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 2015  luglio 03 Venerdì calendario

ROBOT UCCIDE OPERAIO IN FABBRICA

Un errore umano degli installatori e non l’intelligenza artificiale che si ribella all’uomo ma, certamente, il dramma avvenuto nella fabbrica che la Volkswagen a Baunatal (un centinaio di chilometri da Francoforte) qualche inquietante interrogativo lo pone: un robot, o meglio, un braccio meccanico della catena di montaggio, ha afferrato un giovane tecnico e lo ha ucciso, schiacciandolo contro un pannello metallico. L’operaio, 22 anni, stava montando, assieme ad un collega, il braccio meccanico. Hiko Hillwig, uno dei portavoce dell’industria automobilistica, ha attribuito la responsabilità del terribile incidente ad un errore umano degli installatori. Il braccio del macchinario, generalmente, opera in una zona limitata dello stabilimento, prelevando parti delle auto per montarle. Questa volta, invece, ha afferrato il giovane tecnico scaraventandolo contro una lastra di metallo. L’autorità giudiziaria tedesca ha già aperto una inchiesta per stabilire di chi siano le responsabilità dell’incidente. Un incidente che, in una catena di montaggio, non è il primo e, purtroppo, non sarà l’ultimo. Ma questa volta si è accesa una suggestione dovuta alla dottrina luddista contraria alla rivoluzione industriale ottocentesca e alle immagini di film come Terminator, dove Arnold Schwarzenegger interpreta un robot killer venuto dal futuro o Blade Runner diretto da Ridley Scott che porta sullo schermo il cacciatore di androidi descritto nell’omonimo libro scrutto da Philip Dick. Per non parlare del Frankenstein di Mary Shelley, del film Metropolis di Fritz Lang dove un robot istiga gli operai alla ribellione o il computer All in 2001 Odissea nello spazio di Stanley Kubrick, che si ribella ai comandi dell’uomo simulando un guasto.Ma forse il vero modello sono i robot pensanti raccontati da Isaac Asimov, programmati per essere asserviti agli ordini umani sino all’autodistruzione ma, per guasti di costruzione, capaci di non funzionare come previsto, quasi ribellandosi. Ecco, dietro quei robot della letteratura c’è l’uomo. Proprio come quelli, sempre più diffusi, nelle fabbriche. E l’intelligenza non è, ancora, artificiale.