Marco Cattaneo, National Geographic 30/6/2015, 30 giugno 2015
IL VIRUS FANTASMA
Secondo i dati forniti dall’Organizzazione mondiale della Sanità, l’epidemia del virus Ebola che ha colpito alcuni paesi dell’Africa occidentale – infettando circa 27.000 persone e causando oltre 11.000 morti – ha subito un netto declino durante i mesi di aprile e maggio. Ma non si può dire che sia terminata: nella prima metà di giugno tra Guinea, Liberia e Sierra Leone si registrava ancora qualche decina di nuove infezioni alla settimana.
E anche se il virus dovesse scomparire dalla circolazione per un po’, c’è poco da stare tranquilli. Come racconta David Quammen - autore dello spettacolare libro Spillover, un avvincente racconto sul lavoro dei “cacciatori di virus”, i ricercatori che cercano di prevenire future epidemie - di Ebola sappiamo poco o nulla. Salvo il fatto che periodicamente, da quarant’anni a questa parte, spunta da qualche foresta dell’Africa subsahariana e decima interi villaggi, per poi tornare a nascondersi per anni.
È un virus molto stabile, che muta insolitamente poco, e di cui non conosciamo con certezza nemmeno il “serbatoio” che infetta gli esseri umani. Non sono gli scimpanzé, e nemmeno i gorilla; forse, una specie di pipistrelli. Quel che è certo è che fortunatamente per ora il virus Ebola non è ancora uscito da regioni piuttosto limitate e, in genere, non molto popolose.
Per questo è tanto più importante promuovere la ricerca per arginarlo. Per allontanare lo spettro di una pandemia che potrebbe causare milioni di vittime.