Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  luglio 05 Domenica calendario

SE LA BANCA MONDIALE SI «CENSURA» PER LA CINA

Non succede spesso che la Banca Mondiale cambi idea e si corregga nel giro di due giorni. È successo con la Cina, che mercoledì era stata criticata per il suo sistema finanziario «distorto e le scarse strutture di governance». Il rapporto della World Bank osservava che il governo cinese detiene il controllo di quasi il 95% degli asset delle banche e avvertiva che «una fondamentale riconfigurazione del ruolo dello Stato nel sistema finanziario è essenziale».    Passano due giorni e il capitolo del China economic update viene ritirato e cancellato dal sito dell’istituzione con sede a Washington che fu fondata con gli accordi di Bretton Woods nel 1944 per guidare la ricostruzione e lo sviluppo dopo la Guerra mondiale. La spiegazione ufficiale è che le critiche «non erano passate dal normale processo di revisione interna e autorizzazione».    Un’auto-sconfessione. Dietro la quale è lecito sospettare che ci siano state pressioni da parte di Pechino. Bert Hofman, direttore della Banca Mondiale per la Cina, smentisce: «Nessuna pressione, quello che è uscito non era adeguato ai nostri standard di dibattito con i Paesi membri, il ritiro è stata una nostra decisione», ha detto al Financial Times. Resta il fatto che nel sistema finanziario cinese lo Stato è proprietario delle banche, pianificatore e autorità di regolamentazione. Una situazione senza eguali nelle economie di mercato. E comunque, se Mr. Hofman è sincero e i cinesi non hanno imposto la cancellazione della critica, emerge un problema serio di mancato controllo delle analisi nella Banca Mondiale. Se invece sono fondati i sospetti sulle origini del ripensamento, significa che la World Bank è forte con i deboli e debole con i forti. Quale che sia la verità, lo strano caso del capitolo cancellato non accresce la fiducia nell’autonomia e integrità delle relazioni prodotte dall’istituzione a guida americana.