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 2015  luglio 05 Domenica calendario

RAGAZZINI-BOIA NELLA PALMIRA DELL’ISIS

«Attraverso la sua narrativa violenta lo Stato Islamico sta vincendo la guerra dei social media» concludeva due settimane fa uno studio del Dipartimento di Stato americano. La potenza dei tagliagola di al Baghdadi, insondabile sul terreno su cui di fatto combattono solo i curdi, si materializza via web. Il video dei 25 tredicenni che freddano con una pistolettata alla nuca altrettanti soldati di Assad sul proscenio dell’antico anfiteatro di Palmira buca l’immaginario di chi l’ha visto e di chi se l’è risparmiato.
Stesso testo, attori nuovi
Il film è sempre lo stesso. Come già nel caso dei 21 copti egiziani ammazzati sulla spiaggia del Mediterraneo dalla filiale libica di Daesh, i prigionieri vengono fatti inginocchiare prima di essere colpiti a morte alle spalle. Anche i gradoni dell’arena su cui stanno ammassati gli spettatori con le bandiere nere ricordano il pubblico di padri e figli radunato sotto al palazzone di Mosul all’inizio di giugno furono scaraventati tre «peccatori» di omosessualità. Ma a Palmira, catturata il 16 maggio scorso, il Califfato rilancia. I bambini non sono più solo comparse nella costruzione della generazione jihad come nelle mille immagini di addestramento dei minori al martirio o nel trailer delle crocifissioni di un anno fa a Mandij, vicino Aleppo, in cui tra gli «Allah u-akbar» dei presenti si riconosceva il pianto di un neonato. Stavolta i bambini in mimetica sono i protagonisti, prendono la mira e sparano ai poveracci ammanettati ai loro piedi. E stavolta il set non è quella Raqqa la cui fama di capitale dello Stato Islamico è tinta di rosso sangue.
Le quinte di Palmira
Alle spalle dell’ennesima esecuzione firmata Daesh c’è Palmira, la leggendaria città di Zenobia nota come una delle meraviglie archeologiche anche da chi non l’ha mai visitata. Tra quelle sontuose rovine che al Baghdadi ha minacciato (e mostrato) di voler distruggere salvo, pare, preservarne il meglio da rivendere sul mercato nero, la nuova leva jihadista si vendica della della Storia. Il video comincia evocando le torture praticate nella vicina prigione di Tadmor da parte del regime di Damasco e poi passa alle proprie. In sottofondo il boato della folla.
Francesca Paci, La Stampa 5/7/2015