Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  luglio 03 Venerdì calendario

L’ospedale hi-tech alle porte di Milano che cura leoni, cammelli e caimani– Leonardo è un leone: non è nato in Africa, ma in Europa, più precisamente in Piemonte, al Parco safari delle Langhe di Murazzano, dove vive da otto anni

L’ospedale hi-tech alle porte di Milano che cura leoni, cammelli e caimani– Leonardo è un leone: non è nato in Africa, ma in Europa, più precisamente in Piemonte, al Parco safari delle Langhe di Murazzano, dove vive da otto anni. A un certo punto, si è ammalato di tumore. È finito perciò a Lodi, nella zona più fertile della Pianura Padana, a pochi minuti dal centro di Milano. In questo paesaggio così distante dalla savana di leoni non se ne vedono molti: è più frequente imbattersi in vacche e maiali. Ma è proprio qui che, quando si ammalano, vengono portati molti animali arrivati da lontano: non solo leoni ma anche linci, grifoni, tigri, cammelli, pitoni e pinguini. Oggi l’Ospedale veterinario universitario di Lodi, centro operativo dell’Università Statale di Milano, è infatti uno dei centri di ricerca e cura più moderni ed efficienti sia per le specie domestiche sia per quelle esotiche. «Qui da noi c’è un’équipe specializzata proprio in questo genere di pazienti» dice il responsabile della struttura Mauro Di Giancamillo. «La formano medici che, almeno in parte, hanno avuto esperienze di studio o di lavoro all’estero, perché, in Italia, finora, non è possibile concentrarsi su questa particolare branca di animali». Nell’ospedale di Lodi le cure sono specifiche, mirate e spesso all’avanguardia. «Il leone Leonardo è diventato famoso perché il suo è stato il primo caso al mondo di un’operazione di tumore del surrene fatta con la avveniristica tecnologia del computer Telelap ALF-X, ovvero con un intervento che rappresenta l’evoluzione della laparoscopia classica». Per eseguirlo si usa un robot con bracci chirurgici che, attraverso una console, vengono comandati a distanza dal medico, il quale ha una visione dell’interno dell’addome tridimensionale e ad alta definizione. Così, sul corpo dell’animale, i chirurghi non hanno dovuto praticare nessun grande taglio, ma soltanto tre piccole aperture, di tre centimetri di diametro ognuna. Cosa che ha reso molto più semplice la convalescenza. L’operazione è stata invece complessa e delicata, è durata circa quattro ore e ha coinvolto una quindicina di persone, compresi gli ingeneri dell’azienda ha concesso l’uso del robot. L’anestesia è stata poi molto più lunga, oltre dieci ore. «Abbiamo dovuto portare il leone qui già sedato» confermano dall’ospedale lombardo. «Quindi, poche ore dopo l’operazione, abbiamo dovuto ritrasferirlo nel suo parco, perché la convalescenza di un felino così grande sarebbe stata stressante e difficilmente gestibile in un ambiente chiuso». Leonardo, che ha ricominciato a camminare tre ore dopo la fine dell’anestesia e ora può considerarsi guarito, per Lodi non è un caso isolato. Questo ospedale è l’unico in Europa ad avere sale operatorie e apparecchiature abbastanza grandi da essere usate con animali dalle dimensioni e dalle caratteristiche particolari. Così qui sono stati portati, per esempio, un cucciolo di leone bianco con una grave malformazione alla mandibola, un caimano che aveva fatto indigestione, un pinguino con un serio problema di artrite, un grifone ferito all’ala da un proiettile e un cammello con una frattura. Tutti curati con successo. Traduzione di Fabio Galimberti