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 2015  luglio 06 Lunedì calendario

AQUILANI: «SENZA MAGLIA SANO E SERENO. CHI MI PRENDE FA UN AFFARE»

E’ un inizio luglio ricco di ricorrenze: il trentune­simo compleanno, il terzo anniversario di matrimo­nio con Michela, la prima esta­te senza squadra. Bilancio da Formentera, dove è in vacanza con tre donne bellissime: la moglie e le figlie Aurora e Diamante. Domani festeggerà 31 anni, vorrebbe una maglia particolare in regalo? «Alt, non vivo alcun dramma o trauma particolare. Sono sere­no, ansia zero, mi godo la fami­glia e mi alleno ogni giorno con un preparatore atletico, Fabrizio Iacorossi. Non ho bi­sogno di un contratto che mi pari il culo per essere felice, meglio aspettare ed essere coinvolto in qualcosa in cui credo davvero. Voglia ne ho, tanta: gli altri riprendono e io sono fermo ma, ripeto, sere­no».
Non è che è fermo perché non sta bene fisicamente o perché guadagna troppi soldi?
«Etichette, chiacchiere da bar. Sono una persona intelligente e vedo che il calcio è cambiato, siamo in un’epoca diversa da quella dei contratti milionari. Ho guadagnato benissimo in tutta la carriera, i soldi non sono un problema e certo non una priorità. Negli ultimi anni ho sempre giocato con conti­nuità, non solo sono integro ma nel pieno della maturità. Sono sempre andato d’accordo con chiunque, ho giocato con tutti gli allenatori delle grandi squadre in cui sono stato, non ho mai litigato con nessuno. Ma so già che alla prossima in­tervista mi rifaranno la stessa domanda: “Aquilani, sta bene? E’ guarito?”. Sì, sto bene e pos­so garantire ancora diversi an­ni ad alti livelli. Sono aperto a tutto, Italia o estero: chi mi prende fa un affare».
Anni fa si parlava di lei come di uno dei più bravi centrocampisti italiani: che ci fa ora uno con il suo talento nella lista degli svincolati?
«Si può sempre fare di più. Ma resto contento e orgoglioso della carriera che ho fatto, ho giocato nei più importanti club del mondo. Ho fatto Mondiali, Europei e Confederations. Li­verpool è una scelta che rifarei sempre, a Roma venivo da un anno difficile e da un infortu­nio, non ne uscivo fuori. Tor­nassi indietro rivedrei magari alcune gestioni contrattuali: ho sbagliato ad andare alla Ju­ve in prestito con obbligo di ri­scatto altissimo, avrei dovuto avere maggiori garanzie. Scel­si di fretta, mia moglie era in­cinta, a Liverpool avevano ap­pena cambiato allenatore. Alla fine giocai più di 35 partite, e bene, nella stagione in cui arri­ vammo settimi: finii e tornai in Inghilterra. Fossi rimasto, co­me certi compagni che aveva­no fatto peggio di me, e non faccio nomi, oggi sarei stato anche io nel gruppo di chi ha vinto quattro scudetti di fila».
Al Milan non c’era una cifra di riscatto, ma un impegno ad acquistarla se avesse fatto almeno 25 partite in campionato. Chiuse a 23: strano?
«Una storia assurda, a dicem­bre ero arrivato a diciotto, ne mancavano 7 in sei mesi. Mi fe­ ci male e Galliani, con grande trasparenza, mi chiamò per dirmi che voleva tenermi, ma non a certe cifre. Fu una sfortu­na per modo di dire, arrivò su­bito la Fiorentina».
Tre anni a Firenze e un nuovo addio. Dispiaciuto?
«Dopo tre stagioni, specie le prime due bellissime, forse è stato un bene. Ci sono stati tan­ti colloqui per il rinnovo, a gen­naio c’eravamo stretti la mano con l’accordo raggiunto: poi, più nulla, non ho più sentito nessuno. Gli ultimi mesi non sono stati il massimo, ho capito che non saremmo andati avan­ti: avrei voluto un po’ più di chiarezza. Ora osservo dal­l’esterno: con Montella hanno perso un grande allenatore».
Sta osservando anche il caso Salah?
«Sì, e mi stupiscono la gestio­ne, i comunicati, il caos. Non la situazione in sé: a me Salah aveva detto che non era per nulla convinto di restare e me lo aveva detto già parecchio tempo fa».
Lei cosa cerca?
«Una sfida nuova con stimoli nuovi. Ho bisogno di una squa­dra che creda in me, mi coin­volga e mi dia soddisfazione. Sono convinto che se trovo la situazione giusta posso anche giocarmi un posto ai prossimi Europei. Con Conte c’è stima reciproca, perché non creder­ci? Ho parlato con diverse squadre, con alcune c’è stata anche più di una telefonata, ma ora preferisco aspettare ed essere convinto a pieno».
Vuole farsi uno spot?
«No, non sono un leccaculo. Non uso i social, non posto foto con mia figlia e la sciarpa della squadra, certe ruffianerie non fanno parte del mio modo di essere. Con le persone ho sem­pre cercato un rapporto diret­to, e ovunque ho sempre dato il massimo. Troppo facile dire “lo hanno mandato via”, nello spe­cifico scopri che non è mai an­data così. Sono apposto e tran­quillo, pulito e trasparente co­ me l’acqua: chi sta nel calcio questo lo sa e oggi mi basta».
Per domani, auguri.