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 2015  luglio 01 Mercoledì calendario

MENDES E I SUOI FRATELLI

Fare il calciomercato. Un’espressione vaga che può significare molte cose, e che nel decennio più recente ha preso un’accezione innovativa col sorgere di una nuova classe di attori: i cosiddetti super-agenti, coloro che occupano snodi cruciali nell’economia del calcio globale e perciò sono capaci di esercitare due o più ruoli nella stessa trattativa. Talvolta si parla di persone, in altri casi di attori finanziari come fondi d’investimento specializzati nell’acquisizione dei diritti economici sui calciatori, che significa la possibilità di lucrare sulla loro futura compravendita. Costoro “fanno” il mercato, nel senso che generano l’affare anche laddove esso non risponda a esigenze tecniche o economiche dei club coinvolti. Plasmano le condizioni per la transazione, le preparano il terreno, sovrintendono a ogni passaggio e infine portano a casa laute ricompense sia a titoli di commissioni per l’intermediazione che di diritti economici sul calciatore spostato da - un club all’altro.
La galleria di questi soggetti è ristretta, e infatti ciascuno di loro concentra un’esorbitante quantità di potere. E il fatto che si tratti di pochi attori per un mercato sterminato ha fatto si che per lungo tempo costoro non si facessero la guerra: ce n’era abbastanza per tutti, non era ragionevole scannarsi. Invece nel periodo più recente la “pax” è stata interrotta dal conflitto sempre più aperto fra due di questi attori, il portoghese Jorge Mendes e il fondo Doyen Sports Investments, il cui nome è circolato insistentemente nelle ultime settimane a proposito del Milan e del suo eventuale riassetto proprietario.
Proprio dal portoghese Jorge Mendes è giusto iniziare. L’uomo attualmente più potente del calcio globale, partito dal ruolo di agente grazie al quale ha saputo costruire una scuderia che comprende alcuni fra i calciatori più quotati al mondo: Cristiano Ronaldo, James Rodriguez, Radamel Falcao, Diego Costa, Angel Di Maria, David De Gea, Fabio Coentrao, per citare soltanto quelli più in vista e tacere di molti altri. Ma il ruolo di agente esercitato da Mendes non si ferma ai calciatori. Sono suoi clienti anche numerosi e influenti allenatori. A capeggiare la lista troviamo José Mourinho e Felipe Scolari, e a seguire troviamo i seguenti nomi: Leonardo Jardim, tecnico del Monaco; Julen Lopetegui, ex CT dell’Under 21 spagnola adesso al Porto; Jorge Jesus, da poco protagonista di un clamoroso passaggio dal Benfica allo Sporting Lisbona che ha infiammato gli umori delle due tifoserie della capitale; Nuno Espirito Santo, che allena il Valencia dopo essere stato da calciatore il primo assistito da Mendes, e aver iniziato la carriera nel Rio Ave, definito da un reportage di Eurosport il “Mendes F.C.”; e l’ex CT della nazionale portoghese Paulo Bento, che agli ultimi mondiali in Brasile fu capace di convocare il derelitto Helder Postiga, altro cliente di Mendes. Ma il potere di Mendes non si ferma qui. Perché il super-agente portoghese è anche uomo di fiducia, e persino qualcosa di più, di alcuni proprietari di club. Lo è per l’oligarca russo Dimitri Rybolovlev, il cosiddetto “re del potassio”, che si avvale delle sue consulenze per condurre le operazioni di calciomercato del Monaco. Club che infatti annovera un bel plotone di calciatori targati Jorge Mendes e ha in panchina il suo assistito Leonardo Jardim. Ancor più stretto è il rapporto col nuovo proprietario del Valencia, Peter Lim, un singaporiano che da figlio di un pescivendolo è diventato miliardario e non nasconde un’interessata passione per il calcio. Risulta che Lim e Mendes siano soci nei fondi d’investimento Quality Football Ireland. Da quando il Valencia è nelle mani di Lim, per Mendes è una festa: ha piazzato lì un proprio allenatore (Nuno Espirito Santo) e una crescente colonia di giocatori. Storicamente ottimi i rapporti con Augusto Cesar Lendoiro, presidente del Deportivo La Coruna, e con Antonio Salvador, presidente dello Sporting Braga. L’ultimo club conquistato da Mendes è il Benfica, società in gravi difficoltà economiche il cui presidente Luis Felipe Vieira nemmeno nasconde d’andare in giro per l’Europa col super-agente.
I due erano a braccetto in occasione dell’ultima finale di Champions a Berlino.
Uomini come Mendes hanno la forza e la facoltà di “fare il mercato”, cioè di creare l’affare, sfruttando una rete di relazioni che permette loro di andare a colpo sicuro e di muovere continuamente 1 giocatori di proprio interesse. Ma non meno influenti sono soggetti come Kia Joorabchian l’angloiraniano che gestisce i destini di Carlos Tevez, o l’israeliano Pini Zahavi, che anche grazie al lavoro del fido Fali Ramadani ha monopolizzato il mercato dell’ex Jugoslavia. Joorabchian ha costruito una vasta sfera d’influenza in Brasile, Zahavi ha più solide radici in Argentina. Da lì a metà degli anni Zero s’inventò un modo per esportare calciatori facendoli passare dal Locarno, oscuro club della B svizzera da cui transitarono (senza mai indossarne la maglia) talenti di un certo calibro. Persino Gonzalo Higuain, prima di essere ceduto al Reai Madrid. E poi c’è Mino Raiola, che tra tutti questi personaggi assume più di tutti un profilo da “cane sciolto”. I suoi colleghi non lo amano, ma nessuno cerca lo scontro con lui.
Infine ci sono i fondi d’investimento, o “third party” come vengono definiti in termine tecnico. Quello più conosciuto è Doyen Sports Investments (Dsi), i cui rapporti col Milan sono stati recentemente al centro di polemiche. Dsi è la branca sportiva di una holding (Doyen Group) che ha quartier generale a Istanbul e braccio finanziario a Londra (Doyen Capital), e che investe nei settori più disparati: edilizia e hospitality, entertainment, materie prime, idrocarburi. Dei suoi finanziatori si sa quasi nulla. Fra tutti i fondi che investono in calciatori, Doyen è il più potente. Per un certo periodo è stato anche alleato di Jorge Mendes (le due parti gestivano in comune Radamel Falcao), ma poi i loro rapporti si sono rotti. È una tesi molto accreditata quella secondo cui i mancati acquisti di Jackson Martinez e Kondogbia da parte del Milan (che si avvaleva della “consulenza” di Doyen) siano stati effetto di un’opera d’interdizione di Mendes. Che è agente di Martinez e controlla il mercato del Monaco da cui Kondogbia è stato ceduto. La guerra è appena iniziata.