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 2015  luglio 05 Domenica calendario

IMMOBILI, PERSI MILLE MILIARDI MA TASSE SU DEL 31%

ROMA.
Le tasse salgono, il valore degli immobili sprofonda. Negli ultimi cinque anni, calcola la Cgia di Mestre, il valore economico di tutti gli immobili italiani (case, negozi, capannoni e quant’altro) crolla addirittura di 1.200 miliardi pari al 14,2%, mentre il peso del fisco si impenna di 12 miliardi e 300 milioni. Ovvero lievita di quasi un terzo (+31,2%), passando dai 40 miliardi del 2010 ai 52 miliardi del 2014. Una vacca da mungere, insomma.
«Siamo meno ricchi, ma paghiamo di più», commenta il segretario della Cgia, Giuseppe Bertolussi. «Due fenomeni di segno opposto che hanno contribuito a spingere il settore dell’edilizia nella crisi più pesante mai registrata negli ultimi settant’anni». A calare con maggior forza sono le abitazioni (prime e seconde case), deprezzate in un solo lustro per l’iperbolica cifra di 1.072 miliardi (il 17% in meno), mentre gli uffici e il resto tracollano di “soli” 137 miliardi. Un capitale eroso dalla crisi e mangiato dalle tasse. Tutte: Irpef, Ires, registro e bollo sui contratti di locazione e sui passaggi di proprietà, cedolare secca, Iva, imposte ipotecarie e catastali, di successione e donazione. Per finire con Ici, Imu, Tasi, imposta di scopo, Tari.
Conseguenza inevitabile, il tracollo delle compravendite favorito anche dal credit crunch: 208 mila operazioni in meno nel quinquennio (il 27,3%) per le abitazioni e 12.500 contrazioni per capannoni e negozi (-25,1%). Con le ripercussioni classiche su indotto e artigiani dell’edilizia e del mobile, «costretti a gettare la spugna o nella migliore delle ipotesi a ridurre drasticamente il personale», sottolinea la Cgia. «Speriamo che la riforma del catasto tenga conto di questa situazione», insiste Bortolussi. «Con la revisione delle rendite e l’introduzione della local tax, che dovrebbe eliminare Tasi e Imu, va assolutamente scongiurata l’ipotesi di un ulteriori aggravio fiscale». Per ora la riforma è stata rinviata (era nel pacchetto dei decreti attuativi della delega fiscale di giugno). Ma non è ancora chiaro se ripartirà con la legge di stabilità in autunno.

ROMA.
Le tasse salgono, il valore degli immobili sprofonda. Negli ultimi cinque anni, calcola la Cgia di Mestre, il valore economico di tutti gli immobili italiani (case, negozi, capannoni e quant’altro) crolla addirittura di 1.200 miliardi pari al 14,2%, mentre il peso del fisco si impenna di 12 miliardi e 300 milioni. Ovvero lievita di quasi un terzo (+31,2%), passando dai 40 miliardi del 2010 ai 52 miliardi del 2014. Una vacca da mungere, insomma.
«Siamo meno ricchi, ma paghiamo di più», commenta il segretario della Cgia, Giuseppe Bertolussi. «Due fenomeni di segno opposto che hanno contribuito a spingere il settore dell’edilizia nella crisi più pesante mai registrata negli ultimi settant’anni». A calare con maggior forza sono le abitazioni (prime e seconde case), deprezzate in un solo lustro per l’iperbolica cifra di 1.072 miliardi (il 17% in meno), mentre gli uffici e il resto tracollano di “soli” 137 miliardi. Un capitale eroso dalla crisi e mangiato dalle tasse. Tutte: Irpef, Ires, registro e bollo sui contratti di locazione e sui passaggi di proprietà, cedolare secca, Iva, imposte ipotecarie e catastali, di successione e donazione. Per finire con Ici, Imu, Tasi, imposta di scopo, Tari.
Conseguenza inevitabile, il tracollo delle compravendite favorito anche dal credit crunch: 208 mila operazioni in meno nel quinquennio (il 27,3%) per le abitazioni e 12.500 contrazioni per capannoni e negozi (-25,1%). Con le ripercussioni classiche su indotto e artigiani dell’edilizia e del mobile, «costretti a gettare la spugna o nella migliore delle ipotesi a ridurre drasticamente il personale», sottolinea la Cgia. «Speriamo che la riforma del catasto tenga conto di questa situazione», insiste Bortolussi. «Con la revisione delle rendite e l’introduzione della local tax, che dovrebbe eliminare Tasi e Imu, va assolutamente scongiurata l’ipotesi di un ulteriori aggravio fiscale». Per ora la riforma è stata rinviata (era nel pacchetto dei decreti attuativi della delega fiscale di giugno). Ma non è ancora chiaro se ripartirà con la legge di stabilità in autunno.
Valentina Conte, la Repubblica 5/7/2015