Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  luglio 05 Domenica calendario

IL PREMIO STREGA, SAVIANO E LIONEL MESSI

Anche oggi Saviano si lamenta che il premio Strega, negli ultimi undici anni, sia stato vinto per sei volte da un libro edito da Einaudi-Mondadori, altre tre da Bompiani-Rizzoli ed una sola – ahimè – da Feltrinelli: “Sempre loro?”.
Ora certamente è vero che quei due gruppi rappresentino da soli oltre il 40 per cento della produzione libraria italiana, ma non dovrebbe sfuggire a un indagatore come lui, che anche per questo è assai probabile – per le leggi proprio dei grandi numeri – che i migliori narratori pubblichino i loro libri con loro, come fece anche lui a suo tempo, e non nelle tipografie sotto casa.
Io adesso non so se Saviano davvero pensi – come sostiene De Mauro – che lo Strega sia invece tutta camorra. Lui dice di no, però intanto già mette il sigillo e il marchio del sospetto sull’edizione dell’anno prossimo.
“Se come sembra assai probabile – scrive – nascerà il colosso Mondadori-Rizzoli … lo Strega rischierebbe di svolgersi, invece che a Valle Giulia, direttamente a Segrate”.
Volendo bene al Premio Strega – non foss’altro per averlo vinto in passato – io mi preoccuperei di altro piuttosto, che rischia davvero di affossarlo.
Non sono andato a Villa Giulia l’altra sera, l’ho visto in tv e non m’è piaciuto. Pare abbia fatto su Rai3 il 2.96% di ascolti, contro il 2.41 del 2014 e il 6.19 del 2013 – quand’era ancora su Rai1 – per non parlare del 7.86 del 2012 e dell’8.73 del 2010. È una Waterloo. Io capisco che qualcuno a un certo punto abbia pure pensato – non so se in Rai o magari proprio in Premio Strega – “Ma questi sono libri, alta cultura, mica è Sanremo! Va trattata come si deve”. Ma il risultato è stato due palle così, davanti alla televisione. Non sembrava più Villa Giulia, sembrava – dall’alto – il piazzale della caserma Valfrè di Bonzo del 21° Fanteria “Cremona” di stanza nel 1971 ad Alessandria, non d’Egitto ma del Piemonte.
Il Premio Strega era il più importante premio letterario italiano – una volta – perché faceva vendere un sacco di libri. E li faceva vendere perché la cosiddetta gente normale lo guardava in televisione come fosse appunto il Festival di Sanremo – e Villa Giulia invece l’Ariston – con tutte le dame ingioiellate, la kermesse, le soubrette scosciate, le principesse incartapecorite, l’alta moda, gli astrologi, il generone romano. Se non vende più i libri, che Strega è?
Dice: “Vabbe’, però c’era pure, una volta, un sacco di gente che comprava i libri ma poi non li leggeva”.
E chissenefrega, che te ne importa a te? L’importante è che li comprino intanto, poi magari qualcuno – hai visto mai? – qualcuno magari li leggerà pure. In ogni caso non c’era e non c’è nessun’altra manifestazione culturale in Italia, capace in qualche modo di interessare le cosiddette larghe masse popolari e/o televisive. Anzi, se sono rimaste tre o quattro cose ancora – secondo i tuttologi – a rappresentare il sentimento nazionale condiviso della Patria, esse sono senza discussioni il Festival di Sanremo, l’arma dei carabinieri, il campionato di calcio e il Premio Strega su Rai1. Riportatelo là, prima che arrivi un nuovo 8 settembre.
Sull’ultima preoccupazione infine di Saviano – il monstrum concentrazionario Rizzoli-Mondadori – c’è poco da dire. Essa è ovviamente condivisa da tutti. Ma anche lui dovrebbe sapere che in una economia di mercato quale è la nostra, le concentrazioni capitalistiche non sono colpa e non dipendono né dal Premio Strega né dai singoli autori. Bisognerebbe rivolgersi altrove o – meglio ancora – fare la rivoluzione, cosa per cui sarei pure abbastanza invecchiato ma, se proprio vuole, lui parta e gli garantisco che arrivo.
Nell’attesa, però, si metta l’anima in pace: se c’è una sola cosa a cui il processo di fusione Rizzoli-Mondadori non può fare che bene – sciogliendo ipso facto tutti gli eventuali vincoli al suo interno e consentendo a ognuno di scegliere e votare la qualità specifica del libro – è proprio il Premio Strega, che l’anno prossimo rischia di vivere, nel caso, l’edizione più libera e cristallina di tutti i suoi settant’anni di vita. Poi, se sarà di nuovo un altro libro di gruppo… sarà di nuovo la legge dei grandi numeri. Forse. Pure io, vorrei Lionel Messi e il Pallone d’Oro nel Latina. Ma sta a Barcellona, Savia’, non c’è un cazzo da fa’.
Antonio Pennacchi, il Fatto Quotidiano 5/7/2015