Qui il libro analizza quanto il piatto di volta in volta citato fosse amato da quell’artista, oppure se lo sapesse cucinare, oppure – più semplicemente – se si tratti di un’associazione territoriale o di una sinestesia. Nel “gioco” di “Let’s Bake ART” va anche bene perdersi un po’, proprio come fa il protagonista di Midnight in Paris. Basta allora citare qualche associazione, per titillare la curiosità: Cezanne va con l’Anchoïade, una crema di acciughe provenzale; Man Ray col paté di melanzane, ma cucinato al microonde (che lui tanto usava); Guttuso con i suo amatissimi peperoni ripieni; Van Gogh con uno stufato di rana pescatrice e cozze; Marinetti con il riso agli spinaci; Roy Lichtenstein con la spigola alla griglia; Dalì col timbale Elysée Lasserre e Picasso con la charlotte al cioccolato. Ce n’è davvero per tutti i gusti!